mercoledì 5 febbraio 2014

Preghiera

Morgan cammina sulle nuvole quando è di buon umore, ma a volte Morgan non lo è e in quei momenti ha bisogno del buon umore altrui.
Per questo nacque "Morgan", uno spazio del blog per radunare insieme tutti gli articoli dedicati ai momenti di gioia e di speranza. Come quando scrissi la Ricetta e feci un po' di Chiacchiere estive per consolare una mia amica.

Questo post però si interroga su come poter guardare la vita cercando di sorridere anche quando non si è in vena di farlo. E non lo scrivo per dispensare consigli, piuttosto, lo annoto per non dimenticarmene.

Ho sempre ammirato le persone che traggono fiducia e speranza dalla Fede. Io non sono molto religiosa, e per Fede non intendo nessuna religione, anche se in teoria dovrebbe essere così. La Fede è invece, secondo me, credere in qualcosa di astratto, e questo è antiscientifico, vuol dire accettare nella vita qualcosa di cui non si hanno le prove, esserne talmente fiduciosi da riuscire ad avere forza e serenità per andare avanti anche nei momenti difficili.

Le religioni nacquero per rispondere alle domande dell'uomo. Una fra queste, da dove veniamo e dove andremo dopo la morte.
La scienza e il sapere riuscirono però a confutare queste teorie e mai come oggi l'umanità vive sconsolata e senza Fede, con il crollo del credo religioso, inghiottiti nella tecnologia, il progresso medico e scientifico e l'industrializzazione. 

Uno dei tanti motivi per cui il buddismo non viene considerata una religione, è perché alla base della sua dottrina non viene posta la domanda comune alle più grandi religioni diffuse nel mondo: "Da dove veniamo? Dove andremo?"

Nel buddismo ci sono delle persone più illuminate di altre perché hanno imparato delle cose, e possono diventare dei maestri, affinché anche gli altri possano raggiungere la pace e l'illuminazione. Come nella vita reale, gli apprendimenti sono diversi e così tutti possono imparare e tutti possono insegnare. Lo scopo del buddismo è di elevare lo spirito. Le lezioni da imparare sono tante, a volte bisogna ripetere più volte per capirne il significato. 
Per queste ragioni i seguaci del buddismo sono considerati agnostici da tutti gli altri credenti di altre religioni e di solito non si mettono in guerra per definirne la supremazia e discutere di un unico Dio, dato che per primi non si pongono il problema e accettano il Dio dalle tante facce e dai nomi diversi.

Ma ha senso al giorno d'oggi la religione?

La religione, non so. 
Io mi definisco agnostica, ma forse sono più propensa al dubbio e a sperare che la vita mi dimostri l'esistenza di un Dio. Di fatto però, vedo che nella quotidianità le persone spirituali vivono meglio per davvero e così vorrei apprendere anch'io. Questo ha molto più senso, secondo me, che imparare le preghiere, andare a messa, confessarsi o battezzarsi, vivere nella paura, nel bigottismo, sentirsi timorosi ed infelici e peggio fare del male alle persone.

Però rimane ancora il scetticismo della Fede: come posso pregare qualcosa o in qualcuno in cui non so se esiste, come avvicinarsi e credere, avere fiducia?

Per questa mia sensazione di essere un po' sbagliata e pure amorale, ho sempre ritenuto un peccato pregare di tanto in tanto solo quando ne ho bisogno per chiedere qualcosa per me. E recitare strofe e ritornelli meccanici mi sembra una perdita di tempo e ancora più innaturale. Così ho sempre preferito non pregare del tutto. Ho pregato poche volte in vita mia, e solo per chiedere qualcosa per gli altri, perché così non mi sembrava di fare un affronto nei confronti di Dio, da cui la vita e le difficoltà mi hanno un po' allontanata.

Tempo fa lessi un libro che consigliava, a chi vuole cominciare a pregare, semplicemente di ringraziare.

Non importa se all'inizio si è scettici e non si sa quale Dio pregare. Ringraziare per qualcosa di tangibile, che si ha, è più facile anche per chi è scettico o si sente distante e in colpa, e non si rimane delusi se le richieste non vengono esaudite.

