mercoledì 12 settembre 2018

Nuove esperienze, vecchi ricordi




La scuola é cominciata, intanto la settimana scorsa ci sono stati gli esami di ammissione per la scuola media ad indirizzo musicale. Non ero mai stata in una commissione, né per gli uscenti, né per gli aspiranti entranti. Ho cominciato l'esperienza con gli aspiranti.

É stata un'esperienza nuova e carina, anch'io tanti, tanti anni fa ero una ragazzina che sognava di essere ammessa al conservatorio. Voi attuali professionisti ve li ricordate i vostri esami di ammissione? Io sì, per filo e per segno: mi ricordo in quale aula si svolse, la disposizione dei mobili e dove erano seduti i tre insegnanti: quello di strumento, quello che mi provó l'intonazione e il ritmo e quello che mi fece le domande:

- Quanti anni hai?
- Quindici.
- Da quanto tempo suoni?
- Sette mesi.
- E quanti giorni?
- ...?
- Chi é il tuo insegnante?
- A.
- Ah sì, lo conosco. Bene cosa ci hai portato?

Mi ricordo che quello di sax mi stette incollato, col fiato sul collo (o almeno questa fu la mia percezione del momento) ed io mi sentii sotto pressione e suonai fuori tempo, quando poi con la coda dell'occhio lo vidi allontanarsi e scuotere la testa, mi ricordai di contare e solfeggiare, mi distesi e finalmemte la seconda metà del brano riuscii a suonarlo correttamente e a controllare l'emissione.

Sempre con la coda dell'occhio lo vidi girarsi di nuovo verso di me, sorpreso. L'esame proseguì con tutti i tre docenti che mi stettero ben distanti, perché la loro vicinanza mi innervosiva e se ne erano accorti.
L'insegnante che mi testó il senso del ritmo approfondì parecchio le prove e andó avanti per un bel pezzo, credo per accertarsi che la mia prima uscita infelice fuori tempo fosse davvero solo una conseguenza dell'emozione.

Venni ammessa seconda su una decina di aspiranti, quell'anno c'erano quattro posti e così cominciò la mia grande avventura. I risultati però non uscirono subito e passai almeno una settimana a sperare, aspettare, piangere e a disperarmi per lo sconforto. Quando vidi il mio nome fra gli ammessi, essendo preparatami al peggio "per non rimanerci male", dovetti persino fare lo sforzo inverso di accettare la realtà che diceva che ce l'avevo fatta, e dopo mi sentii la ragazzina più appagata del pianeta.

Fu un percorso pieno di insidie ed entrare adolescente, passare tanti anni in un clima freddo e accademico di allora, crescere con la visione di competizione, sfide e il misurare il valore di una persona sulle capacità di rispettare le regole e le abilità musicali, fu difficile e più volte fui tentata di gettare la spugna.
Io che passavo il tempo a sognare ad occhi aperti e a scuola venivo richiamata alla realtà quando mi perdevo con la testa fra le nuvole... mi piaceva suonare, ma non ce la facevo a reggere tutto quel percorso. Dei quattro presi quell'anno, arrivai solo io alla fine.
Dopotutto sono la prima a sorprendermi della mia stessa caparbietà.

Da tantissimi anni non ricordavo più quel giorno.
Quel giorno di aspirazioni e speranze.
Sono contenta, dopotutto, di aver stretto i denti e di aver concluso. Di essere riuscita a fare della passione musicale il mio lavoro.

Sorrido a questi bambini e ragazzini emozionati e cerco di metterli a loro agio. La ruota che gira, la vita che avanza e i ruoli che cambiano. Nuove esperienze che riportano a galla il passato... É bello.


domenica 2 settembre 2018

Quel vecchio dubbio


Mi sono sempre chiesta chi, alla quasi mezzanotte del 28 dicembre 2017, avesse interesse ad accedere alla mia posta elettronica per leggere la mia corrispondenza. Io non ho mai cercato di recuperare la mia password, perché ovviamente la conosco fin troppo bene. Qualcun altro ci ha provato senza riuscirci.

Questo indirizzo email, visibile anche su questo blog in alto a destra, è quello che uso per lavoro, vale a dire che è il recapito che dò "a cani e porci".
Lo hanno facilmente tutti: le scuole statali, le scuole private, le accademie, le agenzie. Pure tutti quei servizi che mi fanno arrivare spam e pubblicità a gogo. In passato, quando non ero dedita all'insegnamento statale e facevo altri impieghi, era su tutti i curriculum, ma parlo di anni e anni fa.

Ma cosa potrà mai ricavarci di interessante una persona a leggere le mie lettere? 

Vediamo: richieste di supplenze dalle scuole, prese di servizio. I contratti di assunzione vengono poi caricati sul mio profilo personale del Ministero della pubblica istruzione e non vengono inviati, quindi non è possibile spiarli ottenendo l'accesso alla posta. Oltretutto questi documenti possono essere richiesti e visionati da chiunque per la legge della trasparenza, con indicato il punteggio con cui si è stati chiamati (vengono censurati l'indirizzo e i dati strettamente personali) anche on line. Le graduatorie statali sono accessibili a tutti.

Vi sono poi gli accordi per degli eventi con i privati e le richieste di disponibilità dalle agenzie di spettacolo. Potete leggere le mie risposte positive o negative, i planning, le conferme.
Potreste cogliere le informazioni inerenti alle accademie quali: concerti, saggi, attività degli allievi, laboratori, collegi e riunioni dei docenti. Tutta pubblicità per le scuole dove lavoro insomma, non c'è bisogno di spiarmi per andare a vedere qualche saggio o concerto. Venite, venite, venite ad ascoltare buona musica!

Quindi, non si ricava nessun dato così eclatante per arricchirsi o sapere chissà cosa della mia vita. La casella  che uso con gli amici non è questa. Ne ho almeno cinque o sei, sarebbe una faticaccia recuperare tutte le password, avendole io diversificate, giusto?

Adesso che ci penso, questo è però l'unico posto, oltre a LinkedIn, dove lo si può vedere per iscritto, perché su tutti i social, dove passo un po' di tempo per puro bighellonare, ovviamente non lo posto, mi arriverebbero troppi messaggi inutili di spasimanti e stalker.

Chi ha cercato di leggere aveva interesse a scoprire una corrispondenza precisa che non erano sicuramente i miei messaggi di lavoro, credendo però di trovarla lì. Chi ha cercato di accedere ha avuto il mio indirizzo passando su questo blog o su LinkedIn, ma considerato che i dati di quest'ultimo sono visionabili solo dagli iscritti, e io la mia cerchia di "collegamenti" la conosco, mentre qui sono visibili a tutti, ne deduco che debba essere stato un lettore passato dal blog.

Ora, non so se a distanza di mesi questo curiosone bazzichi sporadicamente ancora qua o mi segua assiduamente. In periodo più recente ho ricevuto una telefonata anonima con cui ho avuto una conversazione strana (l'ho registrata) e forse due volte (una è certa) sono stata pedinata dal Dandy. Magari sono avvenimenti scollegati fra di loro, comunque so di essere sotto osservazione.
Voglio avvisare che sono pronta e in attesa del prossimo passo falso.

Per il resto, potete proseguire col mio intrattenimento senza invadere con mezzi illeciti la mia privacy.

Buona domenica.


venerdì 31 agosto 2018

Gola


Caro diario,

É stato bello il matrimonio di oggi, niente ritardi, ho suonato al mio solito aperitivo e alle 19 avevo già finito. Mi sono fermata a cena e poi sono arrivata a casa prima delle 21. Con un tempo cupo fuori ma in casa bellissimo.
Ho mangiato risotto e tagliatelle fresche, però ho ancora fame, mi sarei mangiata almeno tre di quei risotti lì.

***

Io ho fame!

***

Ho voglia di tagliatelle con gorgonzola.
Pizza con gorgonzola e noci
Pasta con burro e grana.
Lasagne con spinaci e besciamella.
Riso con formaggio.

Uff.

Qualcosa con i funghi.
I funghi sono come l'olio e il formaggio, stanno bene dappertutto.

