A ciuffi, a nastri, in una coppa di vetro, sui coni di gelato con la punta all'insù. Una delle coppe che sapevo fare meglio e a memoria, quando lavoravo in gelateria, era "Il monte bianco": qualche pallina di gelato alle crema e nocciola e tantissima panna montata bianca e soffice, decorata con strisce di cioccolato liquido e granella. Poi sapevo fare l'affogato al caffè e quello al cioccolato e la barchetta con banane e gelato al cioccolato ed isole di panna. Ero orgogliosissima dei miei affogati, con chicchi di caffè che si scioglievano in bocca e il gelato che si scioglieva nel liquido bollente. La titolare si lamentava invece che non sapevo mettere il gelato sui coni e non imparavo a memoria i cocktail, tranne quelli con la crema di latte. A dire il vero, adesso che ci penso, imparavo facilmente solo le coppe più bianche che colorate. Bianche di panna. E sono solo quelle che ricordo tutt'ora. Avrebbe dovuto farmi fare solo quelle.
Alla fine di ogni pranzo facevamo la gara a chi montava la panna più velocemente, mescolandola a mano. Eravamo io, mia sorella minore e mio padre, mi ricordo la cucina della casa di Fog City, la cucina con la tovaglia rossa e i fiori bianchi e verdi. Mia madre serena che lavava i piatti, eravamo state brave a finire tutto quello che c'era nel piatto, e ora potevamo giocare.
La panna era liquida e in bicchieri di plastica bianchi e blu. Forse mia madre era ossessionata dal fatto che nonostante tutti i manicaretti rimanevamo sottopeso, ma anche con un bicchiere di panna al giorno non riusciva a farci ingrassare di un chilo.
La panna montata a mano, mescolata con un cucchiaio, era di consistenza più corposa, più densa e cremosa, compatta. Grassissima e buonissima. Diversamente di quella pronta o montata a macchina che veniva più soffice e voluminosa, ma che sciolta in bocca sapeva d'aria. Avevo imparato che bisognava inclinare leggermente il bicchiere per incorporare un po' d'aria, altrimenti sarebbe rimasta ostinatamente liquida.
Era divertente giocare così.
Al mio diciottesimo compleanno, lo ricordo bene, nevicava. Era una neve anticipata e scendeva in piccoli fiocchi bianchi. La mia gattina Lili, tutta bianca pure lei, saltava sul balcone della cucina cercando di afferrare con le sue zampette rosate i fiocchi che scendevano. Avevamo ottenuto il permesso da nostra madre per fare la festina, anche se in realtà la festa l'aveva chiesta più la mia sorellina che io. Io meditavo di diventare maggiorenne riflettendo sulla vita e sull'importante passaggio che mi stava accadendo, ma per fortuna decisi di divertirmi anziché cadere in stati spirituali. Nella piccola cucina della casa adolescenziale, cercavo di fare una torta che avesse un senso, ma non avevo mai fatto torte. Avete mai provato a tagliare una torta in orizzontale per farcirla? Difficilissimo!
Con me c'era Manuela, la mia compagna di classe. Era tutto sottosopra, e il budino grumoso non voleva solidificarsi nonostante lo mescolassi fino a farmi male il braccio. Risolsi la questione con cerchi di Pan di Spagna acquistati al supermercato farciti di budino al cioccolato (quello che non voleva rapprendersi) e cucchiate di panna. Alla fine era talmente brutta che la ricoprii interamente di panna e ne venne fuori una soffice montagna tutta bianca cosparsa di cacao. La torta fu un successone, a distanza di anni posso rivelare come la preparai. Anche Manuela mantenne il segreto, almeno per quel giorno.
Come nuvole serene, come fiocchi di cotone, come il colore della purezza. Come i momenti di spensieratezza.
Ho vinto io, ho vinto io! La mia è più densa!
Quanti anni da allora, da quei giorni. Me ne stavo composta ed elegante in quella pasticceria. Ero grande.
- Vorrei una tazza di panna montata - ordinai semplicemente al cameriere.
E solo panna, sì, specificai. No senza gelato, no senza cacao. No senza zucchero. Insomma solo panna. Ho già pranzato. Tanta, sì. Mi faccia una coppa piena. Grazie.
In cassa dovettero consultarsi per decidere un prezzo, perché non era inserito nel listino. Perché di solito, la gente non consuma bicchieri di panna a fine pranzo.
Non lo faccio più. Non ho problemi di colesterolo, né di linea, ma se ne mangio troppa mi fa star male, non ho più lo stomaco di una volta. Solo qualche volta, presa dalla malinconia, sono andata verso il frigo, ho prelevato la bomboletta e me la sono direttamente sparata in bocca.
C'è chi si consola con la Nutella, e chi con la panna.
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