Ho sempre pensato che insegnare nelle scuole pubbliche non fosse il mio grande sogno, diversamente dai miei amici, dopo il diploma e la laurea, non mi sono mai informata su argomenti come: graduatorie, punteggi, e tutte le questioni legali e pratiche per procedere in tal senso.
Sinceramente, mi stupivo e non capivo tutte queste corse e tutti i sacrifici in termini di soldi, tempo e fatiche, per accappararsi un posto come insegnante delle scuole medie. Cosa c'era di bello nel passare le mattine insieme ad un gruppo numeroso di ragazzini costretti a stare lì, costretti nel mio caso a studiare musica?
A me non piace occuparmi di persone disinteressate a studiare la mia materia, e non ho neppure la vocazione di convertire qualcuno.
Per quel che mi riguarda: o ti interessa, o non ti interessa, e credo pure che nella vita non sia necessario dover sapere suonare, soprattutto, penso che sapere allietare le orecchie col canto o uno strumento musicale, non sia una cosa alla portata di tutti.
Cioè: c'è chi nasce con delle capacità e chi no, chi con attitudini particolari e chi no, semplicemente. Certo, ciò non toglie che tutti abbiano la possibilità di canticchiare e strimpellare, ma dev'essere una scelta, non un'imposizione.
La scuola può e deve obbligare a conoscere materie come la lingua, la matematica... ma la musica? Io darei la possibilità di sceglierla come materia opzionale. Uno si iscrive a scuola, e può crearsi un piano di studi sin dalle medie, scegliendo fra varie materie artistiche come il teatro, la danza, la musica.
Oltretutto, uno fa il conservatorio principalmente perché gli piace suonare il suo strumento. L'educazione musicale, come viene fatta in Italia, è frustrante per un musicista: non si può assolutamente dire che insegnare a suonare il flauto sia fare quello per cui si ha studiato. Insegnare a suonare nelle accademie il saxofono magari sì. Ma il flauto no. Per carità.
Quando chiedevo ai miei amici cosa ci trovassero di tanto bello nell'anelare a fare i "professor-fessi" nel pubblico, mi rispondevano: "Cavolo, hai il posto fisso, stipendio fisso".
Tutto qui??? Solo una minima percentuale, ma credo nessuno "per intero", mi ha mai risposto: "Oh! Io adoro insegnare, era quello che volevo fare fin da piccolo/a".
Ma ne vale la pena di fare questo lavoro per un posto fisso?
Avendo io fatto centinaia di lavori, come ho scritto nel mio "curriculum lavorativo", direi proprio di no.
Ma no!
Ma no!
Ma nooo!
Ad una certa veneranda età, dopo che tutti mi chiedevano perché gli altri insegnavano alle medie e io no, e con incoraggiamento, stupore, esempi come: "Angelo insegna, prova chiedere anche tu"... come se fossi troppo ingenua e non lo sapessi, e soprattutto perché una mia amica un'estate mi aveva riempita le orecchie con argomenti che ho rimosso, con termini importanti come: documenti, CGL, punteggio, III fascia, supplenze eccetera, mi sono ritrovata inserita pure io a queste maledette graduatorie statali.
All'inizio non me ne importava, ero contenta quando una supplenza veniva assegnata a qualcun altro. Molto meglio passare le mie mattinate a suonare, a preparare spettacoli e soprattutto a non avere a che fare con bambini-ragazzini rumorosi da tenere a bada. Magari maleducati, senza senso civico: non ho pazienza, io.
Non ho scritto in fronte: "Suor missionaria".
Dopo un po' ho sperato però che toccasse pure a me, così: per spirito competitivo, perché gli altri sì e io no?
Oggi che ci sono finita dentro, a fare la supplente, posso confermare quello che razionalmente ho sempre osservato con sospetto: fare la "professo-fessa" è il lavoro più brutto che abbia mai fatto.
Mi mancano ancora pochi giorni per finire questo mandato. Poi ne parlerò meglio, poi magari verrò qui a riflettere su argomenti filosofici e sprituali come il karma, le lezioni della vita, il ricevere dagli altri... e bla bla bla... Cose profonde, come quando si va dallo psichiatra e si parla per stabilire se si è matti.
E' una punizione divina? Di certo, la prima cosa che sono corsa a fare ieri, nel mio primo mercoledì libero dopo un mese, passato senza mal di testa, è stato di iscrivermi ad un corso di 240 ore estive per imparare ad elaborare e fare buste paga e contabilità aziendale.
Quando facevo la segretaria non c'era nessuno che mi violentava le mie sensibilissime e delicatissime orecchie, e non dovevo zittire nessuno.
In verità farò il corso ma non so se farò la segretaria, sono anni che lavoro già come insegnante di sax e clarinetto nelle accademie e vivo abbastanza dignitosamente così.
Ho cercato il corso per esorcizzare il mio presente, per una crisi di rigetto, per punirmi ulteriormente?
Comunque questa estate avrò per quelle 240 ore una bella stanza con l'aria condizionata, cioè, nelle scuole pubbliche mica c'è!
Ci risentiamo!
Nessun commento:
Posta un commento