domenica 7 dicembre 2014

Tecniche della comunicazione

Il terzo estratto della mia tesi è incentrato sulle tecniche della comunicazione e sulla nascita e funzione delle colonne sonore. Per quanto possa sembrare strano che in un corso di discipline musicali vi sia dedicato uno spazio a questo argomento, fu invece inerente al mio piano di studi, personalizzato con i corsi e gli esami che scelsi. Studiai le tecniche della comunicazione col Maestro Francesco Gatta e dedicammo ampio spazio al ruolo dell'insegnante e alla didattica, su come cioè trattare gli allievi, comunicare con i ragazzi e sapere "prendere" quelli difficili. 
Ma la parte che preferii fu sicuramente la comunicazione multimediale e in particolare quella sulle colonne sonore. Guardammo spezzoni di film, analizzammo pubblicità, sia quella sulle riviste, che in radio e in televisione, ponendo attenzione ad ogni minimo cambio di doppiatore, sfumature di colore nel visivo e messaggi subliminali. Fu sicuramente anche grazie a questo corso secondario che mi venne l'idea per l'argomento della tesi.


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La colonna sonora è una forma di comunicazione.

La colonna sonora di un film o di una pubblicità è uno degli elementi più importanti per enfatizzare o sminuire un momento narrativo. Spesso la musica viene ricordata ed ottiene più successo della pellicola su cui è stata creata, come nei casi di tanti temi hollywoodiani divenuti standard jazz, e come testimoniano le vendite discografiche di raccolte musicali tratte dai film.
Questo breve capitolo introduce qualche concetto sulla tecniche della comunicazione, per poi passare rapidamente alla storia della nascita del sonoro nel cinema muto, spiegandone le funzioni.


La comunicazione
Comunicare significa “mettere in comune qualcosa”, comunichiamo sempre agli altri qualcosa di noi e riceviamo sempre un messaggio dagli altri anche quando non parliamo, il silenzio è già di per sé una forma di comunicazione.
Quando per comunicare utilizziamo la parola, questa è chiamata comunicazione verbale.
La comunicazione verbale è sempre accompagnata da quella paraverbale, ed è l’insieme di tutte quelle caratteristiche che ci sfuggono al controllo quando parliamo. Questi sono il ritmo, l'intonazione, la velocità, l'enfasi, il timbro della voce, le pause ecc…
L’abbigliamento, la pettinatura, il portamento, il modo di camminare, di guardare, di ridere, fanno invece parte della comunicazione non verbale.


Elementi della comunicazione
La comunicazione coinvolge sempre un emittente, un ricevente e un messaggio.


Codice e canale
Il codice è l'insieme dei segni con cui il messaggio viene formulato. Ad esempio l'uso della lingua italiana.
Il canale è il mezzo attraverso cui passa questo codice, che contiene il messaggio.
Nel comune conversare il canale è rappresentato dalle onde sonore. Altro canale potrebbe essere la comunicazione scritta.


I fattori che interagiscono nella comunicazione
Sono l’identità dei comunicanti e il tipo di relazione che hanno.
Per identità si intende il ruolo che intercorre, per esempio se sono colleghi di lavoro, insegnante e allievo, genitore e figlio oppure compagni di classe.
Questi ruoli sono a loro volta differenziati dal tipo di relazione: di amicizia, concorrenza, diffidenza, affetto, conoscenza ecc...
Altri fattori che interagiscono nella comunicazione sono lo scopo del messaggio, il contesto (se ci si trova in un luogo pubblico o privato, al bar o all'università) e il contenuto (l'argomento del messaggio).


I canali della percezione
Quando l’emittente trasmette un messaggio, questo attraversa il canale e arriva al ricevente, che lo può percepire in diversi modi. I canali in cui percepisce il messaggio sono di tipo:
Uditivo, visivo, olfattivo (per esempio un profumo), gustativo (offrire un cioccolatino ad una donna può racchiudere un preciso messaggio), tattile.
Nella visione di un film, la percezione del ricevente è solo uditiva e visiva. Ancora più limitata è la ricezione attraverso la radio, che coinvolge solo l'udito.


La pubblicità
Il nostro vivere quotidiano è costituito sempre più spesso da musiche di film, telefilm, soap opera, videoclip, spot pubblicitari, videogiochi, suonerie, internet.
Al giorno d'oggi, le musiche che bombardano maggiormente i ragazzi sono quelle che passano in televisione, soprattutto negli spot pubblicitari. In uno spot vi è quasi sempre la presenza di musica.
Il vantaggio della comunicazione musicale è che è una lingua multinazionale e non richiede traduzione.


Jingle e Hedline
Jingle in inglese significa letteralmente “tintinnio”, “filastrocca”. E’ il motivetto portante, la colonna sonora di uno spot televisivo. Potremmo considerarlo il leitmotiv che caratterizza un prodotto o una Casa.
Hedline vuol dire “titolo” ed è lo slogan di uno spot, per esempio: “l'Oreal, perché io valgo”, o “Vodafone, tutto intorno a te”.


Target
In inglese, significa “bersaglio”. E’ il tipo di consumatore a cui uno spot mira, in base al sesso, l’età, la professione, per reclamizzare un prodotto.


