L’uomo è come i tartufi e le patate
Non ho mai studiato filosofia, né l’ho mai trovata particolarmente interessante. Ricordo solo una lezione nell’ora di lettere, a scuola, in cui l’insegnante spiegò qualcosa dicendo che l’uomo è come i tartufi e le patate, che vive sotto terra e lotta per cercare aria e luce, ma io ero distratta a scrivere una lettera d’amore e non seguii molto. A mia madre invece piace parecchio, ne ha studiata un po’ al liceo, e tremo sempre quando si mette a filosofeggiare. Perciò sono completamente ignorante in materia e non mi sono mai preoccupata di porvi rimedio.
Il mondo di Sofia
Jostein Gaarder è uno scrittore e filosofo norvegese, che riesce sempre ad inserire nei suoi romanzi piccoli trattati di filosofia e devo ammettere che, a dosi ridotte e mascherate da avventure, la si riesce ad ingerire e ad apprendere pure qualcosa senza soffrirne troppo. Ma mentre “L’enigma del solitario” mi risultò dolce e ghiotto, quest’ultimo che sto leggendo, “Il mondo di Sofia”, è piuttosto amarognolo. Fatico ad andare avanti e a trovare interessanti i pensieri di Aristotele, Socrate e Platone.
L’amore cos’è?
In quanti, romanzieri, psicologi, poeti e profani hanno provato a definire cos’è il vero amore, o meglio a capire quando si ama veramente o si è solo affezionati o infatuati di qualcuno? L’amore è forte attrazione fisica? Un voler bene immenso? Un accettare tutto, pregi e difetti della persona amata?
A me fu spiegato che il vero amore non è quando vedi la persona perfetta, ma quando vedi pregi e difetti e ami persino i brutti lati del carattere e i brutti momenti.
Per tanto tempo pensai che dovessi basarmi su questa spiegazione per distinguere il vero amore, ma sinceramente, per quanto è vero che quando si vuole molto bene ti fanno tenerezza anche le imperfezioni e le debolezze umane, c’era qualcosa che non mi quadrava.
Davvero era così? Mi domandavo se avessi mai amato con questo criterio. Questa spiegazione era applicabile alla personalità di tutti?
Un anno fa ebbi una specie di illuminazione e giunsi ad una definizione del vero amore: scrissi che si capisce che si ama e si riconosce la persona giusta, quando passandoci del tempo insieme, si è se stessi, e si è felici di esserlo. Non ritengo che ci debba piacere tutto, questa cosa non mi convinceva, penso anzi che sia strano, che sia stimolante invece per entrambi ogni tanto scontrarsi, fare pace, conoscersi e scoprirsi sempre di più, non darsi per scontati, convergere le differenze… ma l’elemento essenziale era appunto la felicità di non dover fingere, di trattenersi o controllarsi per far funzionare le cose, per mantenere in equilibrio i rapporti.
E’ davvero difficile essere sé stessi. Al lavoro, con i genitori, con i fratelli, con i colleghi. Dobbiamo sempre adeguarci a dei ruoli. Non possiamo cambiarli o decidere di non aver più nulla a che fare con loro. Gli amici si possono scegliere, certo, ma non si vive assieme per tanto tempo e non si fanno esperienze di vita esclusive. Con chi allora si può essere sé stessi?
Solo con l’unica persona che non siamo obbligati a frequentare, perché quando si ama sé stessi, non è necessario farsi andare bene qualcuno solo per non rimanere soli.
Perciò nella mia ottica pongo il proprio io e le proprie sensazioni in risposta ai quesiti, e non l’amato. E questo è coerente con il pensiero che dice che, per amare veramente il prossimo, è necessario sapere amare prima se stessi. Se due persone sono entrambi felici di essere sé stessi insieme, allora quella è la persona giusta.
Una visione piuttosto semplice. La mia visione profana.
L’anima
Per Platone l’anima è esistita prima che prendesse dimora in un corpo. Un tempo l’anima era nel mondo delle idee, tuttavia, una volta nel corpo umano, l’uomo si dimentica. Nell’anima nasce il desiderio di ritornare alla sua vera dimora. Platone chiama questo desiderio Eros, cioè amore. L’anima prova quindi il desiderio d’amore, di ritornare alla sua vera origine. Sulle ali dell’amore l’anima vuole volare a casa, nel mondo delle idee.
(Jostein Gaarder, "Il mondo di Sofia")
Mi è piaciuto questo passo che ho letto oggi, ho trovato interessante che il desiderio di “tornare a casa” venga chiamato “amore” da Platone. Mi ha fatto ricordare quella mia riflessione di dell'anno scorso.
Credo che tutti noi, per tutta la vita, vorremmo intensamente poter "tornare a casa", sentirci sereni insieme ad una persona.
E questa è la mia piccola pillolina di filosofia, pure io filosofeggio, nonostante tutto.
Nessun commento:
Posta un commento