***




- Io ho voglia -

lunedì 27 agosto 2018

Amuleto

I momenti migliori in cui riuscivo a farti forza erano quando non mi accorgevo che eri a disagio ed ero contenta e felice delle situazioni. Più avanti mi dicesti che fu proprio quel mio naturale atteggiamento a rasserenarti. Ho ritrovato una vecchissima email in cui ti scrivevo che per aiutarti, avrei cercato di proseguire senza abbattermi e fare della mia vita una cosa bella, anche senza di te, ma anche per te, perché io so che quello che desideri fortemente é vedermi sorridere.
Per questo ti scrivo per dirti che sono fiduciosa del futuro e sto bene: ho tante cose belle da fare e quest'anno, senza cavilli burocratici per la casa e le lunghe ed estenuanti lezioni in conservatorio... le ore di studio e i tanti esami... potrò finalmente dedicarmi alle cose che amo e che anche tu ami.
Questa mattina, per esempio, mi sono svegliata alla 6, sono balzata giù dal letto quasi subito e ho suonato il pianoforte fino le 7:30. Dopo un piccolo riposo ho ripreso a studiare le materie per il concorso (avevo interrotto per dei giorni), poi ho studiato un po' di sax, un po'  di clarinetto... Sì lo so che il clarinetto assolutamente non lo ami, era per dire che quando sto bene ho voglia di suonare ed imparare brani nuovi.
La sera, davanti alle tele, quando non esco, strimpello (male) la chitarra e sono orgogliosa persino dei dolorosi calli che mi si stanno formando.

Questo pomeriggio vado a farmi fare un po'  di preventivi per i lavoretti per la casa, la stagione sta cambiando e mi infonde nuove energie e nuove prospettive: la cosa bella del mio lavoro nelle accademie e scuole, é che ad ogni anno scolastico si riparte da zero e non si sa bene cosa possa aspettarmi.

Ho voglia di riprendere le prove col duo Eritha, di fare video e registrazioni, concerti, eventi. Ho voglia di ridere e sperare sempre in meglio. Sono contenta perché quest'anno, con le mie difficoltà, ho riscoperto tante nuove amicizie che non hanno perso tempo a starmi vicino e a sorreggermi: non sono sola. Mi piace uscire, chiacchierare  viaggiare, passeggiare. Sarà un bell'inverno. Tante amicizie e momenti di serenità e piccole avventure. 




Guarda: la porto sempre con me a mo' di ciondolo. La metto anche per farmi la doccia e adesso ha perso le scritte... mi dispiace tantissimo ma, per fortuna, una foto mi é rimasta come ricordo. Credo abbia dei poteri sovrannaturali: una volta l'ho messa nella stessa foderina con dentro l'immagine di Siddharta ed ero tranquilla che lui ti stesse accanto. Quando ho la tachicardia la metto sul petto,  la stringo forte forte al pugno e un po'  mi calma.
É il mio ciondolo preferito.
Mi chiedono sempre cos'è ed io rispondo che é un amuleto. É un amuleto e funziona in bene per davvero!
Una volta usavo la targhetta come portachiavi, ma credo che piaccia più anche a te dove sta lì ora. Al caldo, al morbido, protetto.
Ti proteggo. Grande e grosso come sei... sei pure più vecchio. Ma io continuo a vederti come un bambinone timido.
Che divertente fare l'impertinente con te, mi diverto sempre un sacco a stuzzicare le persone. Era bello vederti spensierato e sorridente.

Pensami forte e serena e sorridi anche oggi.
Ma sorridi anche col cuore e gli occhi. Gli occhi blu belli.
Ti abbraccio.



sabato 25 agosto 2018

1+1 deve fare 2.

Le 02:00 circa, nella notte del 17 agosto 2018. Da casa mia. Quando eri nei casini.
Prima di quel mattino.
Io c'ero.


mercoledì 22 agosto 2018

Reginetta della torre (cartoline)

I miei genitori mi hanno chiamata "Regina", ma io a volte mi declasso a "Principessa", un po' per eccesso di umiltà (è il mio peggior difetto) un po' perché le Regine hanno troppe incombenze che a me non interessano: devono governare il Regno, dare ordini, prendere decisioni, comandare, farsi gli affari del popolo, farsi rispettare e dettare legge. Invece le principesse si preoccupano di farsi belle, vestirsi bene, raffinare l'educazione e le buone maniere, socializzare, farsi gli affari propri e possono occupare il tempo con le amiche, con i divertimenti e la bellezza, suonando sotto le luci colorate che illuminano per godersi il pubblico adorante e gli applausi.

La mia piccola torre diventa sempre più graziosa ed armoniosa: ho scelto le lampade da mettere nella zona giorno. Ci ho riflettuto e guardato a lungo, perché essendo un grande open space, devo metterne quattro che leghino la cucina, la sala, lo studio e l'ingresso, al tempo stesso devono riflettere la mia mente e armonizzare con l'arredamento. In più, tutto questo deve pure tener conto del soffitto in cartongesso. 
Ho visto diversi lampadari che mi piacevano ma pesavano troppo, e il mio paggio che si occuperà del fissaggio mi ha dato istruzioni precise sul peso che posso permettermi.

Alla fine ho optato per quattro semplicissime e bellissime bolle trasparenti in vetro a sospensione, che regolerò ad altezze diverse: la lampadina interna sarà anch'essa grossa e rotonda, creando un effetto "bolla dentro bolla". La sensazione di entrare nella mia torre sarà quella di avere delle bolle di sapone luminose e magiche sospese sulla testa in un grande ambiente già chiaro e arioso di suo.
Saranno stupende con il tavolo in vetro e acciaio e le sedie trasparenti e renderanno ancora più leggera e incantata la mia favola.
Siccome ho ancora diverse cose di cui occuparmi e che richiedono la precedenza, per ora lascio in sospeso, ma sono contentissima di aver finalmente deciso dopo tanto girare. 

Invece, quello che ho fatto subito, è comprare il mobile basso divisore "double-face". Sono belli gli spazi aperti, ma mi piace delimitare l'ingresso per rendere più intima la zona dove suono, studio, scrivo, cucino, mangio, ospito gli amici, pur lasciando passare la luce e mantenere la stanza aperta.

A me piaceva da tempo il modello Kallax dell'Ikea, mi piaceva così tanto che, ogni volta che lo vedevo, mi scervellavo per trovare un modo di inserirlo nell'arredamento, pur non avendone bisogno, e finalmente il modo l'ho trovato!
Credevo di non riuscire a fare tutto da sola: ma le difficoltà aguzzano l'ingegno e sono riuscita a portare il mobile (da montare) da 30 kg in casa, scartando il cartone in macchina e portando su un pezzo per volta. L'ho montato tutto da sola, e ne sono tanto, tanto, tanto orgogliosa! Lo devo ancora allestire ma sarà un amore:




Il modello è quello bianco lucido e i contenitori sono spaziosi e funzionali. E adesso ho un comodo muretto su cui appoggiare le chiavi e magari una lampada calda e soffusa pronta ad accogliermi al ritorno. 

Fin ora non ho ancora scelto i quadri, perché le disposizioni non sono definitive e mancano ancora tanti pezzi, ma adesso che ho deciso quali mobili rimarranno stabilmente, sto incominciando a disegnarli nella mente: i miei quadri saranno unici, non delle stampe in commercio che hanno in tanti. Saranno fotografie, riquadri di ricordi di petali di fiori e fantasie. Disegni, storie ed acquerelli miei. Saranno magari meno belli di quelli pronti in vendita, ma non li potrà mai avere nessun altro.

L'altra bella novità è, dopo il nuovo indirizzo per la patente, quello per la tessera elettorale.



Il giorno in cui arrivò la lettera con la modifica di residenza per la patente, mi ricordai solo della bella avventura in corso. Ma questa volta è diverso: questo indirizzo è sé stesso un'altra nuova avventura. Cambio di seggio, cambio di scuola dove andrò a votare, cambio di abitudini.
Una volta, nel giorno del voto, andavo a pranzo dai miei e poi tutti insieme ci recavamo al seggio. Da oggi in poi dovrò andare da sola in un posto sconosciuto e sono emozionata dalle novità, mi piace scoprire cose che non conoscevo.

Devo cercare le mensole da mettere sulla parete sotto il climatizzatore e ideare il mobile su misura da inserire nella nicchia. A settembre verranno a mettermi le inferriate e le grate. 

Le accademie e le scuole scoppiano di progetti e mi pregusto un nuovo inverno di lavoro e poi tornare nella nuova casa su misura.
Arredare, scegliere, decidere, progettare, vedere a poco a poco formarsi le stanze e assemblare i pezzi cercati e scovati da disparate parti è bellissimo, ho sempre adorato inventare gli ambienti e poterli abbellire. 

