mercoledì 24 giugno 2015

Il tempo

Volevo scrivere la mia storia stasera, ma accendo il pc e non riesco ad installare il programma per scrivere.
Non ho molto tempo.
Un dono, un pensiero, come piccoli diari di allora, colorati di pagine ed inchiostro un tempo antico. Un tempo scritto a mano, per te.
Allora i sussurri che sgorgavano velocemente nella mia mente sono rimasti qui, in un crescendo grandioso orchestrale, è un direttore davanti ai musicanti, ma sembrano bambole. Sento un doloroso silenzio. Il disco ancora non parte.
Con foga, fretta, si sbattono contro le pareti del mio cranio, come il vento impazzito di una notte fredda che vorrebbe frantumare le mie finestre e sfondare la porta per entrare in questa stanza.
Mi addormento. Se potessi volare sulla piuma e scrivere questo canto. Prima che il momento passi e non abbia ricordato nulla di noi.
Ma non posso. Per favore, aspettami.

martedì 23 giugno 2015

Sprazzi

In un universo parallelo io chiedo di amarmi ancora una volta. Mia sorella che torna da un viaggio col volto nero, con i capelli rossi e i riflessi viola. E quel che rimane di mia madre, si appiccica al mio polso e diviene una enorme farfalla gonfiabile.
Un palloncino, si sgonfierà?
Torno a casa su di una moto.
Mi fanno bere birra buona, una dolce e una amara, panna.
Una cantina o un garage, ed è lì, che io chiedo ancora per una volta, amore.
 

domenica 21 giugno 2015

Dopo uno spettacolo

Che strana che sono. O forse no.

Mi ha sempre un po' stupito il fatto che molti miei amici musicisti abbiano tra il pubblico, durante i loro concerti, i genitori e i parenti. Sono pure "grandi", cioè, gente di venti, trent'anni, pure quaranta!

Io non li ho, ma mi pare normale così.
Io non li ho avuti neppure per il mio diploma e per la mia tesi.

Mi ricordo che da piccola e da adolescente, c'erano perché essendo minorenne, non potevo spostarmi da sola, così mi accompagnavano in macchina ai miei concerti, ma io non è che ritenessi importante o normale che ci fossero. Forse più che importante, non mi sembrava "normale" che ci fossero.

Per me era normale che ci andassi da sola. Non mi ricordo se ci tenessi però che venissero a sentirmi.

Mi ricordo di quella volta, al concerto del Carmina Burana col coro del conservatorio. Ecco, quella volta era un bel concerto e volevo che venissero, al Teatro Grande di Brescia.

L'ingresso era libero, loro arrivarono giusto in orario ma era pieno e non li fecero entrare. Non c'erano cellulari al tempo per avvisarmi, così io cantai dando il meglio di me credendo che mi stessero guardando. Alla fine dello spettacolo corsi in fretta a cercarli, ma non li vidi. Ricordo che la delusione fu forte, e mi sedetti sui gradini del portone a piangere. Dopo arrivarono a prendermi, non avevano idea di quanto fosse  durato, erano dispiaciuti, purtroppo non c'era replica.

Questo è l'ultimo episodio che mi ricordo. Da allora non ho più chiesto alle persone a cui tenevo di venire, per paura di rimanerci male se non fossero riusciti.

E' abbastanza raro che io invita i miei amici, di solito se lo chiedo, lo faccio perchè ci tengo alla loro presenza, per condividere un mio momento che ritengo importante, più che per "fare pubblico". Non creo mai neppure eventi su Facebook come fanno in tanti, facendo pure spam, mi limito a postare le locandine, per chi vuole e, ultimamente, faccio poco pure quello. 
Lo dico a voce.

Magari sbaglio. E' che dentro di me non sono proprio un personaggio di mondo e di spettacolo.

Ho sempre sentito una certa solitudine nel dover esibirmi ed interagire col pubblico. Interagire? Beh, io non guardo neppure chi c'è giù, chi mi ascolta, non parlo. Non si può dire che interagisca. Lo fanno gli altri.

Ma sono serena così. Salgo, suono, sorrido, ringrazio, scendo.
Sono una solitaria, dentro. Anche con tanta gente, anche con la sala gremita, anche sopra un palco.


mercoledì 17 giugno 2015

Il colore delle mie ali

Ho tolto le lenzuola per cambiarle. Poi, non ho avuto più voglia di andare avanti, ma è arrivata la notte, fuori segna sedici gradi. Non posso dormire su un materasso nudo, per coprirlo allora, stendo una copertina rossa leggera, morbida ma calda, di quelle che si usano in inverno sul divano.
Con la schiena nuda però. Ho freddo. Starnutisco. In questa notte fredda senza vestiti.
Prendo il lembo della coperta e me la avvolgo attorno. Con le ginocchia al petto. Sembro un baco da seta rosso.
Che bizzarra immagine: un baco non sarà che un bruco, che nel suo bozzolo ancora, lotta e lotta per crescere e bucare le pareti.
Ma io non so, non so se voglio vedere fuori. Perché non posso scegliere se rimanere un baco o diventare farfalla? Non mi è concesso.
I bachi se non lottano, se non vogliono, se rifiutano di crescere e diventare farfalle, muoiono.
Ma io questa notte, non voglio volare e conoscere il colore delle mie ali.
Non sarò una farfalla, neppure una crisalide.
Qui. Nei miei fili che mi avvolgono. Solo qui. Per sempre.

mercoledì 10 giugno 2015

Festa della musica 2015

Anche quest'anno sarò presente al più grande appuntamento musicale bresciano, con l'orchestra Musical-Mente, il trio Les nuages, la Busker band e, per la prima volta, l'inedito e raffinatissimo duo acustico Eritha.
Non potete perdervi la prima!
Eritha:
www.facebook.com/Erithamusic