sabato 31 maggio 2014

Tempo relativo

Tutto ruota attorno ai numeri, le ore, i giorni, i calcoli. Speranza, gioia e delusione vivono nel conteggio. A ritroso, o avanzando. Una cifra alta, un tempo molto remoto, o tanto ancora da attendere.
Lentamente scalfisce, goccia dopo goccia risucchia la terra arida. Anche la rosa muore.
Io conto con le dita, e se supera il dieci ricomincio.
Chi lo sa, nessuno sa, neppure chi crede di sapere. Tranne me.
Io so, perché riesco a vedere tanto, tanto in là. Una cifra che ancora posso contare con due mani.

martedì 20 maggio 2014

Gli occhi belli

Gli occhi belli sono quelli espressivi, che parlano. Non dipende dal colore o dalla forma. Gli occhi, per essere belli, devono dire cose belle, ma essi non sono in grado di mentire, perciò possono parlare di bellezza se anche i pensieri lo sono.
Le persone invecchiano, la pelle diventa ruvida, i capelli sbiancano, la schiena si ricurva. Gli occhi che guardano il mondo, che guardano i tuoi e portano la propria storia, sono due gemme che diventano ancora piú preziose nel tempo.
Di mia nonna mi ricordo, impressi nella mente, i suoi occhi nerissimi. Non ho mai visto in vita mia degli occhi cosí scuri, anche sotto la luce non distinguevo l'iride dalla pupilla. Diceva poco, lei, ma il suo sguardo era carico di lucente malinconia e di emozioni, di un'intera vita di sacrifici e sofferenze.
Mi ricordo anche di occhi freddi e duri. Mi trafissero da una parte all'altra come una lama, a diciannove anni. Ed erano azzurri, come piacciono a me, ma in quel momento non li trovavo belli.
Mi ricordo sguardi dolci o tristi, o vivaci, oppure ridenti, stanchi, maliziosi.
Ho visto pupille indifferenti e altre preoccupate.
Ho visto occhi azzurri, grigi, marroni, blu, verdi, neri. I miei sono marroni.
Da adolescente mi sentivo dire spesso: "Guardami quando ti parlo". Ma io non volevo che mi leggessero dentro.
Ora non ho problemi a puntare dritto negli occhi. Come si può cambiare! Eppure sono sempre le mie stesse pupille, molto miopi e un po' astigmatiche.
Quando la mattina appena sveglia faccio colazione, non mi metto le lenti apposta per vedere il mondo sfocato ed indefinito, pure la mia faccia è nebulosa allo specchio.
Vivo in un mondo avvolto dalla nebbia, come in un incanto. E mi distraggo, non vedo, inciampo, sogno e dormo in piedi ancora un po'.
Poi mi metto le lenti e le cose si delineano e hanno un senso di esistere. Questi sono i miei occhi, marroni e miopi.
Gli occhi belli, so quali sono, ce li ho impressi nella mente e fanno sussultare, sognare. Bastano loro a renderti felici o a farti sprofondare: sono quelli di chi ami e che, sorpresa, se ci guardi dentro, nel suo sguardo trovi le tue stesse emozioni, i tuoi stessi sentimenti, i tuoi stessi desideri. Anche se sono di un altro colore, anche se sono di un'altra nazionalità.
Sono gli occhi che specchiano il tuo animo, incastonati nel suo viso. Sono gli occhi che ti amano.
Sono questi gli occhi belli.


lunedì 19 maggio 2014

La mia canzone preferita

 

Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I'm waiting for you

With or without you
I can't live
 
With or without you.


Ascoltavo queste parole, nella stanza buia o con le cuffie che alte sparavano nelle orecchie, vagando assente attraverso le strane giornate della mia strana vita.
Che piccola che ero, non avevo in mano nulla. Solo il mio cuore colmo e scassato.
 
Credevo fosse una di quelle follie, quelle canzoni che passate un periodo mi sarebbero piaciute di meno. Ma no.
Mi piace oggi come allora, come tanti anni fa, quando ero inesperta ed innocente.
 
L'ho ascoltata e riascoltata oggi in auto ed ogni battito, ogni ricordo mi è tornato a galla. Tutto quello che sembrava non avere un senso, tutto quello che non capivo.
 
