martedì 9 settembre 2014

In la minore

Nella mia casetta ideale, in realtà ci ho già vissuto, non in questa vita però.

Era a più piani, con un grazioso giardino e tante margheritine e i fiori delicati.
Con le tende alle tante finestre e la tranquillità e il verde attorno a me, come a voler riposare il capo e il cuore stanco di sera. Come a voler lasciare il mondo di fuori.
Perché quando si sta bene in casa con le persone che ami, non è più necessario trovare diversivi esterni, basta un abbraccio per far scivolare il peso.

Nella mia casetta ci stava tanta musica e silenziosa pace, come una domenica mattina di canti di uccellini alle finestre e grilli estivi nelle notti rischiarate da lucciole. C'erano i libri e le pianticelle, le tovaglie a quadretti rossi e biachi. 
La sera mi piaceva conversare e scambiare idee, vivere nell'affetto e nella gioia, con le poche persone attorno a me. Con la neve bianca di fuori. Vestivo di leggera mussolina chiara, con i capelli raccolti su e le sottane leggere e i piedi nudi. Ma mi sentivo protetta.

Credevo di volere fare grandi cose, credevo di poter essere felice solo con un futuro grandioso. Ma non era così. Credevo di voler scappare e di non essere in grado, di reggere le guerre fredde e i familiari silenzi di una famiglia che non c'è.

Ora, sono così stanca. 
Nella mia casetta, ci vorrei tornare.

Quanto dovrà durare ancora questo viaggio prima di poter tornare a casa?
Quanta nostalgia nei miei pensieri, quanto smarrimento nel mio cuore.
Ho scordato la strada. 

Mi manca la mia abbandonata dimora, mi manca il mio mondo perduto. In questa mia vita, sono una gitana dagli abiti strappati. 



Vestiti che non mi appartengono.




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