In questo ultimo anno ho dovuto rivedere molto il mio concetto sull’amicizia, mi verrebbe da scrivere quante amiche si sono rivelate inattendibili o false eccetera… ma non voglio fare la vittima, e mi metto qui invece a guardare come mi comporto di solito come amica.
Quello che fanno gli altri non lo capirò mai fino in fondo. Quello che pensano, vivono o hanno vissuto, è un percorso che non è il mio e con fatica, mi astengo dal giudicare, anche se non credo che per ciò io debba essere la figura su cui sfogare il proprio vissuto.
Partiamo da questa storiella: ci sono due persone in barca, tu sei una di queste e stai remando. Pensi: che bella l’acqua, che bella questa giornata di sole, e sono in compagnia… sono felice… compagnia? Sei molto stanco e ti riposi un attimo, e ti accorgi che se ti fermi la barca non va avanti. Attorno a te un paesaggio silenzioso, di fronte a te la persona dormiente. Andavate avanti perché tu remavi. Tu faticavi e ti illudevi che la barca e il viaggio progredisse, ma sei sempre stato solo. Se tu fossi solo veramente, almeno ci sarebbe meno peso e andresti più velocemente, l’altra persona dorme, è un’illusione.
Lessi questa storiella su un libro scritto da una psicologa americana che trattava i rapporti di coppia. Si riferisce a quelle coppie, dove uno dei due fatica tanto per far funzionare le cose, quando un giorno apre gli occhi e si sofferma a riposarsi, si accorge però che l’altra persona non c’era mai veramente stata, che viaggiava da sola.
Io oggi non voglio parlare d’amore di coppia, ma di amicizia, e questa storiella mi serve per paragonare certi rapporti d’amicizia che sembrano andare avanti a fatica. Credi di avere degli amici. Poi quando tu smetti di cercare una persona, quel rapporto si dilegua.
Ho sempre avuto delle amiche e amicizie con cui passare del tempo, chiacchierare, confidarsi. Finché si era “nella stessa barca”. Ma nell’ultimo anno mi sono ritrovata, come nella storiella, più sola che mai.
Che è successo? E’ colpa mia? Sono stronzi gli altri? Sono stronza io?
Ecco, a sorpresa.
Ecco. Onestamente, non credo di essere una grande amica. E’ il mio pensiero su di me, non so se oggettivamente poi sia così.
Ecco. Onestamente, non credo di essere una grande amica. E’ il mio pensiero su di me, non so se oggettivamente poi sia così.
In amore io do tanto e vivo fino in fondo, ma le amicizie le ho sempre viste come figure “interscambiabili”.
Mi ricordo fin da piccola, non avevo la mania della “migliore amica”. Qualche volta mi venne chiesto se volevo diventare “l’amica del cuore”, con imbarazzo… non ricordo cosa risposi. Di solito legavo con la compagna di banco, ma non sentivo con trasporto quel vincolo di “fedeltà” e intensa complicità che vedevo nelle altre amicizie.
L’amore è un rapporto romantico, spirituale e fedele, l’amicizia è un concetto cameratesco, ci sono milioni di persone al mondo, posso avere più amici e amiche senza legarmi a nessuno, l’ho sempre vissuta così.
Probabilmente questi miei pensieri sono filtrati nel mio modo di fare e le mie amiche hanno percepito qualcosa, oppure ho sempre trovato amicizie con persone che la pensavano come me, di conseguenza io ho avuto la stessa importanza per loro, come loro lo erano per me. Nel momento in cui nella loro vita c’è stato qualcosa di più importante, mi hanno lasciato remare da sola.
Mi vedo così. E dalla parte opposta, mi vedo invece bimba, che ci rimanevo male quando in seconda elementare la mia compagna di banco preferì mettermi da parte per essere più amica di altre bambine con i genitori che parlavano bene l’italiano. O quando in seconda media, Francesca preferì legarsi a delle ragazze che facevano già le superiori. Io ero acerba, senza libertà di uscita, straniera, non alla moda, forse la imbarazzavo.
Mi ricordo come se non fossi io, ventenne, di Elisa che disperata mi telefonava alle tre di notte, alle cinque del mattino, io lasciavo il telefono acceso apposta perché era appena stata lasciata e magari aveva bisogno di parlare. Ero io? Così disponibile? Mi sento sempre come se fossi cattiva, non so perché.
Ero sempre io che alle superiori, troncai tutte le amicizie che mi erano state vicine e senza spiegazioni proseguii sulla mia strada, senza più loro. Non volevo più essere fragile e non riuscivo a diventare forte con tutta quella gente che non voleva che cambiassi. Credevo che essere forte equivalesse a comportarsi da stronzi, e che la debolezza fosse perdersi nei sentimenti. Per questo dovevo chiudere col passato, loro volevano che io continuassi ad essere la Thasala “debole”.
C'era Sara. Sempre presa in giro. Quella scena di lei in ginocchio alla capoclasse per farsi ridare il cerchietto. Sara era brutta e un po' ritardata, la prendevano in giro tutte. Un giorno le chiesi cosa avrebbe fatto domenica pomeriggio, per uscire insieme a giocare a bowling e per prendere un gelato. Onestamente, mi annoiai a morte quel pomeriggio, a diciassette anni non era il modo migliore di passare il tempo, ma lei era felice e a distanza di anni penso di avere fatto bene. Quando le mie compagne di classe seppero che ero uscita con la "sfigata", presero in giro pure me.
Chissà cosa avranno pensato di me: Laura, Barbara, quando alle superiori mi allontanai. Che ero un’amica falsa e cattiva. Laura, so che ci rimase così male che pianse e la sua poca autostima che aveva ripreso un po’ con la mia amicizia, crollò del tutto. Barbara mio odiò.
Nei tempi recenti pure una mia amica ha chiuso tutti i ponti con me senza spiegazioni, come ho fatto io in passato con altre persone. La differenza era che io avevo sedici anni, lei oggi trentuno. Non so darle della stronza, forse solo immatura, io oggi forse, dico forse, non so se farei così. Ma io sono immatura in tante altre cose.
Le mie amiche che nel momento del bisogno sparirono? Avevano problemi più grandi di loro probabilmente. Ho tanto riflettuto se anch’io ho fatto così. Ma onestamente, credo di no. Io nel momento del bisogno, se potevo, c’ero. Anche solo con un sms da lontano, se non subito, il giorno dopo.
Penso di essere una buona amica. Forse amo più me che gli amici, tutto qui. Forse sono un po’ troppo diretta e mi infiammo facilmente, ma non ho mai pugnalato nessuno alle spalle.
Sono passati mesi, c’è stata tanta delusione, sconforto, abbandono e solitudine. Le amicizie si sono dileguate da sole, pazienza, me ne farò altre. Altre invece, poche, sono rimaste in piedi. E poi ci sono quelle che ho chiuso io, mica solo gli altri.
Che strano quando credevo che le cose fossero per sempre, colpa delle favole e dei libri con i loro: “E vissero per sempre felici e contenti” e i film con gli idilliaci: “The End”. Mi viene da sorridere. Non voglio pensare che tutto finisca, ma semplicemente, che tutto si evolve.
Come in tante altre situazioni, anche nei rapporti umani conta la flessibilità.
RispondiEliminaIn fondo è la vita stessa ad operare una selezione, finiscono solo le amicizie che non sono mai state tali.
Che cinica la vita eh! ;)
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