La mia torre è una fiaba diversa dalle altre, perché non ci sono antagonisti e streghe cattive. Il mio criterio di selezione è puramente estetico e tutte le cose e i personaggi che vi entrano sono belli da vedere: la mia amica Biancaneve, dalla pelle lattea e i capelli corvini, la pianista con gli occhioni verdi, che si trasforma in donna di legge quando smette di suonare, il bellissimo principe irlandese dagli occhi blu, le spalle larghe e l'arcata sopraccigliare mascolina. Ely, la fatina che parla con i piccioni, le gnomette gemelle, l'attrice bionda dai tanti sogni e la testa fra le nuvole. Qui entrano la musica e l'armonia, l'arte e il buon umore, mentre i soggetti brutti e sgraziati non sono inclusi nella mia fiaba.


Non vedo l'ora che arrivi settembre, quando torneranno "l'attacca-mensole", "l'attacca lampade", il falegname per la nicchia e il signore delle inferriate per cominciare i nuovi lavori. Dopo questi incantesimi rimarrò un po' a corto di magia. Ma a settembre mi trasformo in maestra, di giorno, e con la mia bacchetta compirò incantesimi con tante note musicali che mi porteranno altra nuova magia.

Pubblicherò ancora cartoline.




domenica 12 agosto 2018

Sopra di noi


Una notte, sdraiata sul mio divano e guardando fuori, sul balcone, mi sono chiesta cosa fossero quelle strane luci in movimento, c'erano tanti bagliori colorati. Sfidando la pigrizia, ho acconsentito alla mia curiosità di andare sul balcone e di scrutare bene... così ho scoperto che da casa mia riesco a vedere le luci del Luna Park, della giostra in movimento che per tutta l'estate occupa il grande suolo all'uscita dell'autostrada.
Da allora, a volte, spengo la tele per ascoltare nel silenzio la serata e per seguire i luccichii delle giostre, mentre me ne sto appollaiata, sdraiata, annoiata.

Ieri sono andata a guardare le stelle cadenti, sdraiata ovviamente, c'erano le onde, il vento, i cigni, i sassi, le anatre e le papere a farmi compagnia, e c'era una strana stella rossa che mi incuriosiva. Ho scaricato sul telefono "Sky map", un'applicazione che, puntando l'obiettivo verso una direzione, riesce a localizzarti e a dare i nomi delle stelle, dei pianeti, delle costellazioni, così ho scoperto che in realtà  la stella rossa non era una stella, ma Marte, che Marte era molto vicino al sagittario, che in mezz'ora non era vero che le stelle erano aumentate, perché era il cielo che si era spostato, o meglio la Terra. 
Per tutta la serata, in macchina, lungo il lago, al ritorno in città, ho tenuto d'occhio Marte. 
E niente, riflettevo sul fatto che mi affascina un sacco questa cosa del sole, dei pianeti e dell'Universo.
I pianeti più di tutti. Chissà se ne scopriranno altri ancora... 

Tempo addietro invece, mi sono iscritta per curiosità in un gruppo segretissimo di terrapiattisti. Ma sapete che c'è tantissima gente che sostiene che la terra sia piatta?
Mi turba parecchio perché ci ragiono su un sacco e continuo a pensare che la terra sia tonda, anche ieri l'orizzonte era curvo. Io aprofondisco tantissimo le cose, non vado solo a sentimenti, e poi qui ci vuole la logica, ma non riesco proprio a capire come funzionino certe cose se la terra fosse piatta, come ad esempio i viaggi in aereo. Mi piace leggere i punti di vista degli altri per interesse sociologico... (in sostanza mi piace farmi i fatti altrui), ma loro sono un po'... come dire... sul piede di guerra se fai domande idiote o esprimi dissenso, dicono che la terra é piatta e che non esiste la forza di gravità, così nel gruppo segreto non oso esprimere dubbi, per paura che mi buttino fuori, anche perché avrei riguardo a litigare con un terrapiattista.

Mi piace internet, perché  si scoprono cose nuove, almeno per me.
Per esempio: io non sapevo che esistesse prima l'astrologia dell'astronomia, pensavo che fossero due cose diverse e basta.
Invece l'astrologia e l'astronomia studiano entrambe le stelle, i pianeti ecc... ma nel tempo l'astrologia, antichissima, grazie anche a mezzi più sofisticati, si é evoluta in astronomia, diventando una scienza. Le stesse cose vengono trattate in maniera molto più razionale, con motivazioni  e risultati diversi, distaccandosi completamente dall'antica astrologia.
Mi piace un sacco l'astronomia.

Adesso mi preparo per andare nell'altra stanza perché hanno spento le luci del Parco della Luna, e io scrivevo solo per fare qualcosa qui sdraiata, visto che in televisione non c'è più nulla di interessante.  
C'è  una finestra anche di lá e se lascio alzate le tapparelle posso tenere d'occhio i cambiamenti degli astri.

Mi mette senso di pacatezza e saggezza osservare il cielo, mi porta la mente in un altro ordine di idee e di dimensioni. Mi fa sentire minuscola nello sconfinato e maestoso Universo. 



lunedì 6 agosto 2018

La nuvola che ride

Avete mai provato a sdraiarvi con il naso all'insù e contemplare le nuvole che cambiano forma, che viaggiano, viaggiano e vanno chissà dove? 
Io lo faccio spesso, e nei giorni in cui soffia meno vento ci vuole più pazienza per notare dei cambiamenti.
Da piccola saltellavo cercando di afferrare qualche nuvola. Ma non ero veloce abbastanza perché arrivava il vento e se la portava via. La cullava e portava a spasso per i cieli.
Oggi ho guardato su e lui ha soffiato, era il soffio di una melodia, una brezza che si dipanava come tante parole, tante stelle attorno alla luna, ma la cosa strana era che gli altri sembravano non accorgersene... le persone proseguivano nelle loro faccende senza sentire e vedere. Io però ho sentito, ho ascoltato... e poi ho visto!
Ho visto la nuvola trasformarsi in un sorriso! Ascoltava contenta e serena!

Avete mai visto una nuvola a forma di sorriso?







mercoledì 1 agosto 2018

Nuda verità


Rullo di tamburi potente. Nel silenzio assordante della notte, un'esplosione che frantuma cristalli e zittisce i canti spensierati.

Nella distanza si ode l'eco dei tamburi e piano piano i battiti riprendono il loro ordine.

É un ordine strano e con sé trascina l'assenza. Nuoto e vorrei respirare, ma sopra di me la lastra é di ghiaccio. Vedo il cielo sopra di me ma non é ancora il mio tempo per raggiungerlo.

Nelle aule del conservatorio, ho ascoltato tante lezioni sulle pause. Sul valore del silenzio, sulla difficoltà del seguire un discorso e non suonarlo.

Io corro a cercarti ma la porta non ha il campanello. 
Non ha il nome. 

Torno a casa ogni giorno e spio nella cassetta della posta. Chiudo la porta senza catenaccio, ed é strano perché in sogno non sono mai riuscita a proteggermi dalle persone fuori dalla mia porta.

Non ho più bisogno di proteggermi e non mi importa delle persone che mi additano.

Sono la nuda verità. Hanno più paura della mia nudità che di un guerriero con l'armatura. 

Non tutti eh. Solo gli struzzi, i bugiardi e i vigliacchi.

sabato 21 luglio 2018

Per te

 Thang Cuoi (testo e traduzione)

E' una canzone per i bambini, me la cantava mia madre, una delle poche canzoni vietnamite che conosco. Qualcosa di un passato remoto e di un'antica spensieratezza. E io la cantai anni dopo solo per  un'altra persona.
A volte non riesco a dormire e mi batte forte il cuore, e mi domando se anche tu dormi, se stai bene o stai male. Se sei sereno, se sei felice, se sei triste o preoccupato. Non posso essere lì con te a rasserenarti, ma so che tu conosci il significato delle cose, e anch'io capisco più di quello che mi si vuole fare credere.
Ti è familiare questa ninna nanna. Non ho cambiato la mia opinione e la mia fiducia in te, e anzi oggi ti stimo come non mai, nonostante abbia vacillato in passato.
Ti accarezzo, porta con te questa piccola canzoncina, queste immagini e queste parole del video. Ti sono vicina.
Rasserenati e sorridi, hai bisogno di essere forte.
La luna calante torna sempre a splendere luminosa e chiara in cielo, prima o poi, nonostante le lotte e le battaglie perse, perché è la sua natura e non la si può oscurare per sempre.

E' la sua natura, e non la si può oscurare per sempre.