Ancora oggi, non ho risposte, ancora oggi no so. Non capisco.
Ma la vita.
La mia vita di emozioni e di ricordi che ogni giorno mi alimentano il cuore e forse un giorno scoppierà. La mia testa aggrovigliata e le mie vene di sangue liquido, pulsa impaziente di innocente lussuria.
E io non so niente del mio futuro, che arriverà allo stesso modo di chi lo progetta e ci vuole continuamente pensare.
 
Avrò meno paura degli altri di saltare e di rischiare, perché io non ho nulla da perdere. Perché sono una sciocca testa vacua. Con le mani legate. Con il corpo sfregiato.
 
E quando le parole finiscono, c'è la musica.

 

Profondo

1° Viaggio
 
Sono su una strada a scorrimento veloce. Guido ma non riesco a controllare, non ho il controllo sull'auto e viaggio troppo veloce, troppo veloce. Vorrei svegliarmi ma la mia mente me lo impedisce. Cerco di scrivere al telefono ma devo stare attenta a non sbandare, è una corsa che non mi appartiene. Se non sto attenta, potrei schiantarmi e morire. Mi rendo conto di aver mancato l'uscita, e in qualche modo riesco a comandare l'auto e ad uscire a quella successiva.
Sono arrivata a destinazione in stato confusionale, poi però vedo lui, e raccontanto ed abbracciando, tutto dentro di me si placa e mi calmo. Era questo che volevo. Poi mi sveglio.
 
 
 
 
2° Viaggio
 
Prendo ogni giorno il bus per andare a scuola. Ma non sono ricordi, questa è la scuola della vita. Tutto il mondo onirico ruota su questi viaggi e sulla mia paura di aver perso ogni mattina il bus, la mia paura di non arrivare in tempo, non so controllare e gestire i tempi. Ma alla fermata c'è sempre qualcuno che mi dice: "Non è questo, è quello successivo".
E allora mi calmo. Fino alla prossima.
Nel sogno mi ricordo della macchina, non c'è motivo per cui mi rifiuti di usarla, e non so perché io non voglio più guidare.
 
 
 
 
 

domenica 18 maggio 2014

14

Le porte erano numerate, ma io cercavo quelle contrassegnate col numero quattordici.
La mia paura era che dopo quelle porte non ci fosse più ritorno, che il corridoio cambiasse. Che quelle strane stanze a tema su mondi diversi mi intrappolassero senza un ritorno. Ma per fortuna non era così.
 
Tante stanze, tanti quadri.
 
Scappavo. Non sola, ma da sola. Non so chi era ma c'era.
 
Invece sapevo chi era lui e fuggivo, mi nascondevo. Ci cercava. Desideravo tanto diventare invisibile, era l'unica via di salvezza, anche se di solo un'ora.
 
Fuggivo e fuggivo ma non ero sola anche se non sapevo chi era. Paura.
 
Nell'acqua mi sentivo sempre raggiungere, la salvezza era solo un' illusione.
Io passo la mia vita a fuggire.
 
 
 
 

giovedì 15 maggio 2014

Sabato 17 Maggio 2014

ore 20.45 -
AUDITORIUM S. FEDELE - Palazzolo s/O

Concerto per SAN FEDELE

con il patrocinio dell’ Amministrazione Comunale - Assessorato alla Cultura

L. W. BEETHOVEN "Le Rovine di Atene ‐ Ouverture Op. 113"
F. B. MENDELSSOHN "" LAUDA SION "" per Soli, Coro e Orchestra Op. 73

Coro Polifonico "La Rocchetta" Direttore: M° Renzo Pagani
Musical‐Mente Symphony Orchestra "Antonella Landucci" con l'aggiunta di elementi del
"Centro di formazione musicale Riccardo Mosca"
Direttore: M° Davide Bottarelli



domenica 4 maggio 2014

Karma

Trame irrisolte, lezioni da apprendere, debiti da restituire, conti da pareggiare. Ma. Nessuna punizione, solo tanto amore.
Chi lo sa cosa è giusto e cosa sbagliato? Quello che fa bene a se stessi o agli altri? Ma sei sicuro di sapere cosa è bene per gli altri?
Tento e ritento, batto la testa. Giro su me stessa, come un cerchio mi allontano ma poi torno.
Provo e non capisco. Ma brucio il karma. Bocciata o rimandata. Promossa.


 
 
Amore mio, due anime, due classi diverse, corsi diversi, lezioni diverse. Ma forse è necessaria la presenza di ciascuno per apprendere qualcosa.
Per crescere, per rinunciare, per donare, per prendere. Per imparare l'amore. Per imparare la felicità.
Ti aiuterò, com'è difficile.