giovedì 23 ottobre 2014

Shhh! Non fare la bambina!

Mi ricordo del perché a volte mi sento frenata quando devo uscire per negozi con mia sorella. Non capisco perché mi dica di abbassare la voce o di zittirmi quando trovo qualcosa che mi piace e allora esclamo felice il mio entusiasmo. Non è che io gridi, solo mi lascio sfuggire: "Guarda questo! Guarda che bello!!!". E lei: "Shhh! Ti sentono!".
Io mi guardo attorno e non vedo gente infastidita... solo curiosa, divertita o indifferente. In verità, quasi non si accorgono di me. Poi lei aggiunge: "Non fare la bambina". E io ci rimango male, non capisco perché essere entusiasti di qualcosa sia riservato ai bambini, gli adulti non si entusiasmano mai? 
Non mi sembra di essere maleducata in quei momenti.

Invece io trovo maleducato chi parla dei fatti propri ad alta voce al telefono, in luoghi pubblici, quello sì, o chi dice parolacce in continuazione, chi arriva in ritardo, chi non restituisce le cose prese in prestito, chi spettegola alle spalle o fuma senza preoccuparsi di chi ha vicino. Non mi sembra che essere felici sia maleducazione, ma, a quanto pare, a molti da fastidio. A molti di quelli infelici.

Ho notato che si parla spesso di autostima e di felicità come requisiti positivi e da raggiungere, poi però quando una persona si dimostra sicura di sè, appagata e felice, la gente attorno bisbiglia: "Io odio quelli che si fanno gli autoscatti". "Ma chi ti credi di essere", "Non fare la bambina", "Cresci".

Così ho analizzato l'origine di questi fastidi.

"Io odio quelli che si fanno gli autoscatti". Chi lo afferma di solito, vuol dire che non se li fa. Certamente a chi piace farseli, come a me, c'è una certa dose di narcisismo ed autocompiacimento, ma fra tutti i difetti, se così li si può chiamare, se la vanità viene espressa in fotografie, non vedo come possa infastidire qualcuno. 

Invece ho capito perché la cosa infastidisce: non sono invidiosi dell'aspetto fisico (magari qualcuno sì), ma si sentono urtati dalla buona autostima sbattuta a loro in faccia. Il fatto che una persona si senta serena col proprio aspetto fisico, gli ricorda due cose: la prima, che è sbagliato piacersi. Magari pure loro si piacciono, ma gli è stato insegnato che è sbagliato essere vanitosi. Se fossero veramente modesti non si sentirebbero toccati dalla vanità altrui, invece si frenano con una finta modestia e se la prendono con chi si sente libero dal pregiudizio dell'essere vanitosi. La seconda spiegazione è che invece hanno molti complessi sul proprio aspetto fisico e trovano sfogo a denigrare quello altrui, criticando difetti o comportamenti di autocompiacimento, come se si sentissero meglio a sputare un po' del proprio veleno in giro.

"Non fare la bambina, cresci". I bambini sono creature al di sotto dei dieci anni, dopo si chiamerebbero "ragazzini". Caratteristiche biologiche e mentali di questa fascia di età, sono una certa innocenza, una continua sorpresa per tutte le cose che si scoprono del mondo e della vita, un non potere e sapere sopravvivere in certe circostanze senza l'intervento di qualche adulto, come spostarsi da un posto all'altro, firmare, comprare, lavorare, mantenersi... tutte cose ovvie direi. 
 Tutti i bambini, anche quelli a cui viene insegnato a "non dire le cose", tendono ad essere più sinceri, a dire le cose come stanno e a non sapere frenare antipatie e simpatie. A questa età si è più creativi, poi crescendo si impara ad essere diplomatici, il più delle volte per il proprio interesse, a frenare i proprio istinti, a ragionare in maniera "utile" e a dare per scontato il mondo, avendo già scoperto tutto e quindi a non stupirsi più. Però si inizia a lavorare, si affrontano i problemi da soli e si è autonomi.