Bóng trăng trắng ngà
Có cây đa to
Có thằng Cuội già ôm một mối mơ
Lặng yên ta nói Cuội nghe:
”Ở cung trăng mãi làm chi”
Bóng trăng trắng ngà
Có cây đa to
Có thằng Cuội già ôm một mối mơ

Gió không có nhà
Gió bay muôn phương
Biền biệt chẳng ngừng
Trên trời nước ta
Lặng nghe trăng gió bảo nhau:
”Chị kia quê quán ở đâu”
Gió không có nhà
Gió bay muôn phương
Biền biệt chẳng ngừng
Trên trời nước ta

Các con dế mèn
Suốt trong đêm khuya
Hát xẩm không tiền nên nghèo xác xơ
Đền công cho dế nỉ non,
Trời cho sao chiếu ngàn muôn
Các con dế mèn
Suốt trong đêm khuya
Hát xẩm không tiền nên nghèo xác xơ

Sáng rơi xuống đồi
Sáng leo lên cây
Sáng mỏi chân rồi, sáng ngồi xuống đây
Cùng trông ánh sáng cười vui
Chị em ta hãy đùa chơi
Sáng rơi xuống đồi
Sáng leo lên cây
Sáng mỏi chân rồi, sáng ngồi xuống đây

Các em thích cười
Muốn lên cung trăng
Cứ hỏi ông Trời cho mượn cái thang
Mười lăm tháng Tám trời cho
Một ông trăng sáng thật to
Các em thích cười
Muốn lên cung trăng
Cứ hỏi ông Trời cho mượn cái thang

Thang Cuoi
(traduzione di Thasala Phan)

Luna bianca di avorio
Ci sono grandi alberi
C'è Cuoi, ragazzo vecchio, ha abbracciato un sogno
Fate silenzio, chiedo a Cuoi:
"Oh! Perché stai sempre sulla luna?"
Luna bianca di avorio
Ci sono grandi alberi
C'è Cuoi, ragazzo vecchio, ha abbracciato un sogno

Il vento non ha casa
Il vento vola in ogni luogo
Vola senza sosta
Nei cieli dei paesi altrui
Ascoltate, il vento e la luna si parlano:
"Oh! Sorella, dimmi: Dov'è la tua casa?"
Il vento non ha casa
Il vento vola in ogni luogo
Vola senza sosta
Nei cieli dei paesi altrui

Tutti i grilli
Per tutta la notte
Cantano, ma nessuno li paga... è per questo che sono così poveri
Ma la cantilena viene ricompensata
Ecco il cielo, che si accende di mille stelle per loro
Tutti i grilli
Per tutta la notte
Cantano, ma nessuno li paga... è per questo che sono così poveri

Il sole sale dalle colline
Il sole si arrampica sugli alberi
Ma ora ha le gambe stanche, si adagia e si siede qui
Nella luce del sole c'è la gioia
Giochiamo insieme io e te
Il sole sale dalle colline
Il sole si arrampica sugli alberi
Ma ora ha le gambe stanche, si adagia e si siede qui

A tutti noi piace ridere
Se vuoi salire sulla luna
Chiedi al ragazzo Cuoi di prestarti la scala 
Il quindici agosto il cielo regala
Una luna molto luminosa
A tutti noi piace ridere
Se vuoi salire sulla luna
Chiedi al ragazzo Cuoi di prestarti la scala 



giovedì 19 luglio 2018

Dandy

Il tipo in pantaloni e giacca eleganti ieri ci ha pedinate.
Il tipo in pantaloni e giacca eleganti questa sera mi fissava.
Ma non era Lui, era un altro.

Sdrammatizzo.

Solo che io ora ho in testa quella strana immagine.


mercoledì 4 luglio 2018

Venti minuti

Ad oggi sono solo venti.
Cerco di fare del mio meglio, di non barare,  ma mi incespico.
Ore e ore dopo mesi e mesi di blocco, e ne risento perché faccio fatica.
Poi non so neanche se sia il caso, se sia intelligente, se non sia ridicolo. Forse é meglio tacere, ma mi siedo e lì davanti sospiro e ci riprovo.

Ho letto che non é mai sbagliato sbagliare sbagliando.
Quando a sbagliare é Incoscienza, chi se ne frega.

Se incosciente sbagli, incosciente e fesso sei e rimani.

Non cambierà nulla del film che avevo intravisto da piccola, ci ho provato, ma non ho le armi. Quindi va bene tutto, perché  non ci saranno conseguenze.
Non avrà importanza essere viste come fesse per venti minuti o poco più, perciò, seduta sulla sedia senza voce, fisso lì, respiro, e vado avanti.

sabato 30 giugno 2018

Come agli albori

Mi insegni che le percussioni sono musica primitiva primordiale.
Tum... tum... tum...

Il bimbo piccolo in gestazione lo sente, il battito, risponde con la sua musica, il suo ritmo.
Il primo gioco é colpire e battere.
Io lo so, ho udito musica. Tanta "musica"...

Ora guardo in alto e sento battere il cielo che riflette i miei occhi. Cielo oscuro.

Tum... tum... tum...

Chiudo gli occhi e nel silenzio assordante di nuovo ricordo gli albori e quel potente ritmo primordiale.

Che morsa fa.

TUM.

venerdì 29 giugno 2018

Nel buio

Ho ripreso a sognare di notte, ma non é proprio un "sognare", che di solito significa vedere cose belle, piuttosto vedo immagini e sento paure ed angosce che al risveglio spariscono, e ricordo vagamente immagini oniriche, le stesse che si ripetono da anni. Oramai é tanto tempo che non ricordo il mio mondo onirico una volta così sveglio, ora qualcosa é ripreso, ma tutto é mescolato in un unico calderone, come quando nelle telenovele, prima di proseguire, raggruppano in pochi minuti la trama intera di una puntata precedente per ricordare il punto della storia, o come quando la vicenda é finita e ne si vuole fare un unico film, tagliando e ricomponendo le scene per fare  durare il tutto in una pellicola di due ore.
Ecco, vedo così: le stesse o diverse scarpe perse ed io che rimango a piedi nudi.
Le porte che non riesco a chiudere o ad aprire. Le persone che non ritrovo. Una volta erano due trame diverse, ora mi sveglio con la sensazione di un romanzo che non riesco a collegare.
Non ho la certezza  di avere vissuto in due notti o in un'unica.

Vorrei scriverne e capire. Ma non so più scrivere e non capisco.

Non capisco.

Attendo il nuovo buio per domandare spiegazioni ai miei sogni.


domenica 20 maggio 2018

Domenica 20 Maggio 2018




In duo con i "Les nuages" (clarinetto e fisarmonica), saró presente alla cantina Gatta, postazione numero 4.

sabato 21 aprile 2018

Domenica 22 Aprile 2018

Intrattenimento musicale anche domenica pomeriggio e sera.





domenica 15 aprile 2018

Sabato 21 Aprile 2018 - Eritha duo sax e piano


Ci saró anch'io Sabato, in orario aperitivo, con Erica Guastoldi nel meraviglioso duo Eritha. Speriamo  che non piova!



sabato 31 marzo 2018

I giorni (Ludovico Einaudi)

Questo fu il mio primissimo montaggio video, quello con cui imparai ad usare Movie Maker da sola, pasticciando fra fotografie, effetti speciali e composizioni.
Volevo fare ascoltare al pubblico il brano: "I giorni" di Ludovico Einaudi, suonato al pianoforte da me. Prima di suonarlo non l'avevo mai sentito, scoprii dopo che l'autore lo eseguiva più velocemente di come l'avevo interpretato io, non so quale piaccia di più, ho provato in seguito a rifarlo cercando di essere fedele all'originale, ma non mi ci ritrovo, secondo me bisogna calarsi in un altro tipo di stato d'animo.
E' l'unico video, ad oggi, a contenere una lettera che scrissi come monologo da adolescente e che si trova ancora nel mio diario con lucchetto.

Questo era il testo:


Quand'ero piccola persi una perlina di lacrima. Era trasparente e luccicava, sembrava rugiada.
La cercai dappertutto. Nelle amicizie e nei volti degli sconosciuti. Nelle canzoni.
Ma non la ritrovai mai più.

Poi, un giorno, non ero più bambina. Passarono anni e mi dimenticai di tutto. E prevalse la malinconia.
Ma io non capivo il perché...

Amai ma mi dissero che odiavo.
Correvo per perdere le forze.
Gridavo per non piangere.
E scoppiano a ridere senza un perché.
Ma ero troppo piccola per abbracciare il mondo.

Una notte mi ritrovai a fissare lo spazio, quando un astro cadde giù e mi squarciò le pupille. Lo sentti espandersi. Emanava conforto.
Nel mio inutile cuore.

Mi ricordò quello che avevo perso. Era il mio dono innato. La mia cosa più preziosa.

Quel piccolo cristallo scivolato via, era la mia gioia di vivere.
Mi sussurrò di un lungo pellegrinaggio per ritrovarlo. Disse che sarebbe stato faticoso. Disse che dovevo imparare a cadere e rialzarmi da sola. Nessuno sarebbe stato al mio fianco.

