lunedì 30 giugno 2014

Obiettivo




La vita, alla fin fine, è una serie di obiettivi. Tutto si basa su questo.
Quando nella vita non ce ne sono più, quando una persona non ha più scopi da raggiungere o pensa di avere già tutto quello che cercava, ne consegue una specie di morte. Se non si muore visibilmente con il corpo, si muore dentro.
Quando si è piccoli, da neonati, l'obiettivo è di imparare a camminare, a parlare, poi ad andare in bagno da soli. Poi ad allacciarsi le scarpe, o andare in bicicletta, e si impara a leggere e a scrivere. I genitori mandano i figli al nido, quando finisce, si va all'asilo, poi alle elementari, poi alle superiori e infine all'università. A diciotto anni si fa la patente. Dopo l'università si trova un lavoro, poi ci si sposa, poi si fanno i figli, e si riversano su di loro gli stessi obiettivi.
Poi si diventa nonni. Poi si muore, e questo è il ciclo della vita.
In un matrimonio o in un qualsiasi rapporto di coppia, la sopravvivenza dipende dagli obiettivi in comune, che potrebbe essere comprare un mobile o traslocare, o semplicemente scegliere una vacanza, un viaggio o come passare insieme il tempo, per esempio mangiando insieme un panino, o passeggiando, o parlando, o come disporre le cose in casa e come educare i figli. O anche come condividere il rapporto di coppia a letto. Quando gli obiettivi sono troppo divergenti o quando non ce ne sono in comune, l'unione muore di morte propria.
Uno studente, se non ha l'obiettivo di un giorno fare un certo tipo di lavoro, se non vuole lui stesso arrivare a prendere la maturità o la laurea, che sia per sè stesso o per dimostrare qualcosa agli altri, non gliene fregherebbe niente di stare sui libri e di andare a scuola.
Sono gli obiettivi il motore della vita.
Senza obiettivi nella vita, si muore.
Ma gli obiettivi sono sempre gli stessi per tutti?
E se qualcuno volesse invertire questo ordine di cose o avesse altri obiettivi?
Beh, questo sconvolgerebbe l'ordine delle cose e la società inizierebbe a confabulare e a domandarsi se c'è qualcosa che non va.
Per esempio, c'è chi inizia a lavorare prima, poi da adulto si pente e decide di riprendere a studiare. Perché no?
C'é chi si sposa, e dopo decide di prendere la maturità o la patente, o chi prima fa i figli e dopo si sposa, oppure non si sposa mai ma vive serenamente. Perché no?
C'è che preferisce viaggiare e girare il mondo. Perché no?
O chi scopre a cinquant'anni e di più, una passione che tutti consigliano di iniziare a coltivare da piccoli, o da giovani. Che fa? Ci rinuncia? E se vivesse fino ad ottanta o cent'anni, che vita é? Passa "gli ultimi" trenta, quaranta, cinquanta anni dei suoi giorni a rimpiangere di non averci provato?
Io dico sempre: buttati, perché no? Perché non ci si può sposare a sessant'anni, perché non si può iniziare a suonare uno strumento musicale o uno sport quando si è già nonni. Perché no?
Ho pensato a questo post ricordando di una persona che mi ha detto che quando raggiungerà tutti i suoi obiettivi non avrà più ragione di vivere. E che per questo morirà presto.
Mi ricordo che il mio primo pensiero, che ho espresso, è stato: perché non crearne altri di obiettivi? Fondamentalmente penso abbia abbastanza ragione. Quello che non capisco è come sia possibile avere così pochi obiettivi.
Io quando arrivo ad un traguardo, festeggio, magari mi godo un po' i premi e mi riposo, ma poi penso subito ad altro e riparto. Perché io morirei a vivere giorno dopo giorno senza dover raggiungere nulla, senza avere un progetto.
Ho imparato che esistono due tipi di obiettivi nella vita: quelli che dipendono solo da noi, e quelli che dipendono anche dagli altri. Ho imparato anche che è meglio concentrare la maggior parte del tempo e delle energie su quelli che dipendono solo da noi, perché è più facile raggiungere lo scopo.
Per esempio, io non posso decidere da sola di sposarmi, perchè è un obiettivo che dipende anche da un'altra persona, ma posso decidere di diventare brava in qualcosa e concentrarmi sulla disciplina e l'allenamento per arrivarci, e in questo non devo dipendere da nessuno. Perciò è più semplice raggiungere lo scopo.
Gli obiettivi poi si dividono in grandi e piccoli, ma gli obiettivi grandi dipendono sempre da quelli piccoli, esattamente come quando bisogna viaggiare e correre per grandi distanze. Io non posso fare cento kilometri, se prima non percorro dei centimetri, dei metri, poi dieci metri, e metro dopo metro compio un kilometro, e kilometro dopo kilometro, arriverò a fare più kilometri.
Ci sono persone che guardano troppo avanti, pensano: "Mio Dio cento kilometri! Non ce la farò mai!" e così non iniziano neanche a rischiare il primo passo. Non raggiungono la prima tappa. Non riusciranno mai neppure a fare il primo kilometro.
Ma quando andavamo a scuola, non miravamo, anno dopo anno, a finire l'anno scolastico e ad essere promossi? Poi c'era la sosta estiva e si ripartiva. Ma se ci pensate gli anni di studio sono tanti, si va dai tredici anni ad anche ventitrè se non di più, a seconda del percorso scelto.
