Eravamo in riunione, la chiamarono più volte sul cellulare, ma lei lo spense perché non poteva rispondere. Mezz'ora dopo suonarono alla porta, andò ad aprire. Si sentì parlare, poi si udirono voci concitate, un'esclamazione. La mia collega andò a verificare, noi comprendemmo che era successo qualcosa e ci guardammo, insegnanti, genitori. Tornò solo la mia collega, disse che la direttrice era andata via, perché il suo ragazzo era morto di infarto. La rinunione venne immediatamente sospesa, ma era una cosa talmente incredula che ricordo solo reazioni generali di stupidità, come se si faticasse a comprendere cosa fosse successo. Nessuno diceva la cosa giusta e tanti non parlarono.
Quello fu l'ultimo mio anno di insegnamento in quella scuola. Nan la rividi pochissimo, faceva la forte, perché era forte, ma era peggio vederla andare avanti come se non stesse soffrendo.
Passarono giorni, mesi, secoli e dal sentirci di meno, arrivai al non sentirla più, perchè la vita ti assorbe e purtroppo ti dimentichi delle persone.
Una mattina di ottobre, di punto in bianco, mi arrivò un sms: Ciao Thasala, come stai? Non ho più la maestra di musica, ti va di venire ad insegnare di nuovo qui?
Era Nan. Me n'ero andata per mancanza di tempo, ma forse qualche ora, allora potevo trovarla.
La rividi così dopo tanti anni. Tanti anni, tante cose successe nel frattempo.
Era guarita, aveva avuto un tumore, in quegli anni. Sì, era una parrucca. Davvero? Sembravano capelli veri. Nessuno mi aveva detto niente. Che bello rivederti. Sei fidanzata? Mah, storia difficile, tu? Oh, io sì! Davvero? Non ti avevo chiesto nulla per delicatezza... racconta...
Raccontò.
Quando lui morì, si era ripromessa di non amare più nessuno, non ci sarebbe riuscita. Avrebbe vissuto così, col suo ricordo.
Poi, un mattino di anni dopo, quando il cuore aveva finito le lacrime e la vita proseguiva, nonostante tutto, un giorno, conobbe un ragazzo, il fratello di conoscenti.
Certo, ci fu sintonia, ma nessun altro pensiero. Lui era nella sua memoria, inciso nel cuore come una lapide.
La cosa strana... è che la sua ragazza era morta di tumore, lo stesso giorno del mio, a distanza di mezz'ora, disse.
Quella strana coincidenza li accumunò e iniziarono a frequentarsi, a parlare dei loro amori in cielo, della sofferenza, la solitudine. Loro si capivano. Era come uscire in quattro, noi due giù, e loro due su.
Invece scoprirono di amarsi. Gli "angeli" fra le nuvole, avevano dato a loro un'altra possibilità di vivere ancora, come se avessero combinato quell'incontro di anime, perché finissero di sanguinare, perché i due cuori amassero ancora di emozioni e di vita, e il passato divenisse passato.
Sai, non credo che avrei potuto iniziare una storia con un altro uomo, senza il suo "consenso", disse guardando il cielo. E credo neppure lui con un'altra donna, senza che "lei" lo spingesse. Si era ripromesso di amare solo lei e nessun'altra. In un certo senso è ancora così, ci amiamo, ma amiamo ancora i nostri ex, loro saranno sempre con noi. E' una storia a quattro.
Qualche mese dopo di serenità, lei scoprì il tumore, nello stesso punto della sua ragazza defunta.
Era da poco che stavamo assieme, gli dissi di allontanarsi, non volevo che soffrisse una seconda volta per la stessa malattia, ma lui si rifiutò. Scelse di starmi accanto, correndo lo stesso rischio.
Una sorte difficile, ma andò diversamente dalla volta precedente, perchè Nan si salvò. Mesi di incertezze e di terapie difficili, ospedali, visite, ogni referto medico era un'ansia e una speranza, di nuovo lacrime, paure, ma sconfisse il cancro.
Ora stiamo assieme e siamo molto felici, si trasferisce a casa mia, e pensa, Thasala! In casa sua aveva gli stessi omini dipinti al muro che mi piacciono tanto, sai, quelli che ho da sempre dipinti qui a scuola. Te li ricordi?
Risposi di no.
Guarda, quelli. Me li indicò: figure buffe e colorate di rosso, verde, blu e giallo, su uno spiccato sfondo vivace, che danzavano allegramente. Come un inno alla vita.
Un'altra strana coincidenza, pensai.
O forse no.