sabato 31 marzo 2018

I giorni (Ludovico Einaudi)

Questo fu il mio primissimo montaggio video, quello con cui imparai ad usare Movie Maker da sola, pasticciando fra fotografie, effetti speciali e composizioni.
Volevo fare ascoltare al pubblico il brano: "I giorni" di Ludovico Einaudi, suonato al pianoforte da me. Prima di suonarlo non l'avevo mai sentito, scoprii dopo che l'autore lo eseguiva più velocemente di come l'avevo interpretato io, non so quale piaccia di più, ho provato in seguito a rifarlo cercando di essere fedele all'originale, ma non mi ci ritrovo, secondo me bisogna calarsi in un altro tipo di stato d'animo.
E' l'unico video, ad oggi, a contenere una lettera che scrissi come monologo da adolescente e che si trova ancora nel mio diario con lucchetto.

Questo era il testo:


Quand'ero piccola persi una perlina di lacrima. Era trasparente e luccicava, sembrava rugiada.
La cercai dappertutto. Nelle amicizie e nei volti degli sconosciuti. Nelle canzoni.
Ma non la ritrovai mai più.

Poi, un giorno, non ero più bambina. Passarono anni e mi dimenticai di tutto. E prevalse la malinconia.
Ma io non capivo il perché...

Amai ma mi dissero che odiavo.
Correvo per perdere le forze.
Gridavo per non piangere.
E scoppiano a ridere senza un perché.
Ma ero troppo piccola per abbracciare il mondo.

Una notte mi ritrovai a fissare lo spazio, quando un astro cadde giù e mi squarciò le pupille. Lo sentti espandersi. Emanava conforto.
Nel mio inutile cuore.

Mi ricordò quello che avevo perso. Era il mio dono innato. La mia cosa più preziosa.

Quel piccolo cristallo scivolato via, era la mia gioia di vivere.
Mi sussurrò di un lungo pellegrinaggio per ritrovarlo. Disse che sarebbe stato faticoso. Disse che dovevo imparare a cadere e rialzarmi da sola. Nessuno sarebbe stato al mio fianco.

Avevo gli occhi sbarrati sulla vita. Quando mi ritrovai ad intraprendere.

Il viaggio.




giovedì 1 marzo 2018

Un corridoio, una ragazza bionda

Voi che ne pensate? 
 
Sono passati diversi mesi, ma mi ricordo ancora la sensazione. 
Era da un anno circa che cercavo casa, quando verso ottobre andai a vederne una, dal prezzo ottimo: 58.000 euro per 98 mq così distribuiti: una sala, una cucina abitabile, due camere da letto, un bagno, il tutto collegato da un corridoio infinito, in una zona considerata "bella" della città.
Andai all'appuntamento con l'agente che me la mostrò, accompagnata da mia madre. 
Subito notai strani particolari: sul fornello della cucina c'era ancora una pentola e nel lavello, ammucchiate, delle stoviglie da lavare, come se ci fosse stato un pasto interrotto e tutto fosse rimasto lì. 
Dentro la lavatrice c'erano dei vestiti. 
La parete del corridoio poco illuminato, era tappezzata di immagini e di fotografie, chiesi incuriosita chi fosse la ragazza bionda che compariva e l'agente mi spiegò essere la figlia del proprietario, ma che da anni e anni non viveva più lì. 
 
Appena arrivata a casa, dissi a mia madre che prendevo quella casa perché il prezzo era irrisorio per un'abitazione così grande, per tutta la notte però, nel letto di casa mia, qualcosa mi agitò e l'indomani glielo dissi. Mia madre subito mi rispose che aveva avvertito paura anche lei durante la notte, e che si era rigirata senza riuscire a prendere sonno, immaginandomi tornare la sera, sola, in quella casa.
Nonostante fossi stanca di cercare, telefonare, prendere appuntamenti e avere a che fare ancora e ancora con altri incontri a vuoto... sospirai:
- Forse guardo in giro ancora l'ultima...
 
Due giorni dopo mi ritrovai di passaggio in zona, accostai la macchina ed esaminai il palazzo dall'esterno, lessi i nomi degli abitanti sul campanello. 
Mentre ero intenta a leggere e stavo per prendere il cellulare per fare una foto ai nomi, arrivò un ragazzo che si diresse verso il portone per entrare, colsi la palla al balzo:
- Scusa, tu abiti qui? - chiesi.
- Sì.
- Ho guardato l'appartamento in vendita... posso farti qualche domanda?
Gli chiesi informazioni: se conosceva chi ci abitava prima, com'erano i vicini, come mai veniva venduta a così poco. E affrontando il dubbio di petto, domandai diretta:
- E' successo qualcosa? Voglio dire... i vestiti nella lavatrice, la pentola, i piatti sporchi nel lavello...
Mi raccontò che erano tanti anni che cercavano di venderla e si stupì del prezzo tanto ribassato, ma mi disse anche che non era uccesso nulla che lui sapesse. Il signore che ci abitava era un tipo tranquillo e non nascondeva nulla, era un vecchio amico di suo padre, oramai deceduto, ed era andato via in qualche altra città senza più essere ritornato.
Gli dissi delle foto della figlia e cascò dalle nuvole: 
- Non sapevo che avesse una figlia!
 
Il fatto di aver parlato con un essere umano in carne ed ossa facente parte del condomio, mi forzò a tornare con i piedi per terra e mi convinsi che, come al solito, avevo lavorato troppo di fantasie e suggestioni. 
Contattai l'agente per informarlo che ero intenzionata a proseguire, pensando che la cosa gli avrebbe fatto piacere, vista la foga che aveva dimostrato per convincermi che era un ottimo affare da cogliere al volo, ma a quel punto iniziò a fare il vago, accampò scuse strane, non era mai in ufficio, era irraggiungibile, prometteva di richiamare, invece non richiamò e sparì. 
Una volta provai pure a raggiungerlo direttamente in agenzia, ma trovai le serrande del negozio abbassato, dubbiosa, controllai gli orari di ricevimento sul loro sito e risultava in apertura. Lo chiamai sul cellulare e disse che era occupato.
Dopo un po' lo lasciai perdere, non capendo molto cosa fosse successo.
Repentinamente sparì pure l'annuncio della casa in vendita, ne comparvero altri , sempre della stessa agenzia. 
"L'avranno venduta" pensai.
 
Mi rimase sottilmente quella sensazione di sinistro e straneità avvertita e mi ritrovai a domandarmi cosa fosse successo, nonostante le parole di tranquillizzazione del ragazzo.
"Perché uno vende casa lasciando i suoi vestiti in lavatrice e le pentole ancora sul fornello? Perché una figlia di cui non si sa l'esistenza? Perché non si riusciva a venderla? Perchè l'agente è cambiato tre giorni dopo?" mi dicevo "Perché la mamma ha avvertito le stesse cose?"

Un mese più tardi passai casualmente in macchina, con mia sorella, vicino a quella via, non le avevo mai raccontato nulla dell'esperienza e mi disse:
- Qui ero andata a vedere anni fa una casa in affitto... ne avevo vista una... ma che paura! Era grande ma... Brrr! Che paura!
-  Questa via? Ti ricordi il numero?" domandai. 
- Ma no... É stato anni fa... 
 
Che ne pensate? Mi faccio fantasie io o secondo voi, può essere successo qualcosa in quella casa?