Ma si riesce, si arriva dappertutto, basta cominciare. Non bisogna avere fretta di arrivare, piuttosto, bisogna imparare a godersi il viaggio e a prendersi delle piccole pause. Bisogna avere voglia di disegnare un progetto.
Il miei obiettivi di questa estate? Quello principale, da sempre, è di migliorare a suonare, che penso sia un obiettivo che non porta mai veramente ad una destinazione definitiva. Perché quando arrivo ad una tappa, sposto il traguardo un po' più in là.
La tappa estiva di quest'anno, è di imparare a memoria un intero repertorio jazz al saxofono, temi e assoli; studiare almeno cinque brani classici di Bach e iniziare un nuovo libro di capricci al clarinetto, oltre che esercitarmi un po' tutti i giorni al pianoforte. I piccoli passi all'interno di queste tappe sono: un brano a memoria ogni due giorni circa, mezza pagina di studio eseguita lentamente ma bene al clarinetto ogni giorno, prima di farla tutta e poi velocizzarla.
A supporto della tecnica, altri obiettivi sono di portare a velocità più elevata tutte le scale, i modi, gli arpeggi.
Non ho fretta, sono felice ad ogni battuta che imparo e ad ogni fraseggio che riesco a suonare ad occhi chiusi sulle basi, senza guardare le parti. Se avessi fretta, sarei stressata e non godrei dei piccoli miglioramenti.
Ho notato che i meno agiati, spesso hanno più obiettivi. Sono più motivati. Ho notato invece che tanti ricchi trovano difficile fare cose anche semplici. Perché non sono abituati a faticare e nemmeno a porsi traguardi e scopi. Spesso sono troppo concentrati sulle loro infelicità perché non hanno altro di cui preoccuparsi.
Ho osservato che l'infelicità dei più agiati, paradossalmente, dipenda dalla facilità di conquistare i beni materiali che i soldi danno, e questa facilità porta alla mancanza di obiettivi. I ricchi hanno facilmente "tutto".
Mi ricordo quando da piccola risparmiavo per comprarmi il mio primo walkman. Ero felice ad ogni traguardo raggiunto, che erano ogni cinquemila lire. Ancora più felice quando riuscii ad acquistarlo. Se lo avessi avuto subito senza sforzo, non credo che l'avrei apprezzato così tanto. Invece mi ricordo ancora il giorno in cui lo portai a casa e ammirai la scatola, la confezione. Avevo raggiunto un obiettivo e avevo progettato per raggiungerlo.
Diversi miei strumenti musicali li comperai pagandomeli a rate facendo la cameriera, quando i miei coetanei uscivano. Fu faticoso, ma anche tanto bello, quando arrivò il sax, aprire ogni volta la custodia ed ammirarlo e trattarlo come la cosa più preziosa.
E quando finalmente potei abbandonare il lavoro di barista e cameriera ed uscire la sera "come tutti gli altri", mi sentivo fortunata, perché vedevo i ragazzi e le ragazze che lavoravano al mio posto, e sapevo come si sentivano. Sapevo che in cucina faceva caldo ed odorava di cibo, di fritto, di vapore, sapevo che magari avevano un "capo" che li esortava a velocizzare il lavoro. Sapevo che probabilmente avevano passato la settimana sui libri e che sarebbero arrivati a casa con le gambe stanche ed il mal di schiena. Sapevo che le più carine subivano commenti e battute.
Ma sapevo anche che erano orgogliosi di non chiedere un euro ai genitori, per comprare un paio di scarpe firmate o per pagarsi i libri e le tasse universitarie. Sapevo come si sarebbero sentiti ad andare in vacanza in Spagna o in Irlanda con gli amici o il ragazzo, con i soldi propri. Sapevo che quello che li reggeva, che dava un senso al lavorare dopo una settimana di studio, erano uno o più obiettivi. Era l'avere uno scopo.
Io invece ero libera e felice di godermi la vita. Che bello. Ma la cosa bella, non era in sè, l'essere libera e non lavorare, ma il rendermi conto che avevo questa fortuna.
Mentre scrivevo qui, sono andata a prendere le mie nipotine all'asilo nido.
Mi viene in  mente che il traguardo da raggiungere è veramente una motivazione potente, anche per convincere i bambini.
Quando non vogliono mangiare o fare qualcosa, non è che spiego a loro che fa bene, che la mamma ci rimane male o che è ora o bisogna farlo. So che a loro non gliene frega niente, perché a me stessa non me ne importerebbe nulla. Chiedo a loro se vogliono diventare grandi, brave, forti, o belle. O se vogliono giocare dopo avere però finito il pasto. Quasi sempre avere un obiettivo da raggiungere, che rientra nella loro sfera di interesse, funziona a spronarle. Funzionerebbe anche con un adulto! Quante fatiche si fanno per arricchirsi o avere un riconoscimento?
Oppure, quando le voglio distogliere da qualcosa, anzichè impedirglielo esplicitamente, metto sotto i loro occhi qualche altra attività o obiettivo interessante. Perché l'unico modo per distogliere le energie da un obiettivo che l'interessato reputa di vitale importanza, è sostituirlo con un altro altrettanto o più importante.
Avete anche voi scopi nella vita o qualcosa che vi piacerebbe fare e raggiungere?
Cosa ve lo impedisce? E' questo che vi rende vivi, cominciate! Solo il mettersi in viaggio è una bellissima avventura.
La vita è una serie di avventure dopo l'altra. Non vi piace questo viaggio affascinante e pieno di sorprese?



Nessun commento:

Posta un commento