Oggi ho voglia di fare l'opinionista.
Parliamo dei negozi aperti di domenica e della gente che ci lavora?
Prima che qualcuno mi si rivolti contro, dico che, sì: ho lavorato per anni come commessa e come cameriera la domenica, e pure il venerdì e il sabato sera, se è per quello.
Io non è che sono o meno favorevole all'apertura dei negozi e dei centri commerciali, ma trovo che la gente che faccia questo lavoro (le commesse, più che altro) si lamenti troppo e chiami in causa scuse che non reggono. Sapete perchè?
A parte i periodi natalizi o saldi o comunque temporanei, una commessa non lavora sette giorni su sette, il che vuol dire che ha spesso dei giorni di riposo durante la settimana. Mi ricordo che per me questo era bellissimo: fare le commissioni e le spese senza fila e ressa e senza chiedere permessi, solo, se necessario, uno spostamento di turni.
Tante commesse si lamentano chiedendo che per parità (di cosa?) allora anche gli uffici dovrebbero aprire di domenica perché loro devono andare in posta e in banca. Ma perché dovrebbero? Se gli uffici aprissero anche nel fine settimana, per avere anche loro il giorno di riposo dovrebbero chiudere durante la settimana, e come farebbero le commesse ad andarci? E' meglio che le categorie lavorino in giorni ed in orari diversi per far girare il flusso di gente e di attività.
Poi, non voglio offendere eh! Ma per lavorare in banca (per dire) servono certi titoli di studi, che ad una commessa non è richiesto. A me è stato insegnato che se volevo evitare lavori faticosi e poco pagati dovevo studiare, c'era questo sacrificio. Per me non ha senso predersela con chi ha lavorato sodo in precedenza per arrivare ad un lavoro più "comodo".
Mi ricorda quella mia amica (con terza media, commessa) che si lamentò del notaio, che per scrivere e firmare "una letterina" le aveva chiesto un bordello di soldi. Le risposi: "Beh, diventa anche tu notaio, così puoi farlo anche tu".
Ditemi sinceramente, se dopo anni di fatiche, quando gli altri la sera uscivano e avevano già lo stipendio mentre voi dovevate stare a casa a studiare, dare esami e pagare le tasse universitarie, oggi diventaste notaio, e doveste pagare l'affitto di uno studio, lo stipendio ad una segretaria, chiedereste venti euro per scrivere la "letterina"?
Sì, sì, lo so che ci saranno le incavolate con le loro opinioni ma ribadisco: so di cosa state parlando, ho fatto pure io la commessa.
C'è pure un altro punto: comunque nei periodi normali il tetto massimo per lavorare sono le quaranta ore settimanali, il che vuol dire che, mentre uno in ufficio ci sta otto ore al giorno, ed esce che è già sera, una commessa, se anche facesse sei giorni a settimana, lavora un po' di meno in una giornata. Se è in un negozio di un centro commerciale, che chiude tardi, magari ha tutto il mattino o tutta una mezzagiornata libera. Se poi becca un buon datore (ma dalla mia esperienza è spesso reciproco il rapporto, quindi spetta anche al lavoratore disponibile) riesce a far conciliare altre attività. Ho conosciuto un ragazzo che lavora in una catena di un centro commerciale, e mi ha confidato che riesce a fare l'allenatore di pallacanestro in alcuni pomeriggi e il commesso in negozio.
Pure io, quando ho inziato a fare la gavetta come insegnante di saxofono nelle scuole, il pomeriggio, ho potuto agire grazie ad alcuni giorni con turni fissi durante la settimana e recuperando il sabato e la domenica (ma non erano tutte le domeniche, si faceva a turni).
Perché vedete sempre l'erba del vicino più verde e tutte le sfortune a casa vostra?
Io anche oggi lavoro spesso la domenica e pure i mie colleghi insegnanti passano i pomeriggi delle festività a correggere le verifiche o a preparare le lezioni. Io suono quando gli altri festeggiano. Tutti si lamentano di qualcosa, tutti accusano gli altri di passarsela meglio e si fa la gara a chi suda e soffre di più.
Vi hanno insegnato a vivere così? Se non vi piace una situazione, cercate un modo per cambiarla, e nel frattempo cogliete il lato positivo. Ascoltare persone lamentose che pretendono e non vogliono faticare è un po' pesante.
Immagino che adesso ci sia tutto quel discorso dei super laureati che non trovano lavoro, perché c'è crisi.
Lo so che è un brutto momento, ma ne conosco tanti che, se non possono fare il lavoro per cui hanno studiato, non si piegherebbero a farne un altro "più umile". Che vi devo dire, se potete farlo siete fortunati, io preferirei fare un lavoro più umile per avere dei soldi e dignità, che stare a casa disoccupata.
Appena uscita dal conservatorio ho servito ai tavoli, obbedito alle signore, ordinato in negozio, ripiegato gli abiti, pulito e lavato i pavimenti e i bagni per anni. Ma almeno avevo una mia indipendenza economica e non pesavo sui miei.
Sapevo che non avrei fatto quel lavoro a vita, per questo nel frattempo cercavo comunque una via di fuga, ma ero felice di starmene, non so, il mercoledì a casa mentre tutti gli altri stavano nel traffico per correre al lavoro.
Da disoccupata stavo male, invece nel mio primo giorno in negozio, sotto Natale, ricordo che ero estasiata da tutti quegli strass e dalle mille luci in negozio. Ero circondata di bellissimi abiti per le feste e il Capodanno. Avevo fatto amicizia con tutte le mie colleghe.
Tornando al discorso iniziale. Quando vi lamentate perchè dovete lavorare di domenica, però, raccontatela tutta, che avete gli altri giorni di riposo. Pensate ai medici e alle persone che lavorano anche la notte di Natale e su turni.
Volete non lavorare quel giorno per poter uscire e andare al ristorante, o portare in giro la famiglia?
Ma il ragazzo che vi serve la pizza e porta il succo di frutta per il vostro bimbo o la ragazza che vi stacca il biglietto del cinema o per Gardaland, si sta divertendo in quel momento, o sta lavorando per voi? E se iniziassero a protestare pure loro e a chiudere tutti i divertimenti per voi e la famiglia? Come fareste?
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