giovedì 12 settembre 2013

Le bambole di Alice II




Sognavo corridoi bianchi e sporchi.
Scale a chiocciola senza fine.
Non riuscivo a guardare giù avevo tanta paura.
Di non sapere dove sarei andata giù. 

Giù.

Invece percorrevo corridoi bui e neri e non vedevo nulla.
Non potevo sapere quanto era lungo.
C'era troppo buio.

E freddo.

Sentivo dei passi in lontananza.
Potevo indovinare la profondità del corridoio dai passi in lontananza.


In lontananza...



Lontananza...




Lontananza che diventava sempre più vicinanza.



Più vicinanza...


Vicinanza.

E io volevo scappare ma non potevo e mi sentivo la fronte impregnata di sudore.
E faceva freddo.

Avevo freddo.
Brividi di freddo.

E terrore.

E lei era lì con i capelli biondi, ricci e sporchi e il suo sorriso che mi rabbrividiva per tutta la schiena.
Portava due codini crespi legati in alto.
L'abito lungo di cotone bianco, sporco. 
Scappavo da lei, ma lei era sempre vicino a me, sempre sul punto di prendermi. 
Ma io correvo e lei camminava.
E sentivo sempre i suoi passi. I suoi passi...
Dei tamburi a ritmo regolare moderato.

Ricordo tutte quelle porte.

Tutte uguali. 

Chiudi a chiave salvati.
Ma io giravo la chiave nella toppa dieci, cento mille volte e la porta era sempre aperta. 

Nessuno mi protegge.

Alice si prendeva gioco di me nel mio paese in cui le meraviglie erano le pareti nude e sporche.
Sono passati tanti anni ma è ancora dentro di me.

A volte torna.

Per tutta la vita.
Sarò ancora la sua marionetta.



(Continua...)


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