
E' buio e c'è silenzio. La stanza è vuota, Alice non c'è, grazie a Dio. Ci fa venire i brividi il pensiero di lei. Sono Morgan, la sua bambola più insignificante, o forse quella che la spaventa di più, perché mi ha sempre guardata ma non mi ha mai toccata, e so che non oserà farlo. La guardo dritta negli occhi. Mi hanno costruita col violino e l'archetto di crine di cavallo. Il legno che hanno adoperato per riprodurre lo strumento vale più della mia porcellana. Dorian è invece una ballerina che gira e gira nel suo carillon, leggiadra danzatrice vestita di bianco nel suo eterno tintinnio. Ad Alice fa paura la musica di quel carillon, c'è qualcosa che la spaventa. Io e Dorian, quando siamo sole, produciamo musica insieme. E' come una giostra, un'isola a forma di cerchio, una girandola senza un capo e una coda. Gira e gira. Gira e gira la musica. Gira e gira Dorian riflessa negli specchi attorno a lei, imprigionata al suolo. La musica della morte del cigno. I quadri nella stanza. Gira e gira la stanza. Un destino già segnato. Io lo so perché Alice ha paura. Perché il carillon di Dorian non viene mai messo in carica. Non è mai stato caricato. Eppure la musica sgorga, potrebbe andare avanti per ore contro la sua volontà, e lei ne è terrorizzata. Il suo terrore mi diverte.
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