Si dice che: "Ti accorgi del vero valore di una persona, solamente quando la perdi per sempre". Ecco, in maniera non così catastrofica e non riferito alle persone, io ne ho una versione modificata: "Ti rendi conto che ci tieni a fare qualcosa, solamente quando ti ritrovi a non poterla più fare".
Sarà perché ne ho fatto di un hobby adolescenziale la mia attuale, unica fonte di guadagno, capita che in certi periodi intensi non mi renda conto che suonare mi sia così importante. So che mi piace fare i concerti e che anche se guadagnassi dieci volte di più, ma non mi piacesse il lavoro, preferirei tenermi questo, ma io penso che oltre al lavoro sia necessario avere un passatempo, un diversivo, ed io nella mia testa penso di non averne. Perché suono e insegno musica dalla mattina quando mi sveglio e mi esercito, al pomeriggio quando dò lezioni, alla sera quando faccio le prove. Quindi la musica è un lavoro, e non ho più spazio per i passatempi, che sento che mi mancano.
In vacanza una settimana non ho suonato affatto, e c'era come un vuoto da dover colmare nelle mie giornate. Non mi mancava come lavoro, ma proprio come sfogo e passatempo, una sensazione che sento solo poche volte e di solito al pianoforte, non più al sax. Oltre alla musica, mi mancava anche lo scrivere. Invece disegnare e colorare non mi manca quasi mai. Elenco queste tre cose perché erano quelle che più mi piacevano e che mi venivano meglio a scuola. Fino alla fine del conservatorio, io pensavo ancora di studiare scenografia e di dedicarmi all'arte visiva.
Il bello dello scrivere è che si può fare ovunque, il brutto del suonare il sax è che in certi contesti disturba, mentre il pianoforte è troppo grosso ed ingombrante e non si può portare in vacanza. Non è possibile suonare ovunque ed in ogni momento. Sarebbe stato bello poterlo fare davanti al mare, mi ha sempre emozionato l'acqua selvaggia salmastra. Mi piacciono le onde mosse dal vento e le conchiglie portate a riva.
Bene, sono tornata. Sembra persino rassicurante poter riprendere a battere le dita sulla tastiera bianca e nera, sotto la finestra, con i rami e le foglie verdi, il cielo davanti a me. I suoni mesti. Bello risentire il mio fiato che attraversa il legno e l'ottone e produce il suono. Lo voglio caldo, morbido, riservato, mi piace malinconico. La mia voce emblematica. Il mio messaggio senza parole.
Sono di nuovo in città, mi sei mancata Musica. Ma verrò un giorno al Mare a portarti anche i miei innocenti sogni di suoni e di speranza. Ci rivedremo.
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