venerdì 5 settembre 2014

Bambina

Io ci credo nei sogni. Non di quelli nel cassetto o come le stelle belle e lontane. Io sono nata per realizzare i sogni. Se ci penso, le cose che ho sempre fortemente desiderato si sono quasi tutte realizzate.
Quello che a volte mi è difficilie capire ed accettare, è che le mie richieste si realizzano nei tempi che vogliono loro e sotto altre spoglie. Di solito si realizzano tardi, troppo tardi per i miei gusti. Ma sto imparando ad essere più paziente. 

Si dice che le difficoltà, o quelle che appaiono tali, arrivino per insegnarci qualcosa. Io fin da piccola ho sempre sofferto di impazienza: soprattutto mi sento insofferente se la gente non capisce. A scuola capitava spesso che io anticipassi le idee delle maestre, che leggessi velocemente e finissi le cose prima degli altri. Non ero un genio, ma sono sempre stata una "rapida" nel fare le cose. Mi ricordo quanto mi sentivo insofferente quando gli altri non ci arrivavano, non capivano, e guarda caso la vita mi ha obbligata a fare l'insegnante e a ripetere cento, mille volte gli stessi concetti e spesso con persone "lente". Un compito ed esercizio di tolleranza e pazienza per me severissimo.

Attesa, attesa e fatica. la mia vita mi ha sempre messo in queste condizioni, proprio me che sono così pigra e voglio subito le cose.
 
Da piccola mi visualizzavo indipendente a diciotto anni, a vivere da sola, con già uno stipendio mio e alla guida di una mia auto. Ho tutte queste cose oggi, ma il mio obiettivo era ottenere queste cose subito, con la maggiore età. Ebbene, io a diciannove anni ero già andata a cercare un appartamento in condivisione a Milano, ma nessuna inquilina mi ha voluta con il mio sax, perché ero una convivente rumorosa. Poi, fra quattro fratelli, mi sono ritrovata l'unica a dovermi arrangiare per la patente, ma anche per le tasse e gli studi e ogni cosa. Così, fra studiare e lavorare, finire la scuola per non avere più le tasse e altre difficoltà, e poi comprarmi la macchina, il mio desiderio di indipendenza è arrivato più tardi di quello che volevo. Adesso che ci penso però, con la testa calda e distratta che avevo appena maggiorenne, forse è stato un bene che sia riuscita a conquistare il posto di guida a ventiquattro anni.

Che cosa dovevo imparare? Ad apprezzare il presente, a gioire delle mie sudate conquiste, a non avere fretta?
Comincio a pensare che sia così. Però... Quanto sono positiva, me ne rendo conto! Non so perché riesco a trovare il lato positivo, quasi sempre, anche nelle battaglie perse.
Non riesco neppure a pensare di poter perdere una guerra anche dopo dieci, venti battaglie perse. Non so come faccio. Sono sempre stata così?

Se ripenso a me da piccola, temo di sì. Mi immagino una bambina di nove anni che, davanti alla televisione, rimane affascinata dal sax. E qualche anno dopo che insiste per averlo, e insiste e insiste. E si calma per un po', poi di nuovo chiede e promette sacrifici e rinunce e non scorda mai l'obiettivo. Tutta questa tenacia e fiducia, per quattro, lunghi, anni. 
Sì, ero già così da bambina.

Poi mi ricordo di un lungo periodo buio, quando nessuno più credeva nelle mie capacità, io stessa.
Ma in fondo c'era una parte di me, convinta che io valessi, nonostante le delusioni e i fallimenti. Era testardaggine? Un non volere accettare le cose? Non saprei, fatto sta che undici anni dopo e con molte fatiche, ho riconquistato la mia posizione e riacquistato la mia fiducia.
Non sono mai cambiata.

Va bene: sono testarda, non mi importa di quello che credono e pensano gli altri di me, sono impaziente, sì, ma è per questo che sono veloce a cogliere le occasioni, e ho pure una mente un po' contorta e criminale quando progetto e osservo le persone e le cose. Ma è grazie a queste cose che io arrivo.

Ho scoperto da poco e casualmente un gruppo che parla di legge dell'attrazione e si basa sull'idea dell' Ho oponopono, che deriva dalla cultura hawaiana e significa "mettere le cose a posto". Il concetto da cui scaturiscono tutti gli esercizi e i modi di vivere, è che noi siamo artefici della nostra vita, della nostra gioia o della nostra infelicità, e che abbiamo tutti i mezzi per aggiustare le cose.

Non voglio addentrarmi nell'argomento perché è facile, se uno lo volesse, cercare informazioni con un motore di ricerca. Voglio solo parlare di alcuni esercizi che fanno parte del programma e che ho scoperto di farli già fin da piccola, senza sapere che fossero pratiche delle leggi di attrazione.