Il cinema e la colonna sonora
Quando il cinema era muto ed in sala vi era il forte rumore di fondo del proiettore e del pubblico, la musica serviva ad allontanare tutti questi disturbi. Questo ruolo era affidato ad un pianista, che poteva anche improvvisare, o ad una piccola orchestra che eseguiva brani musicali preconfezionati.
Poiché la musica non doveva a sua volta “disturbare” la comunicazione delle immagini in movimento, doveva trovare una coerenza con questa.
Con l'avvento del sonoro nel 1927, venne a crearsi il problema di far convergere o meno i diversi linguaggi in campo. Ne nacquero dibattiti sulla convergenza o divergenza fra colonna sonora e colonna visiva.
Nei film e telefilm di largo consumo, nei film di animazione per il pubblico infantile e negli spot pubblicitari, la colonna sonora di solito è convergente col visivo, viene definita quindi con il visivo.

Se la colonna sonora diverge dall’immagine è contro il visivo, e per capirla va interpretata in chiave di lettura.
Prendiamo ad esempio la scena dello stupro del film “Arancia meccanica” di Kubrik, a cui fa seguito la rissa tra la banda di Billy Boy e Alex. Il visivo ci mostra una scena drammatica e violenta, ma il sonoro ci fa sentire l'ouverture de “La gazza ladra” di Gioacchino Rossini, una musica sbarazzina e non tragica. Il tragico e il comico convivono nella medesima scena. Ciò non sminuisce la drammaticità della scena, al contrario: perché per Alex una situazione di stupro o rissa viene vissuta con leggerezza.
L'utilizzo della musica divergente all'immagine è tipica dell'Opera buffa del '700, quando alla vicenda presentata seria, l'accompagnamento orchestrale contraddiceva.

La colonna sonora viene anche utilizzata per indicare un preciso periodo storico o uno spazio temporale, una nazione o un personaggio, senza necessariamente andare di pari passo con il visivo. Quando il sonoro ha la funzione di fornire più elementi di quello che viene mostrato, viene definito intorno al visivo.
In una trama di un film per esempio, il personaggio racconta qualcosa del suo passato. Ma nella scena dei ricordi non vi sono immagini che ci indichi il luogo e il narratore non lo specifica, è la musica di fondo de’ “La marsigliese” che fa capire di essere in Francia. Così un’orchestra d’archi o di flauti in legno, un clavicembalo, possono suggerire immediatamente il Barocco (caratterizzazione temporale), dei mandolini tremanti a Napoli (caratterizzazione spaziale).

Oltre il visivo. E’ la quarta ed ultima funzione della colonna sonora e richiede una conoscenza ancor più profonda della musica utilizzata. Amplia notevolmente il significato delle parole e dell'immagine, divenendo elemento essenziale dell'espressione multilinguistica.
Prendiamo ad esempio il film “2001: Odissea nello spazio” del 1968, altro film di Kubrik.
Nella scena in cui l'ominide scopre che l'osso che tiene fra le mani può diventare un prolungamento del suo braccio, o un'arma, uno strumento, sentiamo il tribale martellare dei timpani.
La scena a poco a poco si dilata e cominciano le prime battute di “Also sprach Zarathustra” di Richard Strauss.
Strauss compose la musica ispirandosi espressamente ad un testo di Nietzsche:
“Zarathustra scese giù dalla montagna [...] Io porto un dono agli uomini [...] Avete percorso la via del verme all'uomo, e vi è ancora molto verme in voi. Un tempo eravate scimmie e anche ora l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia [...] Ecco, io vi insegno il superuomo”.
Il testo di Nietzshe è convergente con la colonna visiva, ma per essere richiamato alla mente è necessario che lo spettatore lo conosca, e conosca a fondo la musica di Strauss per ricollegarla.



Sonoro intradiegetico e extradiegetico
Per diegesi si intende il contenuto di una qualsiasi narrazione.
La musica intradiegetica è quella che costituisce parte della vicenda, e che in quanto tale viene udita anche dai personaggi (per esempio suoni di carillon o rumori facenti parte della storia, o motivi musicali eseguiti dai personaggi del film), mentre quella extradiegetica ha funzione di commento o di sottolineatura sonora ed implica di conseguenza la presenza di un narratore.


Sigla, siparietto e coda
La sigla è la colonna sonora posta prima di un film o di un programma e ne annuncia l’inizio.
Il siparietto è posto circa a metà di una narrazione ed indica un'interruzione per la pubblicità. E’ molto più breve, informa che è finito un primo tempo, ma che la vicenda riprenderà.
La coda è la colonna sonora posta al termine della narrazione e ne indica la fine. Può essere diversa dalla sigla.


Il silenzio sonoro
La musica è fatta sia di suoni che di pause. La comunicazione funziona sia col verbo che col silenzio.
L’assenza di suono è fondamentale anche nel cinema per creare momenti di tensione o atmosfere incantate. “Shining”, di Kubrik, alterna aspre sonorità ad improvvisi silenzi, ma sono proprio le scene di silenzio quelle che fanno rimanere col fiato sospeso.
Ne' “Gli uccelli” di Alfred Hitchkock del 1963, la scena finale mostra una gran massa di volatili aggressivi che rimangono enigmaticamente quasi immobili. Non vi è musica, solo il silenzio, che in realtà è una sorta di sordo ronzio del motore, è un momento carico di suspense.
Il silenzio assume quindi una funzione sonora.


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