Avevo gli occhi sbarrati sulla vita. Quando mi ritrovai ad intraprendere.

Il viaggio.




giovedì 1 marzo 2018

Un corridoio, una ragazza bionda

Voi che ne pensate? 
 
Sono passati diversi mesi, ma mi ricordo ancora la sensazione. 
Era da un anno circa che cercavo casa, quando verso ottobre andai a vederne una, dal prezzo ottimo: 58.000 euro per 98 mq così distribuiti: una sala, una cucina abitabile, due camere da letto, un bagno, il tutto collegato da un corridoio infinito, in una zona considerata "bella" della città.
Andai all'appuntamento con l'agente che me la mostrò, accompagnata da mia madre. 
Subito notai strani particolari: sul fornello della cucina c'era ancora una pentola e nel lavello, ammucchiate, delle stoviglie da lavare, come se ci fosse stato un pasto interrotto e tutto fosse rimasto lì. 
Dentro la lavatrice c'erano dei vestiti. 
La parete del corridoio poco illuminato, era tappezzata di immagini e di fotografie, chiesi incuriosita chi fosse la ragazza bionda che compariva e l'agente mi spiegò essere la figlia del proprietario, ma che da anni e anni non viveva più lì. 
 
Appena arrivata a casa, dissi a mia madre che prendevo quella casa perché il prezzo era irrisorio per un'abitazione così grande, per tutta la notte però, nel letto di casa mia, qualcosa mi agitò e l'indomani glielo dissi. Mia madre subito mi rispose che aveva avvertito paura anche lei durante la notte, e che si era rigirata senza riuscire a prendere sonno, immaginandomi tornare la sera, sola, in quella casa.
Nonostante fossi stanca di cercare, telefonare, prendere appuntamenti e avere a che fare ancora e ancora con altri incontri a vuoto... sospirai:
- Forse guardo in giro ancora l'ultima...
 
Due giorni dopo mi ritrovai di passaggio in zona, accostai la macchina ed esaminai il palazzo dall'esterno, lessi i nomi degli abitanti sul campanello. 
Mentre ero intenta a leggere e stavo per prendere il cellulare per fare una foto ai nomi, arrivò un ragazzo che si diresse verso il portone per entrare, colsi la palla al balzo:
- Scusa, tu abiti qui? - chiesi.
- Sì.
- Ho guardato l'appartamento in vendita... posso farti qualche domanda?
Gli chiesi informazioni: se conosceva chi ci abitava prima, com'erano i vicini, come mai veniva venduta a così poco. E affrontando il dubbio di petto, domandai diretta:
- E' successo qualcosa? Voglio dire... i vestiti nella lavatrice, la pentola, i piatti sporchi nel lavello...
Mi raccontò che erano tanti anni che cercavano di venderla e si stupì del prezzo tanto ribassato, ma mi disse anche che non era uccesso nulla che lui sapesse. Il signore che ci abitava era un tipo tranquillo e non nascondeva nulla, era un vecchio amico di suo padre, oramai deceduto, ed era andato via in qualche altra città senza più essere ritornato.
Gli dissi delle foto della figlia e cascò dalle nuvole: 
- Non sapevo che avesse una figlia!
 
Il fatto di aver parlato con un essere umano in carne ed ossa facente parte del condomio, mi forzò a tornare con i piedi per terra e mi convinsi che, come al solito, avevo lavorato troppo di fantasie e suggestioni. 
Contattai l'agente per informarlo che ero intenzionata a proseguire, pensando che la cosa gli avrebbe fatto piacere, vista la foga che aveva dimostrato per convincermi che era un ottimo affare da cogliere al volo, ma a quel punto iniziò a fare il vago, accampò scuse strane, non era mai in ufficio, era irraggiungibile, prometteva di richiamare, invece non richiamò e sparì. 
Una volta provai pure a raggiungerlo direttamente in agenzia, ma trovai le serrande del negozio abbassato, dubbiosa, controllai gli orari di ricevimento sul loro sito e risultava in apertura. Lo chiamai sul cellulare e disse che era occupato.
Dopo un po' lo lasciai perdere, non capendo molto cosa fosse successo.
Repentinamente sparì pure l'annuncio della casa in vendita, ne comparvero altri , sempre della stessa agenzia. 
"L'avranno venduta" pensai.
 
Mi rimase sottilmente quella sensazione di sinistro e straneità avvertita e mi ritrovai a domandarmi cosa fosse successo, nonostante le parole di tranquillizzazione del ragazzo.
"Perché uno vende casa lasciando i suoi vestiti in lavatrice e le pentole ancora sul fornello? Perché una figlia di cui non si sa l'esistenza? Perché non si riusciva a venderla? Perchè l'agente è cambiato tre giorni dopo?" mi dicevo "Perché la mamma ha avvertito le stesse cose?"

Un mese più tardi passai casualmente in macchina, con mia sorella, vicino a quella via, non le avevo mai raccontato nulla dell'esperienza e mi disse:
- Qui ero andata a vedere anni fa una casa in affitto... ne avevo vista una... ma che paura! Era grande ma... Brrr! Che paura!
-  Questa via? Ti ricordi il numero?" domandai. 
- Ma no... É stato anni fa... 
 
Che ne pensate? Mi faccio fantasie io o secondo voi, può essere successo qualcosa in quella casa?
 
 

giovedì 9 novembre 2017

Sogni

Ci sono episodi e scene nei film che guardo e riguardo e mi distolgono dal reale per calarmi in una sensazione di rassicurazione: le storie con il Natale e le persone che si mettono in viaggio in macchina. Nei film americani, quando qualcuno guida, viene inquadrato un grandioso paesaggio, la strada, l'ignoto e parte sempre una bella musica che dà proprio l'idea delle mete da raggiungere, l'inizio di un'avventura, una nuova vita, o anche un ritorno verso casa.
Così anch'io mi sento una protagonista e parto con le mie solite tre o quattro canzoni come sfondo e mi calo nella grande storia della mia vita, dove sono io il personaggio più importante, l'attrice e non la spettatrice. E mi immagino in una scena importante della pellicola.

C'era "More than a feeling" dei Boston, che ascoltavo e ripetevo all'infinito o in questo periodo "Talking about a revolution" di Tracy Chapman... che belle melodie! E' la chitarra acustica che mi fa entrare nel gusto del tempo e dello spazio contemplativo. Guidare per fare pensieri e riflettere... una calmante sensazione, ma per provarla bisogna guidare su strade larghe, scorrevoli, dove puoi correre, non in città. Infatti io nel traffico non guido mai.

E le scene di Natale? Da piccola non c'era una festa per noi, eravamo in sei come per tutto l'anno. Poi per un po' ho sognato delle feste speciali, calde, ma crescendo ho capito che sono giorni felici dedicati agli altri e non per me, sono periodi da fare scorrere velocemente e poi tornare alla routine, per sentirmi di nuovo parte di qualcuno, tuttavia quando cala il buio e viene il freddo, mi piace guardare dentro lo schermo le storie a lieto fine degli altri, anche se so che sono inventate, dove si può percepire il fuoco nel camino, le luci alle finestre, il tempore dei regali, la neve che fiocca fuori, gli abbracci e i sorrisi che io mi voglio convincere siano veri. Voglio uscire dal mio tempo.

Sono così, uno scoprire sempre cose nuove, un partire per l'orizzonte del destino, ma nel mio nido ho bisogno delle stesse canzoni, le stesse storie, le stesse voci e i volti famigliari per non perdermi, per calmarmi, per sentire il cuore regolare.
Come i faciullini quando si addormentano, nelle immense notti stellate.





mercoledì 16 agosto 2017

Una storia a quattro

Eravamo in riunione, la chiamarono più volte sul cellulare, ma lei lo spense perché non poteva rispondere. Mezz'ora dopo suonarono alla porta, andò ad aprire. Si sentì parlare, poi si udirono voci concitate, un'esclamazione. La mia collega andò a verificare, noi comprendemmo che era successo qualcosa e ci guardammo, insegnanti, genitori. Tornò solo la mia collega, disse che la direttrice era andata via, perché il suo ragazzo era morto di infarto. La rinunione venne immediatamente sospesa, ma era una cosa talmente incredula che ricordo solo reazioni generali di stupidità, come se si faticasse a comprendere cosa fosse successo. Nessuno diceva la cosa giusta e tanti non parlarono.

Quello fu l'ultimo mio anno di insegnamento in quella scuola. Nan la rividi pochissimo, faceva la forte, perché era forte, ma era peggio vederla andare avanti come se non stesse soffrendo.