Il primo esercizio serve per potenziare il proprio credo. Quando desideriamo fortemente una cosa, spesso ci facciamo sopraffare dalle difficoltà e scordiamo il traguardo. Abbiamo paura. Ci arrendiamo quando qualcuno ci mette i bastoni fra le ruote o gli altri non ci aiutano. Vediamo le difficoltà e non ci crediamo più.

L'esercizio consiste in una sorta di meditazione, può durare un minuto o anche di più, ma sarebbe consigliabile riuscire a farlo quotidianamente.

Per eseguirlo ci si mette tranquilli e si visualizza la situazione che vorremmo vivere. A seconda del carattere di chi lo fa, potrebbe essere facile o difficile. Con la pratica, bisogna riuscire a visualizzare i particolari, sentire la pace o la felicità di quella vita che vorremmo, viverla e non solo guardarla anche nella meditazione. Questo esercizio che potrebbe sembrare inutile, è in realtà un mezzo potente che quasi tutti i pazzi mettono in pratica. Per esempio, io.

Quando io sognavo ad occhi aperti sul banco di scuola e tutti mi richiamavano e sgridavano o quando mi distraggo, o quando dopo anni gli altri ci hanno rinunciato e invece sono l'unica ancora a crederci, è perché senza che nessuno me l'abbia insegnanto, sto praticando il primo esercizio della legge dell'attrazione.

E' perché ne sono talmente convinta e desiderosa, che quando mi riscuoto da queste "meditazioni", tutto il mio corpo, tutte le mie azioni e tutta la mia mente è proiettata fortemente verso quell'immagine e ogni passo che faccio è in una direzione. 

Sono i piccoli passi che contano. E' il traguardo che conta. Se non siamo i primi a crederci e ad esserne entusiasti, come possiamo convincere gli altri?

Il secondo esercizio è per non vivere nella frustrazione, che ci fa diventare dei persecutori verso mete impossibili. Perché si sa: volere è potere, ma bisogna essere capaci di discernere il possibile dall'impossibile.
Ad avere ancora fiducia nella vita e a credere che le cose ci sono per un motivo, anche se non capiamo subito.
Non possiamo chiedere di volare senza ali.

Ogni giorno, bisogna sforzarsi di trovare cinque cose belle della vita che stiamo vivendo e ringraziare. Io non è che lo faccio proprio così, ma fin da piccola ho sempre avuto una naturale predisposizione ad apprezzare le cose che mi girano attorno, e pure ora.

Per esempio, quando viaggiando ci si perde, mentre gli altri brontolano, io sono attratta verso le nuove strade e i paesaggi inaspettati e sono pure contenta delle deviazioni a sorpresa. Mi godo il bello e gusto l'avventura. Se la casa in cui vivo è più piccola di quello che vorrei e gli spazi sono ristretti, mi impegno a sfruttare ed arredare ingegnosamente. Oppure di recente ho fatto una cernita del vecchio e ho donato tutto alla Caritas. Erano cose che non mi servivano e non c'era più veramente spazio, questo mi ha permesso di alleggerirmi e la sensazione di dar via il vecchio per donare a chi ha più bisogno, è bellissima. Ho apprezzato la capacità di vivere con poche cose, situazione che ti costringe una casa piccola.

Ogni giorno, abbiamo sempre qualcosa da ringraziare. Diamo per scontato perché viviamo qui, ma soldi, salute, bellezza, lavoro, genitori, una casa, un posto dove dormire senza bombardamenti, non sono cose scontate. 
A volte ringrazio il tempo. Quando piove perché posso dormire bene, accendere le candele. Chiudere le finestre e ascoltare la mia quiete. Quando c'è sole perché posso vestirmi più femminile, girare a piedi nudi, prendere la bici, tirarmi su i capelli.

Non me l'ha mai insegnato nessuno. Sono sempre stata così.

Ho iniziato a scrivere questo post pensando ad un mio sogno che vorrei vedere realizzato. Ma poi ho pensato che non bisogna rivelarli, altrimenti non si realizzano. Ma ci credo, ci credo, sì.
Io continuo a crederci e a visualizzare la felicità, non mi interessa quello che pensano gli altri.

Nel frattempo, mi dedico ad altre cose che mi rendono felice lo stesso e metto in pratica la pazienza, noiosa e pallosa lezione della mia vita, ma miglioro. In certe cose sono così brava, in altre no. Quando le cose diventano veramente difficili, succede sempre qualcosa volta a darmi una mano. Non so perché.
Forse perché sono nata per essere felice, non per soffrire. Perché non sono come tutti gli altri. 
Gli altri sono qui e si lamentano, piangono e stanno male e non sono capaci di uscirne.
Io ho sempre scalpitato per raggiungere un sorriso e per trovare una via d'uscita. 

Per questo, so che andrà tutto bene.



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