Siamo in una generazione multietnica e, da quando faccio la professoressa, ho spesso a che fare con il dilemma della lingua. Ascolto vari dibattiti fra docenti contrari al fatto che questi bimbi stranieri non parlino l'italiano in casa, ho ascoltato l'esempio di un'insegnante, che riteneva negativo che un bimbo di tre anni parlasse metà italiano e metà nella sua lingua in una stessa frase, che "facesse confusione".
Temono che non possano mai più apprendere nulla a scuola.
Essendo io bilingue ed avendo vissuto in prima persona questo processo, ci tengo a scrivere qui la mia idea a riguardo: i bambini stranieri non devono parlare italiano in casa! Per tante ragioni che elenco in ordine di ciò che mi viene in mente per prima e non di importanza:
1- Provate voi, genitori stranieri, adulti, ad arrivare in un paese sconosciuto, ed essere obbligati ad esprimervi con i propri figli in una lingua innaturale e difficile: si perde la vera comunicazione, fatta di parole e sfumature che solo la lingua madre può trasmettere. Si rischia di comunicare le informazioni base e non di chiacchierare ed ascoltare veramente i figli, e viceversa.
Per semplificare l'idea: provate a costringere un bresciano doc a parlare solo in italiano e non una parola di dialetto in famiglia!
2- Questi genitori stranieri, arrivati a circa trent'anni in Italia, non parleranno mai perfettamente l'italiano e parlandolo con i figli, trasmetterebbero una grammatica scorretta. L'italiano è una lingua difficile ed è meglio che un bambino lo impari a scuola da professori italiani. Dai genitori imparerà invece a parlare correttamente la sua lingua natìa.
3- E' perfettamente normale che fino ad una certa età un bambino mescoli le lingue che sente e, in una frase, dica i primi vocaboli che gli vengono in mente. Lo facevo pure io con i miei e con le maestre. Ebbene sì: ero la bambina straniera che parlava un po' in italiano e un po' in vietnamita, e le maestre non capivano. Anche mia madre a volte corrugava la fronte nello sforzo di indovinare cosa volesse dire quella parola italiana inserita nel discorso, quando la capiva, me la insegnava in vietnamita. Crescendo, si impara a distinguere quando usare un certo gruppo di suoni e a raggrupparli, delineando così le due diverse lingue.
4- Non si vivono traumi a convivere con persone che parlano più lingue: a me dispiace essere solo bilingue e non multilingue: secondo me quando si è piccoli si assimila tutto facilmente senza fare domande. Non ho mai sofferto di problemi di comunicazione.
Detto ciò, credo che, piuttosto che consigliare ai genitori di sforzarsi di parlare in italiano (voi lo fareste al loro posto?), sia più proficuo suggerire attività pomeridiane, come sport o corsi musicali, di modo da creare situazioni di dialogo con italiani al di fuori della scuola, oltre che coltivare passioni. E soprattutto: libri!
Leggere è il modo migliore per imparare una lingua correttamente, perché il linguaggio parlato, prendo come esempio il bresciano, è spaventosamente sgrammaticato...
Mi ricordo ancora oggi tutti i miei venerdì, alle elementari e alle medie, quando mia madre ci portava in biblioteca: era un appuntamento fisso. Si potevano prendere due libri per volta; per me era come se ci portasse a vedere un film al cinema... insomma, il concetto era quello: storie nuove, personaggi nuovi, paesaggi nuovi, con la differenza che qui dovevo immaginarmeli io e c'era perciò più libertà.
Non sceglievo a caso: spesso cercavo "il libro intero" di qualche estratto che avevo sull'antologia a scuola. Poi quando mi piaceva un autore, mi prefissavo di leggere tutti i suoi romanzi.
Integrazione vuol dire altro, non questo. Io che sono a favore di "vivere secondo le regole del paese che ci ospita", ritengo però che non vadano fatte violenze sulla lingua e sulla religione, cercando di convertire e imponendo una strada, e questo vale da entrambe le parti. Queste sono proprio le cose su cui è bello arricchirsi e saperne di più.
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