Passarono giorni, mesi, secoli e dal sentirci di meno, arrivai al non sentirla più, perchè la vita ti assorbe e purtroppo ti dimentichi delle persone.

Una mattina di ottobre, di punto in bianco, mi arrivò un sms:  Ciao Thasala, come stai? Non ho più la maestra di musica, ti va di venire ad insegnare di nuovo qui?
Era Nan. Me n'ero andata per mancanza di tempo, ma forse qualche ora, allora potevo trovarla.

La rividi così dopo tanti anni. Tanti anni, tante cose successe nel frattempo.
Era guarita, aveva avuto un tumore, in quegli anni. Sì, era una parrucca. Davvero? Sembravano capelli veri. Nessuno mi aveva detto niente. Che bello rivederti. Sei fidanzata? Mah, storia difficile, tu? Oh, io sì! Davvero? Non ti avevo chiesto nulla per delicatezza... racconta...

Raccontò.

Quando lui morì, si era ripromessa di non amare più nessuno, non ci sarebbe riuscita. Avrebbe vissuto così, col suo ricordo.
Poi, un mattino di anni dopo, quando il cuore aveva finito le lacrime e la vita proseguiva, nonostante tutto, un giorno, conobbe un ragazzo, il fratello di conoscenti.
Certo, ci fu sintonia, ma nessun altro pensiero. Lui era nella sua memoria, inciso nel cuore come una lapide.

La cosa strana... è che la sua ragazza era morta di tumore, lo stesso giorno del mio, a distanza di mezz'ora, disse.
Quella strana coincidenza li accumunò e iniziarono a frequentarsi, a parlare dei loro amori in cielo, della sofferenza, la solitudine. Loro si capivano. Era come uscire in quattro, noi due giù, e loro due su.
Invece scoprirono di amarsi. Gli "angeli" fra le nuvole, avevano dato a loro un'altra possibilità di vivere ancora, come se avessero combinato quell'incontro di anime, perché finissero di sanguinare, perché i due cuori amassero ancora di emozioni e di vita, e il passato divenisse passato.

Sai, non credo che avrei potuto iniziare una storia con un altro uomo, senza il suo "consenso", disse guardando il cielo. E credo neppure lui con un'altra donna, senza che "lei" lo spingesse. Si era ripromesso di amare solo lei e nessun'altra. In un certo senso è ancora così, ci amiamo, ma amiamo ancora i nostri ex, loro saranno sempre con noi. E' una storia a quattro.

Qualche mese dopo di serenità, lei scoprì il tumore, nello stesso punto della sua ragazza defunta. 

Era da poco che stavamo assieme, gli dissi di allontanarsi, non volevo che soffrisse una seconda volta per la stessa malattia, ma lui si rifiutò. Scelse di starmi accanto, correndo lo stesso rischio.

Una sorte difficile, ma andò diversamente dalla volta precedente, perchè Nan si salvò. Mesi di incertezze e di terapie difficili, ospedali, visite, ogni referto medico era un'ansia e una speranza, di nuovo lacrime, paure, ma sconfisse il cancro.

Ora stiamo assieme e siamo molto felici, si trasferisce a casa mia, e pensa, Thasala! In casa sua aveva gli stessi omini dipinti al muro che mi piacciono tanto, sai, quelli che ho da sempre dipinti qui a scuola. Te li ricordi?

Risposi di no.

Guarda, quelli. Me li indicò: figure buffe e colorate di rosso, verde, blu e giallo, su uno spiccato sfondo vivace, che danzavano allegramente. Come un inno alla vita. 

Un'altra strana coincidenza, pensai. 
O forse no.



domenica 23 luglio 2017

Piccolo cuore

Durante le passeggiate
Notturne
In solitudine
Si pensa, ci si pongono domande
E poi l'occhio cade sul marciapiede
E sorridi
Tiri fuori il telefono
Per una piccola foto
Per portare sempre con te
L'ombra di un grazioso cuore



martedì 4 luglio 2017

Lo spettacolo deve continuare 3

Il primo incarico che mi affidò l'agenzia fu per il ricevimento di un matrimonio a Cassano d'Adda, dovevo suonare come solista per l'aperitivo.
Sino ad allora avevo sempre allietato con la musica gli sposi grazie al passaparola e ai conoscenti, per farla breve, il mio giro di matrimoni era limitato a Brescia o nella provincia, avevo sempre giocato in casa e conoscevo bene il territorio e le usanze. Tutti gli eventi "lontani" li avevo affrontati viaggiando con altri musicisti, mai da sola, da Como a Lignano, da Milano a Bibione, così che il non conoscere una strada non era mai stato per me un problema.

Il calendario prevedeva altri eventi in zone a me totalmente sconosciute e il mio primo pensiero fu di comprarmi un navigatore.
Alcuni negozi mi risposero che non li tenevano più, perché oramai usavano tutti quello dello smartphone, e qui voglio aprire una parentesi a riguardo: non sono la stessa cosa! Anch'io a volte uso quello del telefono, ma se capito in zone con poca copertura non prendo il segnale e mi perdo. Se squilla il telefono e rispondo, spariscono il percorso che sto seguendo e la voce della signorina che mi dà indicazioni e mi perdo. 
Anche se lo metto in carica, nei lunghi viaggi si surriscalda e si spegne, e mi perdo. Per questo volevo un navigatore "vero".
Dopo qualche ricerca lo trovai e mi sentii parecchio adrenalinica per l'acquisto: era materiale di lavoro!
Chiesi ad una mia amica di accompagnarmi, misi tutta la notte in carica il navigatore, il telefono, il tablet per le basi, mi assicurai che non mancasse niente, controllai più e più volte il baule, scelsi l'abito, le scarpe eleganti, caricai i libri e lo strumento e mi portai pure l'acqua da bere.

Arrivata a casa sua, accesi il navigatore che... non diede segnali di vita! Provai a metterlo in carica ma neppure così funzionò.
Entrambe lo maneggiammo e provammo di tutto per farlo partire, ma rimase ostinatamente spento e scuro.

- Strano, funzionava ieri mentre lo caricavo - dissi - usiamo il tuo navigatore, ho bisogno del telefono per chiamare.
- Ho il telefono scarico - rispose.
- Allora intanto usiamo il mio, però non capisco, cos'ha che non va questo? Metti in carica il tuo telefono - risolsi partendo.
- Per fortuna che abbiamo ancora tanto tempo! - dissi.
- Cerchiamo di non prendere la nuova autostrada, mi ha fatto pagare un'occhio della testa - disse.
Ma era proprio quello che, a quanto pare, voleva farmi fare la signorina parlante dentro il telefono.
- Come faccio ad evitarla? Devo togliere il pedaggio dalle opzioni?
- Entra in A4, poi si adatterà.

Quello che esattamente oggi non ricordo, fu come riuscii, nonostante fossimo in due a ragionare, a trovarmi sul raccordo autostradale per prendere la Brebemi. Ricordo solo che lei mi gridò:

- Colpa mia! Colpa mia, scusa! Esci qui a Rovato!
- Adesso accendi il tuo navigatore, la mia rete perde il segnale e io non ho senso dell'orientamento - dissi.
- Ok - rispose con il telefono ancora collegato all'accendisigari - ma perché il mio dice di andare a destra mentre il tuo dice di andare a sinistra?
- Non lo so, quale seguiamo? Smettila di cercare di accendere quello, tanto non funziona! - le dissi, mentre aveva ripreso a schiacciare il pulsante, senza risultati, del "vero navigatore".
- Seguiamo il mio - rispose.
- Ok... Fammi andare sulla A4... 
Non che fossi preoccupata, eravamo nella bella Franciacorta, solo che non dovevo essere lì, e dopo aver girovagato per rotatorie e campagne, riuscimmo ad immettere la macchina sul sentiero corretto.
Per un po' tutto procedette tranquillamente, avevamo solo perso una ventina di minuti del tempo previsto per il viaggio, ma eravamo partite molto presto e avevo calcolato di arrivare in anticipo ugualmente.