Io in famiglia ho sempre affrontato i miei problemi emotivi da sola, e da quando lavoro anche quelli materiali. Anzi spesso mi sonno accollata quelli altrui, per esempio, quelli di mia sorella stessa. Per conto mio so procurarmi i soldi lavorando e so fare i calcoli per arrivare a fine mese, rinunciando a qualcosa se serve e, se dovesse essercene bisogno, non mi farei problemi a lavorare di più, facendo la cameriera o la baby sitter extra, o qualcos'altro di onesto pur di cavarmela da sola. Sono in grado di arrangiarmi e di spostarmi senza dipendere da nessuno. Perciò, non mi sento una bambina nel senso negativo. 

I "non cresciuti" sono invece quelli che non sanno prendere decisioni importanti per paura di "cosa dicono gli altri" o di stare da soli, come se non avessero veramente staccato il cordone ombelicale dal controllo e dalle sgrida di mamma e papà. Io invece fin da piccola, questi problemi non me li sono mai fatti: del giudizio altrui non me ne è mai fregato nulla e mi è più difficile tradire me stessa che dovere affrontare la solitudine o l'ira e il pregiudizio altrui. Essere adulti non significa avere ruoli importanti nella vita o guadagnare cifre stratosferiche, se poi si è falsi, si sparla, se poi ci si comporta con ripicche, vendette e ricatti emotivi, come fanno i bambini a cui viene negato un giocattolo.

Molti confondono però, la creatività, il gioco e l'entusiasmo con l'essere "infantili e regrediti". Eppure Giovanni Pascoli stesso, che non era un idiota, spiegava, nella sua poetica del fanciullino, cosa distingue un artista da un non artista: il poeta è semplicemente un adulto che ha conservato il fanciullo che è in se, che tutti siamo stati.
Come vengono descritti gli artisti? Con aggettivi come: "creativo, fantasioso, stravangante", tutte cose che siamo stati da piccoli, chi più, chi meno. 

Io, proprio perché ho ancora un lato infantile sviluppato, legato alla scoperta, ho sempre sete di scoprire, di conoscere le cose e di stupirmi, e questo mi spinge a leggere tutto e dappertutto e ad imparare continuamente, a non considerare la vita raggiunta ad una certa età. Vorrò sempre sperimentare e imparare qualcosa fino alla morte.

Quello che infastidisce i "maturi" dell'atteggiamento entusiasta e "da bambini", è che sotto sotto invidiano la libertà che pure loro vorrebbero. Vivono incatenati in una vita senza emozioni pure e gioiose, senza più "scoprire il mondo", non sapendo più cos'è il divertimento del gioco e dell'entusiasmo. A loro urta vedere un adulto che si diverte o che è felice con poco. Certi adulti non potrebbero mai essere felici neanche con tutto il potere, con tutti i soldi e le attenzioni del mondo, sono delle cause perse, inutile starci dietro.

Chiudo il pensiero del giorno con un aneddotto che raccontavo ieri sera ad una mia amica e che ci ha fatte ridere per un bel po'. 
Siccome sto imparando a produrmi da sola la biogiotteria che mi piace tanto, ero molto felice due sere fa quando, dopo aver capito come si usano certi arnesi e a cosa servissero altri, con delle perline riciclate da vecchie collanine e monili della nonna, a lezione mi sono inventata e costruita i miei primi orecchini. Questa cosa di creare, inventare, progettare, costruire e sperimentare, mi prende totalmente, un po' come le mie nipotine di tre anni quando giocano nel loro mondo.
Siccome i primi esperimenti sono venuti bene, mi sono emozionata per tutta la sera e fino alle tre di notte sono rimasta sveglia a rimirarli: facevo così da piccola, quando mi compravano un giocattolo nuovo e non riuscivo più a dormire perché ero troppo felice. Finalmente, dallo sfinimento, i miei occhi hanno reclamato sonno, ma prima di addormentarmi veramente, mi sono ricordata degli orecchini, così mi sono svegliata, ho acceso la luce e li ho guardati di nuovo. E poi sono crollata.

La mia amica si è messa a ridere tanto quando gliel'ho raccontato e io, che fino ad allora non mi ero resa conto del lato comico del mio comportamento, mi sono messa a ridere pure io.

In fin dei conti, ha ragione mia sorella: sono proprio una bambina!



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