venerdì 25 luglio 2014

Io e gli altri

Mi piace quella storiella che parla di due cani, uno allegro e fiducioso, l'altro ringhioso e diffidente. Li fanno entrare a turni in una casa degli specchi, il primo cane ne esce felice e contento, l'altro ancora più cupo e torvo. Cosa è successo nella stessa casa?

Entrambi i cani hanno solo visto la loro immagine riflessa, ma il primo ha creduto di trovare tanti altri amici simpatici e contenti di vederlo, mentre il secondo si è sentito attaccare da un branco di cani ringhiosi.

Mi piace anche un'altra storiella che parla di una donna che ogni giorno vede la dirimpettaia stendere i panni, e ogni giorno ne parla al marito, criticando e non capendo perché fossero sempre sporchi. Le sue critiche sono anche derisorie, perché la vicina non è pulita, non sa lavare i panni, non si vergogna ecc... finché un mattino, per la prima volta, vede finalmente dei panni candidi e puliti e lo comunica stupita al marito. Questi le risponde semplicemente di aver pulito i vetri sporchi delle finestre della loro casa. Non erano i panni altrui ad essere sporchi. Erano i vetri della donna che criticava.

Entrambe le storielle riassumono un concetto semplice: noi vediamo negli altri noi stessi.

Il più delle volte i difetti che maggiormente ci danno fastidio negli altri, sono i nostri che non sappiamo gestire. Più facciamo fatica a riconoscerli in noi e ad accettarli, maggiormente ci danno fastidio quando li riconosciamo in un'altra persona. Il mondo attorno a noi, le persone che incontriamo sono il nostro specchio, ed è fastidioso che qualcuno ci ricordi le nostre debolezze.

Questo non accade quando riconosciamo i nostri limiti e ci accettiamo, allora accettiamo anche gli stessi difetti negli altri e li osserviamo con più indulgenza, esattamente come lo siamo con noi stessi.

Ho fatto un esperimento in questi giorni, provando a mettere in pratica il detto che se vuoi ottenere qualcosa dagli altri, devi essere tu per primo a darlo. Ecco, io odio fare le file per uffici e, avendone fatte troppe nell'ultimo periodo ed avendo incontrato anche personale scortese e stressato, ho deciso che per lo meno volevo incontrare tutte persone gentili.

Il primo mattino della settimana mi sono recata presso un ufficio, non sapendo esattamente in quale stanza andare. Riconosco che a volte, quando sono presa dalle mille corse e dai cartelli poco chiari, dalle scadenze burocratiche, dimentico di salutare. Ma sapete che è una parolina che cambia l'approccio? Bisogna essere gentile con tutti, questo lo so. Ma prima era solo una regola, da oggi voglio che sia il mio modo di essere e non di fare, ed esserne più cosciente.

Interrompere le bidelle che stanno chiacchierando non sempre è piacevole per loro, specialmente se vedono una straniera girovagare persa per l'istituto. "Buongiorno, mi scusi, mi sono persa, cerco l'ufficio, sa dirmi, grazie!".

Salii per le scale pensando: "Ma come sono gentili le bidelle di questa scuola!"

All'ufficio la segretaria non mi lasciò molto il tempo di parlare e mi indirizzò immediatamente in un altro ufficio, che mi disse che no, dovevo tornare al primo. 
La prima segretaria mi disse che ero io a non essermi spiegata. Allora decisi di "sfidarla" ed ottenere quello che volevo: la sua gentilezza, e le risposi: "Mi scusi, non sono pratica in queste cose". La signora mutò immediatamente modo di fare e fu paziente e gentilissima nell'ora successiva in cui si occupò delle mie carte.
E così anche la sua collega vicina di tavolo dello stesso ufficio, che intervenne non richiesta più volte, per dare una mano.

Me ne andai pensando stupita: "Sono tutti disponibili in questa scuola?"

Non avevo ancora chiaro che il mio esperimento messo in moto per ammazzare la noia delle file, fosse una precisa tecnica della comunicazione per ottenere esattamente quello che vogliamo, ed era un concetto semplice: "Se volevo che fossero gentili con me e che mi aiutassero con i documenti, dovevo approcciarmi io per prima gentilmente con gli altri e chiederlo come se fosse un favore".

Il giorno dopo di nuovo, "Buongiorno, per cortesia, scusi il disturbo, grazie", più un bel sorriso di comprensione e gratitudine e me ne andai pensierosa: "In questi giorni incontro tutte persone disponibili".

Certo non so se questa regola funzioni sempre, certo sarà che c'è gente gentile a prescindere e non solo con me, sarà anche che mi ero presentata per fare la professoressa. Ma quello che contava è che ad essere educati e ammettendo le proprie incertezze, mi era rimasta la sensazione di benessere a me, prima che agli altri. 

Questi sono solo aneddoti insignificanti. Il discorso è molto più complesso.

Provate a pensare a quello che maggiormente vi urta negli altri. Non è che la cosa vi urta perché non avete la soluzione? Mettiamo che abbiate a che fare con una persona pessimista, che si piange addosso. Se voi foste ottimisti la cosa vi farebbe sorridere e pensereste che magari il vostro ottimismo potrebbe essere fastidioso per quella persona, il che non vi pone in un piano di superiorità e che non c'è motivo per volerla cambiare. Vi sentireste appagati, vi piacereste così e pensereste che avete visioni di vita differenti. Ma alla fine, se l'altra si piange addosso a voi cosa cambia? Fate voi semplicemente quella che l'altra non vuole e migliorate la situazione, se siete coinvolti, oppure prendete le distanze. Nessuno ha il diritto di volere cambiare nessuno.

Ho notato invece, che spesso quelli che si prendono l'incarico di indottrinare e di migliorare la vita altrui, sono loro stessi a non avere la vita serena e vanno alla ricerca di persone con problemi per riordinarle. Invece quelle serene o appagate se ne stanno al loro posto a godersi quello che hanno e sono gli altri a cercarle, a chiedere consiglio e compagnia.

Per questo anche quando riceviamo critiche, e sappiamo più o meno inconsciamente che è vero o temiamo che lo sia, ci sentiamo urtati, perché viene toccata una corda scoperta, mentre quando siamo sicuri delle nostre capacità e dei nostri meriti, le stesse critiche ci scivolano, come se non fossero rivolte a noi ma a qualcun altro. Io per esempio, so di parlare perfettamente l'italiano e non mi urtano quando mi chiedono: "Capisci l'italiano?" o mi apostrofano in malo modo, per il mio nome e il mio aspetto, penso semplicemente che devono ancora conoscermi.

Si sono versati fiumi di inchiostro e spese ore e ore di studio su come ottenere e vincere nella vita, e tutti riportano ad uno stesso, unico concetto: 

Se non credi tu per prima in quello che vuoi e puoi, come puoi pensare che ci credano gli altri.
Se non sei felice tu per primo, come credi di trasmettere felicità agli altri.
Se non ti importa degli altri, come puoi pensare che agli altri importi di te.
Se non dai tu l'esempio per prima, come puoi pretendere che prendano seriamente in conto i tuoi consigli.
Se non ami, come puoi pensare che ti amino.
Se se marcio tu, vedrai negli altri il marcio.
Se sei ricco dentro, vedrai negli altri la ricchezza.
Se sei cattivo, crederai che tutti sono cattivi.
Se sei buono, crederai che tutti sono buoni.
Se sei entusiasta della vita, la vita ti sorprenderà.



Oggi mi sento serena. E questa sarà una giornata serena!


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