Mentre guidavo pacificamente, all'altezza dell'aeroporto, un pensiero terrificante mi balenò in testa:

- IL LEGGIO! HO SCORDATO IL LEGGIO!
- !!!
- Non riesco a suonare senza leggio! Che faccio?
- Calma, calma. MA COME FAI A SCORDARTI IL LEGGIO? Sai che devi andare a suonare!
- Ma che ne so, quando vado a fare i concerti in orchestra mica devo pensarci io.
- Eh? Pure ai matrimoni?
- Boh, me l'hanno sempre portato gli altri. Che faccio adesso?!? - ero allarmata.
- Capita... aspetta, pensiamoci... - si mise a riflettere.
- Chiamo l'agenzia? No, all'agenzia non dico niente.
- E poi che potrebbero fare?
- Infatti.
- No, non è bello alla prima uscita fare sapere che dimentichi le cose.
- No.
- Non riesci a suonare senza? No, non puoi...
- Esco a Bergamo? Vado a comprarlo, c'è un negozio di musica.
- Magari ce n'è un altro un po' più vicino a Cassano.
- Prova a cercare, però prima che arrivi a Bergamo, altrimenti esco dall'autostrada e vado lì.
- Cerco, cerco... - si mise al telefono - guarda... c'è un negozio a Cassano d'Adda!!!
- Ma davvero??? Dove suono... Dove? E' vicino? Uh!!! Che fortuna, vado lì allora.
- Sì, aspetta che controllo... l'indirizzo è via... e tu devi andare in via... ma sai che distano circa un chilometro?
- Ma sarà aperto?
- E' sabato!
- Sì ma che orari fa, se devo aspettare le tre e mezza poi sono proprio a ridosso.
- Prima vai a comprare il leggìo e poi andiamo subito alla villa, arriviamo in perfetto orario.
- Ok. Meno male - tirammo entrambe un sospiro di sollievo.

Proseguimmo parlando del più e del meno, perché le donne quando viaggiano non stanno mai zitte, specialmente se non ci sono uomini a far presente che chiacchierano tanto. Fu uno strano viaggio... uno magari crede che con due navigatori su due dispositivi sia impossibile perdersi, invece io ricordo stradine tortuose di paese, le indicazioni spesso differenti, se non opposte. Andare a destra o a sinistra, o proseguire dritto, sembrava la stessa cosa. L'unica certezza che avevamo era di essere in Lombardia.
- Ti rendi conto che siamo in due, con tre navigatori in macchina e siamo riuscite a perderci? - osservò la mia amica.
- Sì - dissi ridendo - siamo stordite.

In un modo o nell'altro riuscimmo a trovare il negozio di strumenti musicali e a comprare un leggìo nuovo, che da quel giorno visse sempre nel baule della  macchina e ne uscì solo per accompagnarmi ai concerti. Nonostante fossimo partite con larghissimo anticipo, arrivammo all'ora prestabilita alla villa, avevamo passato un sacco di tempo in macchina e non ne potevo più di cercare le strade.
Arrivata alla location, ero convinta di avere tutto il materiale: pure una borsa piena di prolunghe e cavi, ma non fu così: decisero di mettermi nel bel mezzo del parco.

- Qui è bellissimo, si sente bene - disse la signora.
- Ehm... - feci, guardandomi attorno -  come faccio per la corrente? - era la prima volta che mi capitava di suonare in mezzo al verde, tutti i precedenti matrimoni li avevo fatti sotto ad un portico e di solito non troppo lontana dalle prese a muro, al momento non avevo una prolunga tanto lunga che mi collegasse da quel punto all'interno.
La signora aprì una colonnina e disse:
- Qui.
Sgranai gli occhi. Cos'era quella cosa rotonda con tre buchi? 
- Ce l'hai l'adattatore, vero? - chiese.
- Orco, no.  - "Non devo chiedere niente all'agenzia, non devo chiedere niente all'agenzia, devo risolverla da sola" - Però... ecco... Aspetti! - esclamai.
Avevo sentito della musica all'interno, intuii che fossero i cantanti che si sarebbero eseguiti nel dopocena e sperai ardentemente che potessero aiutarmi.
- Vado a chiedere una cosa - e corsi dentro.

Entrai nella sfarzosa ed elegantissima villa con l'aria da pecorella smarrita, esponendo il problema del "coso rotondo con i tre buchi" nel giardino, dove avrei dovuto attaccare l'amplificatore. I due ragazzi sorrisero, uno aprì un borsone con dentro il mondo dell'elettronica e prese quell'oggetto azzurro importantissimo.
- Questo! Prendilo pure, te lo presto.
- Grazie - risposi con slancio, prendendolo in mano e pensando: "prossimo acquisto: questo affare qua".

Finalmente tutto fu pronto ed allestito anche per me, riuscii a provare i volumi e ad inaugurare il nuovo leggìo, arrivarono gli sposi e potei lavorare.
Ma a metà esibizione, i piedi cominciarono a non poterne davvero più dei tacchi. 
La gente non lo sapeva, ma stavo soffrendo in silenzio, ecco perché suonavo con così tanto pathos ed emozione. La mia amica mi aveva lasciata per farsi un giro al parco, ma ogni tanto si ripresentava, nascosta nel cespuglio e mi sussurrava, come fanno i suggeritori in teatro dal buco sul palco:
- Psss... Come va?
- Ho mal di piedi - risposi a bassa voce.
- Sono ore che le hai su.
- Ho sbagliato a partire con queste scarpe da casa, avrei dovuto metterle basse e cambiare dopo, e i tacchi mi vanno nel terreno.
- Poverina, togliele e suona a piedi nudi!
- A piedi nudi? Ad una cerimonia?
- Sì, sì, saxofonista a piedi nudi, fighissima!
- Ok!
- Vai, a dopo!
Sparì e si dileguò nel cespuglio come un folletto.

Il tempo passò, era bello suonare, anche se mi sembrava che nessuno mi ascoltasse... Invece i bambini si fermarono ad osservare, qualcuno mi parlò... di storie e di musica, chiedendo di me, accorgendosi della suonatrice piccola e scalza. Il sole cocente di luglio  si fece piano piano meno martellante sulla mia testa, arrivò l'imbrunire, gli invitati cominciarono ad entrare per la cena di nozze e i camerieri a sparecchiare per spostarsi; quando anche gli sposi sparirono, potei terminare l'ultimo brano, spegnere e smontare tutto.
I cantanti (della stessa agenzia e collaboratori di vecchia data) ogni tanto si aggiravano per il giardino in mezzo alla festa e venivano a sentire.
Notarono i piedini nudi e mi dissero:
- Brava, bravissima! Suoni bene, complimenti! - quello sciolse tutta la fatica della giornata, del viaggio e delle tensioni causate dagli intoppi.
Quando alla fine di una qualsiasi esibizione, l'impressione finale è positiva, tutti sono contenti e nessuno si è accorto di nulla, allora ogni cosa è andata bene.

Il ritorno lo affrontammo senza neanche un navigatore e senza perderci mai, scoprendo che la strada statale era più rapida e breve dell'autostrada; festeggiammo la fine della giornata con una allegra e  lauta cena in birreria "in casa nostra", ovvero nella rassicurante Brescia, in mezzo all'accento famigliare di tutti i giorni.

Dopo quell'incarico ne arrivarono altri, arricchii ogni volta il mio zaino di tutti i materiali necessari, in breve tempo imparai ad essere sempre pronta ed attrezzata per qualsiasi location ed evenienza... anche in caso di mal di piedi.

Ah! Scordavo... il navigatore? Beh, era semplicemente difettato. Funzionava solamente se lo tenevo collegato ad una presa a muro, il che equivale a dire che era perfettamente inutile, lo riportai in negozio e me lo cambiarono con un altro nuovo. Per tutti gli altri viaggi funzionò meravigliosamente senza più abbandonarmi, per fortuna, perché da allora partii per lavoro sempre sola, senza amiche.

Vi racconterò di quella volta che mi ritrovai a trasportare a prima vista tutti gli spartiti del clarinetto con il sax contralto... Aiuto!
Nel quarto episodio della serie: "Lo spettacolo deve continuare".

lunedì 26 giugno 2017

Riflessioni alla moda

Non sono molto d'accordo col mito che la bellezza interiore conti più di quella esteriore. Mi spiego meglio: sono convinta che, in un epoca in cui sia facile mostrarsi curati e piacevoli, accattivanti e "belli" da vedere, chi non ci tiene a curarsi e si presenta "brutta", esprime esattamente quello che è dentro, la gente vede e percepisce una buona parte di quello che si trasmette, con l'abbigliamento, la pulizia, la cura.

Alle superiori ho studiato anche storia del costume e psicologia della moda. Non sto qui a trascrivere tutti i contenuti dei libri, ma sociologicamente parlando, il costume e l'aspetto esteriore sono dei biglietti da visita, dei curriculum, esprimono molto di sè. L'abito fa il monaco, se una persona sceglie un certo tipo di abito, lo fa con una precisa motivazione psicologica e caratteriale.

