Tengo un blog, principalmente per dire quello che penso. Ci sono tanti modi per dire quello che si pensa senza tenerne uno, la maggior parte della gente lo fa, ma io per certi versi, e non me ne vanto, me ne sto un po' sulle mie.
Di solito tendo a non esprimere i miei pensieri, a meno che non mi trovi veramente bene ed in confidenza con qualcuno, e allora chiacchiero e chiacchiero, come se mi piacesse condividere il mio mondo allo stesso modo di quando scrivo sul blog. Oppure lo faccio se mi viene richiesto, o meglio ancora se mi pagano per farlo (per esempio, dare consigli su come suonare, lo faccio perché mi viene richiesto e mi pagano per farlo, altrimenti, non ne avrei alcuna voglia e inclinazione).
Non so se sono nata così o è una conseguenza dell'essere cresciuta in un ambiente numeroso di più persone in disaccordo, per cui era meglio non partecipare al caos, ma so che le discussioni, i litigi, mi fanno perdere il controllo e mi sento come se dovessi dileguarmi e salvarmi, prima che esplodano le bombe.
Mi piace molto leggere i forum e i gruppi di discussione, anche se raramente partecipo. Io leggo le domande e i post da cui scaturiscono le risposte e leggo tutti, ma proprio tutti i commenti. Mi piace sapere cosa passa per la testa della gente, studiare la società, anche se poi non me ne faccio nulla.
Mi lasciano molto perplessa i litigi on line. Davvero non capisco il senso di arrabbiarsi e di perdere il tempo per insultare, offendere e cercare di far prevalere le proprie ragioni con degli sconosciuti. Già nella vita reale non trovo utile litigare in questo modo con chi devo condividere spazi e tempo, ancor meno mi viene voglia di farlo con persone che non hanno niente a che vedere con me.
A parte i forum, a volte anche sotto i miei video di Youtube ho trovato offese e provocazioni di troll, e per fortuna non faccio video con contenuti particolari e a larga diffusione. Di solito mi sono limitata a cancellare, ma spesso anche a lasciare i commenti e passare avanti.
Per me è anche una questione di pigrizia: scaldarsi per un'offesa richiede molte energie ed adrenalina, e forse io mi sento troppo indolente per partecipare alle risse. Perciò, rimango sempre molto perplessa e/o divertita, a seconda degli argomenti di discussione, di come invece siano in tanti a soffrire, arrabbiarsi e a prendere a cuore questioni che poi, una volta spento il pc, non modifica la loro vita di una virgola, se non perpetuare una certa sensazione di veleno e di malumore.
Certo è, che litigare con accanimento e voler averla vinta, scrivendo su di una tastiera, richiede un sacco di tempo.
Questo non vuol dire che io subisca e che sia sempre d'accordo, al contrario. Nella vita reale, con le persone a cui tengo, dialogo molto, dialogo parecchio. Non mi piace lasciare i problemi irrisolti, non mi piace che si ripetano continuamente le stesse dinamiche sbagliate. Mi impegno anche ai compromessi e a capire perché ci si arrabbia, perché non ci si capisce. Se il più delle volte sembra che il mio atteggiamento sia di disinteresse, è perché, in effetti, sono veramente poche le persone a cui tengo così tanto da dovermi impegnare.
Detto proprio così, schiettamente: in generale non me ne frega niente quasi di nessuno.
Sono tanti i forum di discussione che mi fanno pensare. Alcuni argomenti sono pesanti, altri frivoli. Magari pian piano ne parlerò, oggi volevo scrivere qualcosa su un argomento leggero e tecnologico: il dibattito fra gli e-book e i tradizionali libri cartacei, o meglio fra chi preferisce l'uno e chi l'altro.
Ecco, io per esempio in questo "scontro" non ho alcuna voglia di intromettermi, perciò mi sono rifugiata nel mio angolino per dire la mia.
