Sabato sera, 29 giugno 2013
- Ti passo a prendere alle 21:45, è troppo tardi?
- Va bene, va bene, a dopo! - rispondo.
Guardo l'orologio: quasi le 21, conoscendola mi schiaccio un pisolino, perché so che passerà per le 22. Punto la sveglia, mi alzo, ma che sonno! E' tardi per tirar buca alle amiche e tornare a dormire? Gli antistaminici mi stendono. Mi preparo e sono pronta per le 22. Arrivano alle 22:10, non ci azzecco mai!
Scendo le scale, mi piace il suono veloce dei tacchi. Mi piace la mia gonna frou frou dai tanti strati di tulle nero. Rimbalzano su e giù quando corro. Sono struccata e tutta vestita di nero. Civetteria e faccia slavata in total black. Come le bambole per bambine oziose in pizzo e complicati fronzoli di Alice, che le colleziona.
Oggi mi sento così.
E' un ordinario sabato sera d'estate fra sole donne. Ma il tempo è autunnale e ci rifugiamo in un pub irlandese. Fuori fa freddo.
Cosa si dicono le donne fra di loro quando non ci sono gli uomini? In fondo nulla di così eclatante. Mi annoierei da sola a ripetere le conversazioni. E poi gli uomini non devono sapere tutto delle donne. Io non vorrei sapere tutto degli uomini. Per esempio: io non so ancora se le mutande e i calzini se li comprano da soli o ci pensano le donne, e non l'ho mai chiesto.
Il cielo smette di piovere e ci ritroviamo a passeggiare per il centro storico, che quasi deserto, con le piazze bagnate e pulite, il vento e le luci, io col naso per aria, mi rasserena.
Io adoro l'autunno, è la mia stagione preferita, perché ricomincia la scuola con tante sorprese e novità... è la stagione della rinascita... E' il paesaggio con i colori più belli: caldi e rassicuranti. Il vento deciso dell'autunno spazza via la polvere e il torpore estivo dalle menti assopite, che si risvegliano e si preparano per un nuovo anno fra i banchi.
La gente si rintana e si ricomincia a preparare le musiche per i concerti di Natale... Le commesse studiano le vetrine per le feste, le maestre i lavoretti da far fare i bambini all'asilo.
Mi piace perché è intimo. Tante immagini: fra le coperte al caldo, i fuochi scoppietanti, le castagne, il letargo, i film rannicchiati sul divano, le bevande e le cioccolate bollenti...
Ma!?!
La scuola è appena terminata e siamo in estate! Non ho ancora fatto in tempo a intorpidire la mia mente dal caldo, non ho ancora la polvere in testa e non sono poi così abbronzata, è il 29 di giugno accidenti... e io sono ancora più fuori fase del solito. Perché i miei pochi punti certi della vita si sono messi a ballare e a disubbidire alle regole della natura? Adesso dovrei sudare e invece sono in giro con addosso tre strati di maglie!
Vado in crisi così.
- Sole, sole! Domani? Piscina? Ci sarà il sole? - invocano le ragazze.
Questo è un angolo di piazza Paolo VI:

Siamo sedute sui muretti quando si avvicina a noi una traballante combriccola di ragazzi e uno di loro ci chiede:
- Ragazze, posso fare una foto con voi che oggi è la mia ultima serata da single?
I suoi amici sghignazzano. Ci mostrano delle foto che hanno appena scattato di lui con delle anziane signore dai capelli bianchi che hanno benevolmente acconsentito.
- Non mi sembri felice di sposarti - osservo.
- Oh! Tutti che ti dicono la stessa cosa! - gli dicono i suoi amici.
- Ma no, ma no... Io voglio bene a Fabiola... Fabiola quando le voglio bene. Fabietta quando me la da. E Fabio in condizioni normali. Dai che così ho un ricordo e domani vi carico su Facebook... sorridiamo... grazie eh!
- Comunque non è con me che si sposa, eh! - precisa un suo amico.
Una mia amica ride divertita. L'altra scappa perché non vuole essere immortalata in momenti imbarazzanti.
Solo quando stanno per andarsene esclamo:
- Che hai in testa? Me ne sono accorta ora! Perizoma?
Vanno via ridendo e dicendo cose senza senso come quando sono arrivati.
Penso al futuro sposo e un quesito mi passa per la testa:
- Ultima serata da single. Ma se sta per sposarsi non è tanto single...
Matrimoni. Faccende complicate.
La cosa più importante però è che da domani gireranno in rete delle foto di un avvocato e di una musicista con in mezzo un tizio con un perizoma da donna rosso in testa.
Magari ci porterà fortuna, chi lo sa!
***
Domenica, 30 giugno 2013
Il clarinetto non è il mio strumento preferito. E poi è talmente piccolo e oscuro (è nero) che spesso non lo trovo. Di certo non è colpa mia che cerco sempre di togliermelo dalla visione e lo nascondo in posti che poi non ricordo di aver conosciuto.
Comunque, se a mezzogiorno del giorno stesso in cui dovresti suonarlo non lo trovi, e le prove sono alle 15, un po' ti viene il pensiero di cercarlo. E se alle 13 poi non trovi nemmeno le parti, ti viene il pensiero di cercare pure quelle. Dopo pranzo però: prima i bisogna primari.
E va tutto bene. Le cose non spariscono: sono per forza da qualche parte, saltano sempre fuori, bisogna avere fede!
Ho talmente tanta fede che decido di sfidare la sorte e di vestirmi interamente di viola, biancheria annessa. Questa cosa che non bisogna portare il viola negli spettacoli non l'ho mai creduta, e poi pure Shakespeare ha scritto un'opera con la protagonista che si chiama Viola. Non c'entra niente lo so: era per dire che lui non temeva di portare in scena il viola. Non so se mi spiego...
Sono una ragazza fiduciosa della vita ma non così scema da guidare quando posso farne a meno. E' sempre quando devo esibirmi che stendo i pali e prendo i muretti. Così mi faccio portare dalla mamma. E poi sono vestita pure di viola, non si sa mai...
***
Sera.
E' andato tutto bene, siamo stati un bel quartetto. Il viola non porta sfortuna: lo sapevo. Mi sono così divertita!
Scendo in cucina, la cena c'è già. Ma mi chiede lo stesso:
- Vuoi pasta o riso?
Oggi, domenica 30 giugno, non deve tenere le nipotine, le mie sorelle non ci sono e io mi sento raramente figlia unica.
Sinceramente:
Sinceramente:
- Ho voglia di pasta - rispondo.
Lei non batte ciglio e tira fuori un'altra pentola un po' più piccola. Taglia le verdure ma non i pomodori, perché quando le mangio poi mi vengono le chiazze rosse. Io mangio la pasta, gli altri il riso.
E' venuta pure a prendermi quando ho finito di suonare. E prima di uscire, davanti allo specchio che mi rimiro, accigliata mi dice quasi sempre:
- Devi suonare? Il tuo vestito è un po' stropicciato però. Te lo stiro.
Per lei i miei vestiti sono sempre tutti stropicciati. Per me vanno sempre bene.
Lo so che sono grande.
Lo so che so cavarmela da sola.
Che non mi chiede mai dove dormo, quando non torno a casa la notte.
Che così spesso si appoggia a me.
Ma certe volte.
Ho così voglia di sentirmi bambina.

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