lunedì 9 giugno 2014

Rosellina

Non sapevo che esistessero rose senza spine. Il detto che “non c’è rosa senza spine”, voleva dire che quando si vuole una cosa bella, bisogna aspettarsi anche dei risvolti negativi, insomma che nella vita non è possibile avere il meglio del meglio o quello che si desidera senza doversi pungere.

Io, che pure sostengo che bisogna sapersi un po’ adattare, non sono del tutto d’accordo con questa visione, penso invece che se si desidera fortemente qualcosa la si può ottenere, che è solo questione di tempo. E la si può ottenere ed esserne felici senza pungere nessuno e senza esserne punti.

Quando avevo circa undici anni desiderai fortemente che i miei mi comprassero il sax, ci impiegai quasi quattro anni per ottenerlo. Ovviamente non passai quattro anni a rompere le scatole ai miei genitori. A volte insistevo, poi mi calmavo, o meglio li lasciavo in pace, poi andavo con le buone, poi promisi di non chiedere più regali per ogni festa per anni e anni. Alla fine mi accontentarono. Perché ci credevo e lo capirono. Questo solo per dire che non ci sono impedimenti al raggiungimento della felicità, a parte noi stessi. La penso così.

Le rose senza spine esistono!

Ne ho tenuta una per giorni nel collo di una bottiglietta di plastica riempita d’acqua ed era pure un po’ sbocciata. Oltre a me che sono sola da poco, era l’unico altro essere vivente a condividere i miei sogni, i miei pensieri e i miei risvegli al mattino, nel mio monolocale in affitto.

Ho solo un tavolo qui, e qui mangio, faccio colazione, scrivo, progetto, suono e studio. La rosellina stava qui con me. Mi osservava fare i mestieri e bere la camomilla da sola o in compagnia. E io ogni giorno controllavo per vedere come stava.

Non ho mai avuto fiori veramente miei, quando vivevo in famiglia, tutti quelli che mi regalavano finivano in un vaso in sala a discrezione di mia madre, non potevo portarli in camera. E la sala non l’ho mai sentita veramente il mio ambiente, era solo la stanza di passaggio, la stanza per gli ospiti. Credevo pure che non mi piacessero i fiori, perché erano regali che non sentivo miei.

Ma ora che sono sola, ero felice di prendermi cura di qualcosa o di qualcuno.
Anche adesso che è sfiorita e sono di nuovo l’unico abitante qui, non la voglio lasciare andar via, non la butterò nello sporco, voglio tenere i suoi petali secchi con me, il mio primo fiorellino.



Un altro scatto, un altro ricordo. 

Storie piccole e grandi di emozioni ed immagini. 
Storie mie. Insignificanti per il mondo, preziose per me.

Mi si gonfierà il cuore di tutti questi ricordi e un giorno non ce la farò e scoppierò.



Ciao, rosellina.




Nessun commento:

Posta un commento