Libro cartaceo o e-book? Penso che uno non escluda l'altro e che, in generale, non condivido l'atteggiamento degli assolutisti.
Quando vivevo dai miei, avevo la camera piena di libri, tutti i miei guadagni andavano là. Da piccola, ogni venerdì pomeriggio, mia madre portava me e i miei fratelli in biblioteca e, da quando ho imparato a leggere, sono cresciuta con l'abitudine di leggerne uno o due a settimana. Ricordo che a certi libri mi affezionavo e mi dispiaceva tanto restituirli, ma purtroppo non erano miei, così, una volta lavoratrice, ho smesso di frequentare le biblioteche in favore delle librerie.
A me piaceva essere circondata da letture, ma dopo un po' ho dovuto smettere di comprarne perché non sapevo più dove metterle. Iniziava a starmi stretta la mia camera, avevo bisogno di ossigeno, tanto più che i libri prendono polvere facilmente, mi sentivo soffocata letteralmente dalla carta e dalla polvere, ma ero affezionata ai miei mondi dietro a quelle copertine, ai miei personaggi rinchiusi in quelle pagine e non volevo liberarmene. Come avrei fatto se una sera, in solitudine, avessi avuto voglia di rileggere un romanzo?
L'e-book fu una bella trovata. Dopo essermi assicurata di averne una copia in formato elettronico per ogni libro che volevo dare via, trovai la forza e il coraggio di fare gli scatoloni e salutarli.
Se penso che il mio trasloco di libri sia consistito nell'infilare in borsetta il mio e-book, anzichè trasportare tutti quegli scatoloni, e che in casa mia ci sono centinaia di libri e lo so solo io, sono a favore dell'elettronica.
D'altro canto, è vero che non è la stessa cosa. Un libro si sfoglia, si annota, si sottolinea, si annusa e si porta in spiaggia senza la paura della sabbia che si infila in granelli nel dispositivo o che venga rubato, o che si rovini sotto il sole.
Un libro vecchio e ingiallito di qualche storica edizione, racconta un romanzo nel romanzo. Un libro mi ricorda la mia infanzia, quando ai compleanni e alle feste varie mi riempivano di libri, enciclopedie ed atlanti. Infatti non li ho dato via tutti: quelli con le dediche, i ricordi e le date, me li sono tenuti.
Perciò sono giunta ad alcune mie personali conclusioni e a convivere con entrambi i formati: nell'e-book reader ci vanno i romanzi, quelle trame di sola lettura per intenderci, mentre per gli argomenti di consultazione, quelli dove si leggono e si rileggono alcuni capitoli e si ha bisogno di sottolineare, è meglio avere il libro tradizionale.
Tenendo conto che se si perde o si rovina un lettore e-book, si perdono centinaia di libri, è sempre meglio avere su altro dispositivo una seconda copia di tutti i files. In vacanza però è meglio portare un paio di libri "normali" in edizione economica, che sono leggeri e meno impegnativi e non c'è il rischio che finisca la batteria e si spenga sul più bello. A casa o nei lunghi viaggi di lavoro o di studio invece, meglio il lettore, si possono portare in valigia tantissimi volumi senza trascinarsi pesi.
Se uno spende molto per leggere, l'e-book è più economico e facilmente reperibile: senza spese di stampa, trasporto e vendita in negozio, lo stesso libro costa anche meno della metà della versione stampata. Io ne acquisto spesso on line e scovo parecchi titoli che in libreria non vendono, e dopo aver pagato arrivano immediatamente via e-mail i links da cui scaricare le mie letture. Risulta perciò anche comodo e rapido per acquistare libri in qualsiasi lingua da ogni parte del mondo, semplicemente con una connessione ed una carta di credito.
Ecco, queste sono le mie opinioni, che non ho avuto voglia di scrivere e condividere con tutta quella gente sul forum che sta discutendo. Meglio qui sul mio blog, a casa mia.
Qui mi sento più serena.
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