Partiamo da un discorso più pratico? Una pelle brufolosa, se non è affetta da malattie o acne, mi fa capire, specialmente se la persona non è più adolescente, che mangia male o in quei giorni non è stata attenta all'alimentazione, oppure anche, che non ha pulito bene la pelle. Una pelle liscia e splendente non rende solo il volto più bello, parla molto della persona. Poi se questa pelle è sempre liscia o sempre trascurata, o coperta da strati di trucco, o naturale ecc... io ne deduco quanto la persona ci tiene a sè e agli altri. E vi sembra poco? 
Volersi bene è importante, per essere davvero "belli" con gli altri bisogna volersi bene. Chi non si vuole bene finisce con avere atteggiamenti mal sani che la rendono brutta anche nel modo di fare con gli altri.

Io poi guardo anche i capelli: si può capire molto osservando la lucentezza, la pulizia, la messa in piega, la ricrescita di una tinta, il taglio, il colore. L'essere trasandati esprime certamente una fase o una parte di sè per me negativa, ma anche una eccessiva attenzione alla cura mi trasmette insicurezza, narcisismo, mancanza di libertà. 
Parliamo di tagli: i capelli lunghi sono molto più comodi di quelli corti. Chi li porta corti, per mantenere il taglio e la piega deve andare più spesso dal parrucchiere. In estate quelli lunghi si possono legare ed appuntare in cima alla testa, mentre quelli nè lunghi nè corti, sono sempre "in giro". Però i capelli lunghi sono anche più scomodi nella vita di tutti i giorni: più tempo per asciugarli, per pettinarli, di notte per dormire bisogna intrecciarli per non averli annodati fra di loro al mattino. Perciò la scelta del tipo di taglio può esprimere qualcosa del carattere della persona, ovviamente accompagnata ad altri fattori e scelte estetiche.
E' più femminile una donna con i capelli corti o una coi capelli lunghi? 

Qui entra il gioco il mio spirito di osservazione e la conoscenza del mondo femminile: se una li porta lunghi e naturali come me, così come sono, può essere pure femminile, ma non significa che passi la sua giornata a sbattersi con tinte, permanenti, a stirarseli. E' una che non vuole essere vincolata ad appuntamenti, fatiche per una cosa "futile" e comunque si piace e si accetta con ciò che madre natura le ha dato.
Se una invece ne cambia la struttura e il colore, la sua lunghezza mi racconta altre cose. Così come il tipo di taglio corto. C'è il taglio della signora che sente di non avere più sex appeal, quello della sbarazzina, quello del maschiaccio o quello della femme fatale.

Parliamo di trucco.
Io sono una che ci tiene ad essere carina, ma mi trucco un gran poco: sulla pelle del viso di solito non metto nulla, un po' perché ce l'ho già presentabile al naturale di mio, un po' perché mi dà fastidio sentirmi qualcosa sulla faccia. Però allo sguardo dò più importanza e qualcosa di leggero lo metto sempre. A volte mi piace giocare e uso i colori degli ombretti e le matite per fare trucchi più marcati ed originali, ma sempre con lo spirito di "dipingere" un quadro, per interpretare un ruolo, un gioco.
Non mi fido delle donne sempre troppo truccate: mi immagino lo stravolgimento di quando si toglie tutto. Beh, se da una parte una donna con un leggero trucco tutti i giorni dimostra di tenerci, quella con troppo make up, nella vita quotidiana, comunica insicurezza, forse anche artificiosità.
C'è anche il terzo tipo di donna: quella che non si trucca mai. Ognuna ha i propri motivi, nel mio piccolo ho osservato che di solito non sono persone vanitose, poi se accompagnate a trascuratezza generale, allora sono un po' sciatte, ma se sono ricercate in altre cose, vuol dire che sono semplici e tanti di questi volti non hanno bisogno di truccarsi. Anche se un po' di mascara e di fard le renderebbe ancora più carine.

Arriviamo al peso: è vero, esistono delle malattie, ma io qui parlo di una persona "normale", quella che se mangia ingrassa, e se non mangia dimagrisce. A questo punto, l'essere snelli, o magri, o morbidi o in sovrappeso è una scelta. Perché si sceglie di essere in sovrappeso o magrissimi? Perché scegliere di potersi vestire e stare bene con tutto o rinunciarci? Oppure a vestirsi "male" perché non tutti i vestiti stanno bene su tutte?

Io guardo soprattutto i vestiti, fin da piccola ero in grado di memorizzare interi guardaroba dei miei compagni di classe, degli insegnanti e di chiunque, osservando e ricordando il loro abbigliamento. Sapevo quante camicie avevano, quali indossavano di più, se si cambiavano spesso e poco. E' un dote naturale, non avrei studiato moda se non me ne fosse importato nulla!

La moda a volte è eccessiva, il vero stile è quello che ci valorizza e ci fa stare bene. Però, ci sono alcune regole da seguire: gli abbinamenti, il saper mettere in cantiere qualcosa che è davvero datato. Cambiarsi.

Cambiarsi? Oh, non è una cosa così scontata! Ci sono persone che non si cambiano mai: stessi jeans, stessa maglietta. Non sto parlando di qualcuno che mette sempre i jeans... ma che indossa sempre lo stesso paio! Se poi questo paio è di almeno una decina di anni fa, e i colori sono sempre scuri... cosa deduco? Faccio come fanno i grafologi: un elemento solo non basta per giudicare, allora tengo d'occhio pure tutto il resto: le scarpe, "la parte di sopra" dell'outfit, i capelli, i cappotti, gli accessori. Una volta appurato che questa persona non si compra più abiti nuovi dal giorno del fidanzamento, dalle giacche, alle scarpe, ai giubbini e soprabiti, allora penso ad una specie di morte interiore: tutto si è arrestato e congelato, imprigionato, ogni cosa è ancorata e soffocata e si fatica ad andare avanti.

Poi ci sono quelle ossessionate dalla moda e dalla novità che indossano qualunque cosa risulti nuovo in negozio. Magari stanno male con quella maglietta, ma hanno bisogno di mettersela per sentirsi "di tendenza" (il discorso del mettersi ciò che piace non è giustificabile, la principale regola del bon ton dice di vestirsi adeguatamente, non solo con quello che ci gira), non tengono conto dell'età, del proprio fisico e dell'ambiente. Questo tipo di psicologia mi colpisce di meno, forse perchè da adolscente ci passai pure io e, anche se non avevo problemi di peso, la considero ancora una fase superabile, mentre non riesco a capire una donna totalmente disinteressata ai vestiti. 
Certo che, se vedo un'anziana signora e provo una sensazione di "lotta contro il tempo", con i vestiti da teen ager, il trucco eccessivo e modi di fare strampalati, io percepisco una tristezza nel non volersi accettare e vivere bene con sè stessi. In tutti e due i casi queste persone sono anacronistiche, lo dicono i vestiti che hanno scelto di mettersi.

C'è una sottile, ma enorme differenza fra "abiti vintage", "pezzi d'epoca" e semplicemente: "vestiti vecchi e fuori moda".

Ok, dopo aver fatto discorsi pratici ed esteriori sulla bellezza, parliamo di quella psicologica. 
Se una persona è bella e riceve apprezzamenti, piace e si piace, col tempo si abitua a non provare invidia, almeno dal punto di vista estetico, verso il prossimo. Magari arriva ad essere superba e la superbia la rende brutta, ma se si mantiene nel limite di una buona autostima e pace con sè stessa, è bella pure fuori. 
Non invidia, non critica, non diffida del prossimo.
Prendetene una sgradevole, derisa, non apprezzata. Avete notato che spesso sono queste persone a criticare gli altri? La loro autostima non è alimentata, diventano insicure e a volte aggressive. Si imbruttiscono dentro e col tempo lo sono pure fuori, come un circolo vizioso.

Ma cos'è la bellezza? Non sono assolutamente i canoni: io sono bassa, scura, ho dei difetti, il volto asimmetrico, ma mi piaccio.

La vera "bellezza" esteriore è rappresentata dalla cura e dall'accettazione di sè, per questo, come ho scritto all'inizio, viviamo in un'epoca in cui è facile apparire piacevoli e carini. Abbiamo tutti le nozioni e gli aiuti per avere un bel fisico, per curare la pelle, per avere vestiti che ci valorizzano, per curare la salute, essere puliti. 
La vera "bruttezza" esteriore invece, è quella di colui o colei che non si ama e di conseguenza non ci tiene a sè, non ha un minuto della giornata da dedicare alla sua immagine allo specchio. Chi sceglie di essere "brutto", è perché è turbato pure dentro, chi trasmette "bellezza", è perché anche i suoi pensieri sono più sereni.

Non succede anche a voi, di trascurarvi quando siete turbati e di farvi più belli quando siete innamorati?