Capii il senso di questo consiglio ma dimenticai spesso di metterlo in pratica, ritenendomi già abbastanza spirituale solo per il fatto di rispettare le anime altrui, gli animali e impegnandomi a non fare del male. Da un punto di vista religioso, se poi mi pento per quelle due e tre cose che ho fatto, potrei finire dritta  in Paradiso.

La tecnologia e internet, strano a dirsi, a volte si rivelano quanto di più spirituale una lettura possa dare. 

Passeggiando qua e là in rete, ho incontrato un gruppo di persone che ogni giorno si riuniscono su di una paginetta per ringraziare pubblicamente di qualcosa. Semplicemente condividono la gratitudine e non chiedono nulla. Questo è il contenuto di questa pagina, nata dall'aggregazione di tante persone che diventano un numero sempre più crescente.

Quella sera ero un po' giù, lessi qua e là qualche ringraziamento e mi tornò un po' il sorriso.

Uno ringraziava di essere in salute e di essere tornato a casa e di potersi riposare. Un altro ringraziava che i figli stessero bene. Altri di avere degli amici. O di avere una casa e da mangiare. O magari di avere un lavoro, qualche successo o incontri e sorprese inaspettate nel corso della giornata.

Ho provato anch'io a cercare dei motivi dalla vita per ringraziare. Ne ho trovati tanti. E poi ho provato a ringraziare le persone per qualcosa. 

Ringraziare le persone è più bello perché gli effetti sono immediati: innanzitutto oltre a scaldare il proprio cuore, si scalda quello di chi ha donato. E' un piccolo, ma potente mezzo di comunicazione che dovremmo esercitare tutti i giorni. Tutti noi potremmo sforzarci di pensare a qualcosa che abbiamo ricevuto, andare dalla persona interessata e dirle: "Grazie per quello che hai fatto". Magari scegliere una persona diversa al giorno e quando finisce il giro ricominciare ringraziando per altre cose. Le conversazioni cambiano immediatamente, le relazioni migliorano e ci si addormenta più sereni.

Non dovrebbe essere una cosa forzata, però, dovremmo sentirci grati per davvero. La mia esperienza è stata quello di ricordarmi di qualcosa che davo per scontato, e rendermi conto che stavo ricevendo.

Oggi non scriverò i ringraziamenti che ho fatto alle persone interessate a cui mi sono rivolta, voglio solo condividere con quanti leggeranno questo post le cose per cui sono grata alla vita. 

Io ringrazio (non so chi) per essere nata bella e sana, con la testa , delle capacità, per avere avuto una mamma premurosa e delle sorelle e un fratello. Non sarò mai sola al mondo. Ringrazio mio padre per avermi portata in Italia e allontanata da un destino difficile, se fossimo rimasti al mio paese ora non sarei appunto sana e chissà se sarei ancora viva. Ringrazio i miei genitori per avermi consentito di studiare pianoforte da piccola e di avermi così fatto scoprire e avvicinato alla musica, quella che poi è diventata la mia strada.

Cercherò tutti i giorni di pensare a qualcosa per dire grazie.
Sapete, alla fine fa stare meglio. Instilla fiducia e speranza, avvicina alla spiritualità, come le persone che pregano.

Ma forse ringraziare è già una forma di preghiera.


2 commenti:

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    1. Quello che intendo io è che una volta e forse tutt'ora le religioni creano paura, doveri e sensi di colpa. L'inferno e il paradiso sono concetti che creano paura, uno non fa qualcosa per paura, per timore che venga punito, non perché nel suo cuore sente effettivamente la serenità e la scelta consapevole di percorrere una strada anziché un'altra.
      Ma la religione dovrebbe essere pace e spiritualità.
      La scienza è la ragione che calma le paure e concetti assurdi, per fortuna. Spiega e smentisce favole inventate da non si sa chi.

      La religione ha senso di esistere solo se avvicina le persone ad un livello di consapevolezza e di preghiera. Le dottrine, le punizioni e i sensi di colpa non servono a nulla.

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