Oramai sono cinque mesi che vivo sola. All'inizio non era grandissimo il cambiamento, di giorno conducevo la mia vita di sempre e nei luoghi di sempre. Cambiava la notte perché dormivo da un'altra parte e un po' del tempo libero andava nei mestieri casalinghi. Studiavo e pranzavo da mia madre e a cena non ero quasi mai a casa, tant'è che non ho acceso il frigo fino a giugno.
Era bello i primi tempi fare acquisti di lenzuola, asciugamani, piccole cose per la casa, dalle presine al frullatore, alla scatola per le bustine del tè, e persino scegliere il secchio e i detersivi. Negozi che una volta potevo guardare solamente, ora erano diventati più interessanti di quelli d'abbigliamento. Ora ci entro per guardare di tutto, si trovano profumatori per la casa (adoro l'aroma di muschio bianco) vassoi a fiori, scatole per i biscotti, tazze, grembiulini, contenitori colorati e graziosi timer a forma di coccinella.
La prima spesa al supermercato non si scorda mai. Io acquistai biscotti, miele e tè per la colazione, ed ero eccitata di metterli via in una mia dispensa.
C'era la trafila per gli allacciamenti, il cambio di residenza, l'indirizzo nuovo da mettere assieme alla patente, sul libretto di circolazione, sulla tessera elettorale.
Persino le prime bollette intestate a nome mio avevano il significato dell'indipendenza. Per me fu stranissimo vedere le buste provenire dall'A2A con sopra il mio nome e un nuovo indirizzo.
Con l'inizio delle vacanze scolastiche e quindi più ore passate a casa, poi, accessi il frigo, e quello fu il primo segnale incisivo che fa rendere il posto in cui vivi una casa. La prima cosa che notai è che a stare da sola, mi capita spesso di scordarmi di consumare in tempo le cose da mangiare, mentre prima avevo il problema opposto, cioè che se non mangiavo per tempo qualcosa che vedevo, magari il giorno dopo non c'era già più.
Poi c'è la questione dei piatti, che quando finiscono le stoviglie mi tocca per forza lavarle, mentre prima lasciavo bicchieri e piatti nel lavello e c'era sempre magicamente il ricambio.
Cose banali, direte voi, ma un conto è saperle, un altro viverle.
Ma non sono una viziata e coccolata, è che mi hanno convinta di essere un' impedita. Non è facile crescere con una sorella più grande di sette anni e mezzo, con la passione per la cucina e che è una perfetta cuoca e casalinga, e una mamma che fin da piccola ti consiglia di prendere esempio. Qualsiasi cosa facessi io, in confronto, era un gioco alle padelline contro l'arte di un chef, così ho sempre pensato che la cucina fosse un luogo complicato e ostile e ho sempre cercato di deviare il percorso e di accedervi solo per mangiare.
In questi pochi giorni che mia madre è in vacanza, e mi ritrovo a dovermi occupare da sola a cercare cibo invece, scopro che mi piace tagliare le verdurine e cucinare piatti semplici e sani. Non basta fare da mangiare, per me il cibo è un matrimonio fra salute e sapore, non per nulla si dice "arte" culinaria e non "sport" culinario.
Un mio ex già mi fece notare anni e anni fa, che sotto sotto mi piaceva cucinare, quando gli dissi che il risotto lo facevo solo con il brodo fatto da me, con acqua, sale e verdure, che non usavo mai il dado per cucinare. Che anche per il sugo non usavo mai passate o pomodori pelati, ma che tagliavo i pomodori freschi e se non c'era tempo, piuttosto mangiavo una buona pasta con olio o burro e parmigiano.
Anche con mia madre, ho sempre lottato per far prevalere la cucina naturale, almeno per quel che riguarda il mio piatto, perchè sotto sotto non so se sono brava a cucinare, ma ho il palato da contadinella e riconosco un sugo di verdure da uno conservato e venduto in barattoli.
Il mio rapporto con il cibo è sempre stato particolare. Io per la maggior parte del mio tempo, penso spesso a cosa mangiare. Ma non è solo questa la particolarità, vi dico alcuni aneddoti che, quando li racconto, mi dicono che sono un po' strana.
Agatha Christie, la scrittrice di gialli, parla spesso di cibo. Io quando leggo le descrizioni mi viene l'acquolina, è una reazione incontrollabile, ma non è che dica chissà cosa. Per esempio, in un racconto ha descritto una colazione inglese, e quando scrive che il rosso delle uova è "denso, cremoso", io non resisto e per il resto del racconto fatico a recuperare la concentrazione e a seguire la trama. Oppure quando parla dei pranzi di Natale e si mette ad elencare i dolci... Persino nel romanzo "Heidi" che leggevo da piccola, che non è della Christie, io leggevo e rileggevo i passi in cui lei beveva il dolce latte fresco delle capre, con una calda fetta di pane e il genuino formaggio dorato ed abbrustolito fatto in casa dal nonno. Poi non riuscivo più a prendere sonno perché pensavo che volevo mangiarlo anch'io, e anche adesso che sto scrivendo e sono piena perchè ho appena pranzato, ho l'acquolina in bocca al pensiero.
C'è poi un film, "A cena da amici", in cui i protagonisti sono gastronomi e io non resisto quando elencano i piatti italiani e una torta particolare fatta di farina di mais, limone e mandorle. Una strana pasta di polenta e mandorle insomma. A volte ci penso e rimetto su il film solo per risentirne la descrizione.
Ecco, i miei amici dicono che io non sono tanto a posto per queste manie.
Tornando alle vacanze di mia madre che mi ha lasciata sola a procurarmi i pasti, trovo divertente invece, pensare ai menù, programmare i piatti e pensare a cosa mangiare.
Fare la cuocherella è molto divertente, mettere la natura genuina e colorata nel piatto è come dipingere un quadro e sceglierne le tinte e gli accostamenti. Anche metterci l'olio crudo sulla pasta calda e fumante è un gesto molto casalingo, come prepararsi a gustare con calma, forchetta dopo forchetta. Le persone serene mangiano lentamente e con calma. Mi piace ammirare e rimirare le mie creazioni semplici, buone e colorate. Ah! oggi è stato proprio bello pasticciare fra in fornelli.
Gnam gnam!
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