Quando una persona nuova mi conosce e dopo un po' sa che suono, la prima curiosità che mi viene richiesta é: "Suoni in qualche gruppo?"
A me questa domanda sembra bizzarra, chissà perché, ma forse sono io ad esserlo.
Cosa bisognerebbe rispondere?
La risposta giusta per me è: "Collaboro con delle persone".
Sapete come mi sento? Come un attore indipendente che viene ingaggiato in qualche spettacolo di teatro o film a chiamata, cioè con una scadenza temporale, e prende una paga per quel progetto. Ma di fatto non è e non vuole essere etichettato come parte di nessun nome, nessun telefilm e compagnia teatrale in particolare.
Ecco: sebbene musicalmente, io sono così, non sono legata a nessuno. Sono Thasala e basta, e non: "Thasala, quella di..."
Io collaboro con alcune persone e, per periodi più o meno lunghi, suono in formazioni, ma fondamentalmente sono sola.
Non suono per la gloria, non mi interessava da piccola, ora che ho poco tempo ancor meno.
Suono per i soldi e/o perché la causa mi interessa, e/o perché mi piaccciono le persone.
Essere musicisti non significa che la passione sia così grande da farlo gratis.
Io suono per i soldi e mi sembra giusto. Ho studiato e pagato tasse e materiali per anni, studio tutt'ora, ho dei titoli accademici riconosciuti, mi devo sempre allenare per essere pronta alle chiamate, direi che non è più solo una passione, ma un lavoro, e i lavori vengono pagati. Giusto? Anche un medico che lo fa per vocazione, per poter mangiare deve farsi pagare.
Così, a meno che la causa non sia molto interessante, non pensiate che mi interessi "suonare per farmi conoscere". Non mi interessa se non mi pagate. Non mi interessa di faticare solo per far sapere che ci sono.
Di questi tempi, i locali, a meno che non siano ambienti di un certo tempo, con vip e turisti, non pagano molto. L'entrata economica maggiore e più semplice viene rappresentata dai matrimoni. Io non intrattengo, non canto, non faccio ballare: tutto ciò comporta un notevole investimento per l'acquisto di impianti e materiali costosi. Bisogna rimanere fino alla fine, caricarsi di pesi e mille cavi, essere sempre aggiornati con le canzoni e la playlist. Certo si prendono centinaia e centinaia di euro in un solo giorno, ma preferisco essere una presenza soft e swing durante gli aperitivi. Mi piace essere lasciata in pace. Forse voi credete che è chi intrattiene che non "lascia in pace il pubblico", in realtà è proprio il contrario. Siccome non ci sono portata, essere al centro dello spettacolo e dover essere divertente, mi richiederebbe uno sforzo talmente impegnativo, che di fatto mi sento io disturbata dagli altri.
Perciò siamo io e il mio sax, nelle serate primaverili, estive, al calar dell'estate, quasi anonimi, accarezzati dalla brezza, dal vociferare della gente che parla e parla (ma qualcuno mi ascolta) ad accompagnare discretamente i rinfreschi degli ospiti e degli sposi, che posano sorridenti ai fotografi.
Gli ambienti cambiano sempre, a volte qualche cameriere mi porta un vassoio
di cibo e da bere, a volte gli sposi mi parlano pure, i fotografi mi
scattano qualche foto mentre soffio e mi esprimo, finisco in quelle immagini, che io lo voglia o meno, ovviamente. D'altronde faccio
parte dell'evento, negli album
delle nozze si mettono anche i musicisti? Non ho mai richiesto quelle
foto. Anche nei video. Quello è un giorno che dovrebbe essere il più felice per loro, e io sono una bella infiltrata in famiglie e compagnie di gente che neppure conosco.
Non è che non interagisco perché sono scorbutica, ma perché non credo che a loro interessi, per i festeggiati sono una lavoratrice e basta, il mio nome non è importante, faccio semplicemente parte di quel pacchetto dell'agenzia che comprende la musica in chiesa, la musica per l'aperitivo e la musica per il dopocena. Alcuni pacchetti più ricchi offrono pure diversi intrattenimenti e spettacoli per allietarli. Siamo diversi artisti che ci incrociamo ogni volta. Veniamo da province e realtà variegate, e poi ognuno, il giorno dopo, si spoglia di quella festività, dei fiumi di alcol e della breve complicità.
Ogni volta va così, ogni volta mille sconosciuti.
Quando gli sposi vanno via e i camerieri sparecchiano e iniziano ad andare nelle sale, siamo sempre io e il mio sax a sparire nel buio, dopo, ovviamente, aver incassato il guadagno.
Un altro modo per farsi pagare con la musica, è finire in qualche orchestra, ma i guadagni sono nettamente inferiori, e poi bisogna interagire con troppe persone: tutti gli altri musicisti.
La cosa più impegnativa sono le prove, il dover rispettare gli impegni, gli orari, la scadenza, cosa che non succede invece quando c'è una data con le basi e devo andarci da sola.
Mi capita anche di suonare senza prendere un euro, a dire il vero.
Siccome non sono portata per il volontariato faticoso (fare cose fisiche) e soldi da dare non ne ho così tanti, faccio quello che mi viene più facile: suonare in spettacoli e concerti per raccogliere i fondi da inviare alle associazioni. Naturalmente il volontariato non va ai locali e ribadisco che la gloria non è una beneficenza. Per beneficenza ed associazioni del genere mi riferisco ai bambini poveri, le persone povere, le donne bisognose, gli animali, cose di questo tipo.
La cosa più bella della musica però, è quando si può farla con persone e amici con cui ti trovi bene. Allora i soldi perdono valore: perché sono momenti di condivisione e arricchimento emotivo e personale e non serve essere pagati. Mi piace molto provare qualche brano con i miei amici, poi uscire a bere un drink e chiacchierare di sè e della vita. Suonare assieme è solo un'alternativa all'andare a prendere un gelato, fare una passeggiata o una vacanza in compagnia.
Sono amici e non solo un gruppo con cui provare ogni settimana in qualche cantina per poi andare a caccia disperata di serate e notorietà. Ho già dato per anni in gruppetti del genere: va bene a vent'anni, ma dopo non si ha più tempo e voglia di accollarsi pure lo stress di un leader, che decide i brani, come suonare e cosa fare. Per questo motivo le mie formazioni, o meglio collaborazioni, sono di poche persone: due, tre. Quattro al massimo. La mia amichetta pianista, la mia amichetta attrice, i miei amici cari, cose così. E capita anche che con gli amici faccia eventi retribuiti o per beneficenza.
Suono con tantissima gente, ma non mi sento di appartenere a nessun gruppo. Io sono Thasala sola, e basta.
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