Quand'ero piccola avevo la convinzione che i vestiti "moderni" fossero osceni (non a torto, sono cresciuta negli anni Ottanta) e che la mia epoca ideale in fatto di moda fosse l'Ottocento, con tutte quelle gonne, strati, trine, merletti, nastri e corsetti femminili.
Poi ad un certo punto ho iniziato pure a pensare che la scuola fosse inutile, ma non capivo il perché, visto che è il luogo dove si imparano le cose. Oggi mi si è chiarito un pensiero e ora comprendo il mio scetticismo nei confronti della scuola: io sono nata nell'epoca sbagliata e, se si potesse, ritornerei ai tempi dell'istitutrice privata a domicilio, delle lezioni di musica e dell'insegnante che veniva a controllare il linguaggio e le buone maniere a tavola. Dell'istruzione fatta di biblioteche in casa, teatri e concerti la sera. Certo, così si cresce un po' asociali, ma di fatto lo sono, e non dover interagire con persone che non hanno voglia di istruirsi e mi fanno perdere tempo sarebbe paradisiaco.
Secondo me la scuola necessita di così tante ore di presenza, perché per insegnare tutto il programma a così tante persone con un solo docente, ce n'è bisogno. Invece se si avesse il professore tutto per sè si farebbe molto più velocemente e si potrebbe dedicare del tempo perso in classe per fare cose più interessanti, come giocare o viaggiare, che farebbe imparare la geografia in maniera più interessante, oltretutto. Infatti, quando a scuola non si sta al passo, il genitore sovente assume un insegnante a domicilio che faccia recuperare, ciò che faceva quindi in passato l'istitutore.
Un altro vantaggio è che se a scuola un professore non ti piace te lo devi tenere, rischiando così di reprimere veri talenti e sviluppi, mentre uno privato lo puoi scegliere. Pure il testo scolastico bisogna farsi andare bene.
Non abolirei la scuola, è più economica ed è un diritto per tutti, e poi certi genitori hanno bisogno di "parcheggiare" i ragazzi da qualche parte, solo non capisco perché sia obbligatorio frequentarla. Non si potrebbe solo imporre l'obbligo di avere un minimo di titolo di studio, un esame annuale comune che ne attesti il livello d'istruzione? L'importante è il risultato, no?
Invece una volta ho letto su un giornale di una coppia che aveva scelto di istruire i figli in casa senza mandarli a scuola. Si trattava di un docente universitario e di un'insegnante, insomma non proprio gli ultimi arrivati... Questi bambini imparavano tutto il programma scolastico e facevano un sacco di attività e vita sociale, come sport e musica, giocavano con i loro coetanei nelle ore di svago e avevano comunque amici.
Tale scelta era criticata da tantissime persone.
Io sono entro certi limiti per il "vivere e lascia vivere" e secondo me, dovrebbe essere una buona alternativa. Come il fatto di scegliere fra scuola privata e scuola statale, oppure serale, si dovrebbe pure mettere l'opzione dell'istruzione "self-service". Ma con l'obbligo appunto dell'esame statale uguale per tutti a giugno, per avere il titolo di studio.
Sono troppo avanti io, o non so stare al passo con i tempi?
Ho parlato con un'allieva indiana che mi ha raccontato che al suo paese si fanno tutte le materie tutti i giorni, con scuole di nove ore al giorno (ma ogni "ora" è di circa mezz'ora), diversamente che qui in Italia, dove si è ritrovata materie di due o tre ore a settimana in un'unica volta, e poi più nulla per sei giorni.
Non so quale sia il metodo migliore, ma questo mi fa riflettere: l'apprendimento è diverso per ciascuno.
Per sempio: io quando mi sveglio alle sette e alle otto e devo ficcarmi in testa tanto rumore, tante informazioni e reagire, rendo molto di meno, invece alle nove o alle dieci recepisco ed inizio a parlare. Ad un orario in cui gli altri hanno bisogno di staccare, io mi sono appena svegliata mentalmente e riesco ancora a studiare e sono pure più comunicativa. Perciò, se dovessi assumere un istitutore, lo farei venire dopo le dieci del mattino. Se lo scopo della giornata è di assimilare regole grammaticali o formule matematiche, non è necessario costringersi a farlo alle otto.
La scuola non appiattisce, in questo senso, tutti quanti? Per giustificare ciò, mi veniva detto che nella società si convive e si impara anche da questo, ma io non ne vedo l'utilità e soprattutto osservo che non è affatto così: non tutti i lavori iniziano e finiscono ad una certa ora. C'è chi lavora la sera, la domenica, chi preferisce in determinati giorni, chi la notte, chi al mattino... mi pare che ci sia molta più richiesta di varietà che di uguaglianza. Se svegliarsi e andare a dormire presto fosse l'unica cosa giusta universalmente e se tutti fossimo uguali, chi farebbe il medico e l'infermiere di notte, il sabato e la domenica? Chi farebbe la parrucchiera e l'estetista dopo l'orario d'ufficio? Chi suonerebbe per intrattenere il pubblico la sera, per poi andare a dormire a notte fonda?
Vedendo inoltre con i miei stessi occhi realtà di maleducazione, bullismo, lo
stato che lascia per mesi intere classi senza docenti, che magari
arrivano solo a dicembre ad insegnare la loro materia, le tante inutili
ore buche, i compagni prevaricatori, il disagio, i diversi ragazzini
intimiditi chiusi in sè stessi che vorrebbero dirti qualcosa ma non ne
hanno il coraggio e tu che non puoi rimanere a lungo per indagare perché devi correre in un'altra classe... Non
sono sicura che tutto quello che sia stato evoluzione lo sia per
davvero.
Ma, essendoci dentro, sia in questa istituzione che in questo secolo e millennio, proverò a fare del mio meglio.
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