Questa mattina mi sono svegliata un po' triste, non sarei più scesa dal letto, succede. Pensavo alla mia vita fuori dalle coperte, e volevo rifugiarmi ancora più sotto. Nel frattempo controllavo il mondo dal telefono, spiando gli altri, protetta da uno piccolo schermo. Diversi sono i motivi per cui non impazzisco al pensiero di affrontare le giornate. In mezzo al caos e al turbine dei pensieri che mi animavano la testa doloranate, c'erano anche frasi deprimenti come:
Quell'esercizio è difficile, non ne esco più.
Non ho tempo per studiare.
Non ho voglia di studiare.
Fa freddo.
Devo studiare.
Devo lavorare.
Devo andare.
Devo lavare i piatti.
E' tardi.
Mi sento sola. Mi sento stanca.
Non ce la faccio.
Ieri mattina mi sono sentita così e poi mi è balenato in mente l'invito di una mia vecchia compagna dell'asilo, che ora ha pubblicato un libro. Avevo ricevuto l'invito tempo fa, poi, presa troppo dai miei pensieri, me ne sono scordata. Allora le ho risposto che volevo acquistarne delle copie e lei, felice, mi ha invitata ad un incontro per la consegna, con altre ragazze che non so chi siano. Da quanto tempo non la vedo? Da quando ho finito l'asilo. Ci rivedremo. Ecco.
Mi sento sola.
Quando ci si sente così, allora non bisogna aspettare che la vita ti porti il servizio in camera, bisogna fare qualcosa.
E ho anche risolto il pensiero di alcuni regali di Natale.
Di solito mia madre mi aspetta a pranzo da lei per le undici e mezza. Ogni giorno mi esercito al pianoforte, poi cerco di arrivare in tempo per quell'ora perché so che mi aspetta, altrimenti la roba si raffredda, lei ha già mangiato e mi chiede come mai sono arrivata tardi. A volte per arrivare in orario, non lavo i piatti della colazione e lascio il letto disfatto, poi mi butto giù per le scale.
Durante la settimana, quando già ho l'ansia di rispettare la tabella di marcia, mi è molto di aiuto il suo intervento, non dover cucinare e riordinare a pranzo mi risparmia tempo e fatica.
Ma oggi l'orologio andava veramente veloce e l'ansia cresceva insieme al rumore delle lancette.
Visualizzavo il numero 11:30 e gli esercizi al pianoforte e mi sentivo inchiodata, impotente.
Perché?
Chi mi obbliga a studiare?
Cosa cambia se oggi salto il pranzo da lei?
Qui c'è il telefono, basta comporre il numero ed avvisarla.
E se oggi suonassi quello che mi pare e piace e lasciassi da parte la tecnica?
Oggi è domenica. Non dev'essere un giorno di routine come gli altri.
Spezza la routine
Ho chiamato mia madre.
Mi sono appena svegliata, ho i mestieri, devo ancora iniziare a studiare. Vengo tardi. Non lo so a che ora, dopo. Quando finisco.
Le cose sono subito cambiate e mi sono sentita meglio. Oggi è domenica, non devo avere orari, non devo aprire scuole ed essere puntuale, con allievi che mi aspettano. Non devo rendere conto.
In un lampo di illuminazione, ho chiarito che le scadenze me le davo io da sola, e mia madre non mi imponeva nulla, ero io che temevo ci rimanesse male, in realtà era tranquilla. Senza orari, significa esercitarmi e ripetere le cose fino a quando mi stufo, senza dover controllare l'orologio. Così andava già meglio, non va bene esercitarsi sempre con un occhio sull'ora e l'altro sullo spartito.
E poi sì, oggi suono quello che voglio, mica ho il maestro, e anche se lo avessi? Non mi sgrida se le cose mi vengono in due settimane anzichè in una, sono anch'io tollerante con i miei allievi, perché gli altri non dovrebbero tollerare me? Perché sono più severa con me che con gli altri?
Ma la voglia di suonare viene suonando e, dopo un po', mi sono messa anche a fare gli esercizi, non perché dovevo, ma perché migliorano la tecnica e io voglio migliorare.
Meglio di qualche giorno fa, sto migliorando.
Meglio di qualche giorno fa, sto migliorando.
Ho pensato che, quando le giornate cominciano a pesare, forse è il caso di fare un elenco di quello che ci preoccupa, provare ad immaginare cosa succederebbe se "deludessimo" e non fossimo in grado di soddisfare dei "requisiti" o ce ne fregassimo un po', e poi... immaginare il seguito di queste nostre grosse mancanze.
Cosa succederebbe? Credo che per la maggior parte delle preoccupazioni, le cose per gli altri proseguirebbero lo stesso e abbastanza serenamente, anche senza che ci diamo troppo da fare.
Quando mi sono sentita meglio, poi sono andata a pranzo da mia madre, non le ho fatto compagnia durante il pasto, perché mi sono ritrovata a pranzare da sola, ma mentre sistemava la cucina e mi parlava di questo e di quello. La roba si era raffreddata, ma è bastato mettere qualche secondo nel microonde.
Dovrò ricordarmi di questo: é andata bene lo stesso.
La mia leggerezza, dov'è? Io non dovrei essere così.
Ho bisogno di Aslaath.
ma Aslaat... è una cosa che si mangia? :P
RispondiEliminaSì... sembra zucchero a velo :D
Eliminamhmmm....eeeeeh....oooooh.... ah! bene dai. energizzante =)
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