Le bambine hanno i codini e le calzette rosse. I maschietti le ginocchia sbucciate e detestano le femmine.
Crescono e crescono e diventano donne su eleganti tacchi e uomini protettivi, che ora le femmine non detestano più.
Si incontrano, si innamorano e poi si sposano, e vissero felici e contenti.
Lui ogni mattina le porta la colazione, e lei ogni sera lo accoglie bella e con il sorriso, con la casa linda e la cena pronta, quando rincasa dal lavoro.
Ma non sempre funziona così, a volte le cose vanno storto.
Non è sempre vero che le bimbe avevano i codini e cercano il principe azzurro, non è sempre vero che gli uomini vogliono proteggerle. Non ci sono stereotipi, il bello del mondo è che è vario, variegato, variopinto. Ma a volte tutti questi colori e sapori finiscono per confondere le aspettative.
Peccato.
Io da piccola ero la bimba con i codini e le calzette, ma avevo anche le ginocchia sbucciate ed odiavo le femminucce. Tutte troppo lagnose! Io partivo "all'avventura" in gonnella e nastri di raso che penzolavano allegramente, provati dalle mie scorribande. E mi piaceva stare con i maschietti, che prendevo a calci e strillate quando mi facevano arrabbiare, il che accadeva spesso.
Quando era la festa della donna mi era venuto in mente di scrivere un post sull'uomo e sulla donna, per poter dire che gli spogliarelli maschili sono comici e le tipe che vanno là a sbavare abbastanza ridicole.
Un anno mi ci portarono, e ricordo che rimasi sorpresa a vedere signore di mezza età, apprezzare sul serio muscolosi ventenni che si toglievano i vestiti per una folla femminile che gridava coinvolta. Io credevo che scherzassero, ma loro facevano veramente. Al momento mi misi a ridere, ma poi chiesi di andar via e per un po' pensai con tristezza alla tenerezza del principe che coccola e salva la principessa.
Sono cresciuta in mezzo a due culture opposte, e non mi riferisco a quella del mio paese di origine e quella del paese in cui vivo. Parlo dei miei stessi genitori, che sono agli antipodi delle idee e della visione della vita. E poi dicono: "Mogli e buoi dei paesi tuoi"... a volte vanno più d'accordo due menti di continenti diversi che persone cresciute nella stessa nazione.
Nella famiglia di mia madre, di stampo militare e occidentale, l'uomo è colui che cede il passo alla donna, le apre la portiera, la protegge e la venera come una regina. Mia madre era cresciuta con una cameriera e un autista personale per ogni componente. Le donne erano quelle colte e un po' altezzose, che non alzavano un dito, dovevano essere fini, pulite, vestite raffinate e tenute a conoscere e a praticare le regole del galateo e delle buone maniere.
Nella famiglia di mio padre, di stampo tradizionale e orientale, l'uomo è colui che prende le decisioni e comanda, la donna è il focolaio domestico che serve il marito e gli cede il passo, che ubbidisce docilmente. Dev'essere anche un po' meno colta per non correre il rischio di rispondergli, ed è tenuta a imparare i lavori domestici per fare bene la casalinga, la moglie e la madre. In casa di mio padre, gli uomini prendevano tutte le decisioni e studiavano. Le donne invece, non era necessario neppure che andassero a scuola: non serviva.
Questo è solo un esempio di pensieri opposti dei miei. Le loro teste si scontrano praticamente in tutti in campi, a parte la politica. Come mia madre e mio padre siano riusciti a sposarsi e a creare una famiglia è un gioco un po' sadico del destino. Noi figli avevamo due possibilità: soccombere nel nulla o sopravvivere nel tutto. In una prima fase della mia vita scelsi la prima possibilità, comportandomi nei fatti come un uomo che non ha bisogno di un altro uomo, ma fragile e insicura come una donna che non può essere donna, poi resuscitai e divenni il tutto, quando accettai la mia femminilità e intuii che anche se sembravano visioni opposte, potevano completarsi anzichè scontrarsi.
Se si prende il meglio da entrambe le culture e si scartano le cose peggiori, ne escono due immagini di un uomo e di una donna migliori.
Io credo che se due persone si amano o almeno si piacciono, le cose vengono da se, non è che l'uomo serve una donna perché è il suo ruolo, ma perché le vuole bene e cerca di fare le cose per cui il suo fisico e la sua posizione possono fare per coccolarla e prendersi cura di lei. E non è che la donna serve l'uomo perché è il suo padrone e lei una schiava, ma perché gli vuole bene, e si prende cura di lui nelle attività femminili che le vengono spontanee, per ricambiarlo delle sue premure.
Chi comanda chi? Nessuno. Lo scopo di una relazione non è delimitare il potere, ma stare bene entrambi. Se una donna vuole ottenere qualcosa può ottenerlo facendo la donna, con la dolcezza che le è innata, più che mettendosi a fare l'uomo, e se l'uomo vuole ottenere qualcosa da una donna, lo può ottenere facendola sentire compresa e amata, anzichè esercitare il proprio potere.
Ed ecco le due culture andare a braccetto, con lui che apre la portiera e accudisce la donna, fine e femminile, e lei che si sente bene e fa riferimento a lui per le decisioni importanti, perché per lei è importante e forte.
Sono fermamente convinta di questo, è per questo che quando un chichessia pretende di darmi ordini e di fare il prepotente con me, senza che io gli abbia dato il permesso, e per lo più neppure fa il galante e si sbatte un po' per me, prendo il lato peggiore di entrambe le culture e devo rispondergli per le rime e prenderlo a calci. Ora che sono consapevole di aver elaborato in conflitti, conoscere le regole del bon ton e della dolce donna e fare tutto il contrario è assai divertente. Mi sembra di essere tornata bambina, quando maschi e femmine si detestavano e io strillavo e prendevo a calci tutti, salvo poi annoiarmi con le femmine e volere stare con i maschi.
Maschilista o femminista? Maschiaccio o femminuccia?
Che bello oggi, a distanza di anni, non dover rinunciare a nulla: prendo tutto, sono tutto, decido io quando, come e con chi essere cosa. A volte mi sento libera e menefreghista come una gatta selvatica, a volte ho voglia di essere mite e di ubbidire le regole come un cucciolo in attesa del suo migliore amico.
Come cane e gatto. Come mamma e papà. Comincio a pensare che, nonostante tutto, dovrei ringraziarli per avermi cresciuta così confusa.
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