Preferisci la formica o la cicala?
Io preferisco la cicala, ma ho bisogno della formica. Ho bisogno che mi sgridi, solo un po', non troppo.
Sdraiata su un grande asciugamano, mi addormento, col libro aperto accanto, le fronde che si muovono dolcemente adombrandomi, le formiche che mi fanno il solletico, l’erba che mi punzecchia le braccia.
Quanto tempo passa? Non lo so. Mi risveglio pensando: “Sono felice”.
Apro il libro e, la prima frase che leggo, dice che la consapevolezza porta alla felicità, quella vera che abbiamo dentro, indipendentemente dagli eventi esterni.
Il venticello mi fa i dispetti: sfoglia le pagine quando non dovrebbe, cerco una posizione comoda per leggere, mi giro e mi rigiro. Uff! Le formiche… uff, i capelli che mi vanno in faccia!
Vicino a me, un gruppo di ragazzi chiacchierano parlando del futuro: Erasmus, vacanze, quanti progetti, quante speranze e voglia di scoprire oltre i confini di questo paese!
Alla mia sinistra, un bambino tenta di scappare, felice, al controllo dei genitori. La mamma lo richiama e lo insegue.
Coppiette di innamorati passeggiano tenendosi per mano, personaggi sportivi che corrono attorno al parco: ma come fanno? Io scelgo la sonnolenza e la pigrizia piacevole di starsene sdraiati nella pace estiva senza far nulla. Ci vorrebbe solo un ukulele per strimpellare e cantare canzoncine stonate.
Sono la cicala.
Poi il mio stomaco brontola. Ecco: dopo il riposo e il letto, i miei piaceri della vita sono il cibo, l’amore, la musica, la bellezza e la soddisfazione dei sensi.
Ok mi alzo e vado al chiosco. Voglio una merenda seria.

Sono sola, eppure tanto ricca. Mi guardo attorno e sono in tutt’uno con il mondo.
Se venisse la formica a farmi il sermone, le dedicherei una canzone e un paio di patatine fritte, con la maionese.
E poi ci faremmo compagnia, senza criticarci, anzi diverremo grande amiche. In questa briciola di tempo nell’universo dello spazio temporale.
Brescia, luglio 2015.
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