Ci sono persone che raccontano e creano usando solo la fantasia. Emily Dickinson era una sostenitrice della fantasia e scrisse più di mille poesie rimanendo confinata nella sua stanza, non uscì neanche quando morirono i suoi genitori.
Io per creare ho sempre bisogno di guardarmi attorno e fare esperienze di vita per avere del materiale da raccontare. Per esempio, quando andavo a scuola e dovevo disegnare delle collezioni di moda, mi facevo sempre un giro nelle librerie e nelle biblioteche per rovistare libri ed immagini sulla storia dell'arte, della moda e del costume dei vari paesi e delle differenti epoche, sugli stili architettonici e fare schizzi su di un blocco per avere qualche fonte di ispirazione. Sfogliavo riviste, giravo per le vetrine e osservavo la gente in strada e come si vestivano.
So che anche per la musica è così: in pochi creano veramente dal nulla, piuttosto chi compone ha principalmente molta cultura musicale d'ascolto, conosce tanti stili, tanti generi e questo materiale entra a far parte del proprio bagaglio di concezione musicale, esprimendosi poi in qualcosa di nuovo.
A me piace scrivere più di ogni altra cosa, quasi più del suonare e più del disegnare. E mi sento un po' turbata quando per dei giorni non ho argomenti di cui parlare. Col tempo ho capito che l'ispirazione mi viene quando parlo e mi confronto con gli altri, quando ascolto le loro storie e quando io per prima vivo situazioni nuove. Rinchiusa in una stanza, mi sento come un fiore che non riesce a sbocciare per mancanza di nutrimento. Eppure io ho bisogno anche della solitudine per rielaborare.
Sono come il ciclo lunare, alterno momenti in cui cerco la solitudine e l'introspezione a quelli in cui ho bisogno di guardare sul mondo ed entrare in contatto con la gente.
Questo week end sono stata poco a casa e non mi capitava più così spesso di uscire per tre, quattro sere di fila come facevo a vent'anni. Ma ogni volta che esco e parlo me ne torno con un sacco di idee nuove, che non avrei se passassi tutta la sera a riflettere. Credo che l'ossigeno e lo scambio di idee faccia un gran bene al mio cervello.
A volte basta una domanda, un ricordo. Per esempio, sabato scorso parlavamo del più e del meno e ad un certo punto c'è stata una domanda: quale potere sovrannaturale mi sarebbe piaciuto avere, come la telepatia, il sapere volare ecc...
Io ho sempre sognato di poter diventare invisibile a mio piacimento. Questo mi ha stuzzicato la fantasia e mi sono ripromessa di scrivere qualcosa su di me o su una storia inventata con qualcuno di invisibile.
Un'altra volta parlavamo di miti, come attori, cantanti, e io mi ricordo di aver sempre considerato i personaggi famosi come persone fortunate e con forza di volontà, in qualche caso anche con del talento, ma non ho mai messo nessuno su di un piedistallo, non ho mai avuto poster appesi in camera e non ho mai adorato nessuno, tranne forse Kim Rossi Stuart, ma più che altro perché in seconda media lo trovavo un figo da far paura.
La sera in cui parlavamo di questo, ripensavo ad aneddoti interessanti su Mozart, Brahms, Chopin e quando li ho rivelati si sono tutti resi conto come anche i geni nella vita normale e sentimentale sono degli umani vicini a noi, si sono divertiti e ho pensato di scrivere anche di questo.
Più spesso però le idee mi vengono quando vivo delle situazioni che mi divertono. Come stasera: siamo partite da casa con l'intenzione di fare una serata vegana, abbiamo pure cercato in rete, abbiamo girato per il centro e in macchina, e invece ci siamo trovate davanti ad una normalissima pizza con mele e gorgonzola perché tre locali vegani erano chiusi. E pensare che progettavamo pure di ascoltare un po' di musica dal vivo o di vedere qualche rappresentazione teatrale. Io mi diverto un sacco in queste situazioni anche se alcuni potrebbero perdere la pazienza. Perché ho scoperto che una via che credevo lunga due metri, ha invece il numero civico che arriva oltre al cento, ho visto angolini e scorciatoie che non conoscevo e visto gente bizzarra, negozietti bizzarri, angolini bizzarri.
Quando dovrò descrivere cose bizzarre ripenserò a stasera.
Partire per l'avventura e perdermi per strada in compagnia di qualcuno, mi ha sempre affascinato. Non perdo occasione di guardarmi attorno cose che non conosco.
Di questo blog, spesso mi sono sentita chiedere dove fosse la finzione e dove la realtà. La cosa strana è che le cose inventate vengono prese per vere, le storie realmente accadute sono scambiate invece per fantasia. Capita che io parli semplicemente di me in prima persona. Ma a volte parlo di me in terza persona usando in prestito dei personaggi. A volte parlo di altri come se fossi io, altre in cui invento tutto oppure mescolo cose vere e cose di fantasia. Oppure, parto con l'idea di scrivere di un argomento e poi cambio rotta e parlo di altro.
Ma io non mento mai.
Magari nella realtà ho camminato lungo un sentiero con ai lati un laghetto sporco, dei grandi alberi con poche foglie, alcuni cespugli marroni e ho beccato tre semafori rossi e tre verdi.
Ma potrei decidere di descrivere una passeggiata in mezzo a fronde autunnali di alberi che si denudano al cambio di stagione e di laghi che si prestano al clima invernale, con tre semafori verdi. Oppure la passeggiata è in mezzo ad un viale con un lago inquinato, vegetazione morta e tre semafori rossi. Sono ambedue descrizioni reali, mancano solo di qualcosa. Sono io che decido di raccontare quanto voglio.
Questo blog è un puzzle, come scrivevo da qualche parte. E ogni post è un pezzo del quadro.
E' uno specchio che riflette un altro specchio.
Ma sarà sempre un quadro irrisolto, perché l'ultimo pezzo, il più importante di tutti, sono io da questo lato dello schermo che sto scrivendo.
Mi è sempre piaciuto giocare con le idee.
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