giovedì 18 dicembre 2014

Il sassofono e la colonna sonora

Il periodo della stesura della mia tesi fu piuttosto anomalo: passavo ore a guardare film, telefilm, cartoni animati e pubblicità per studiarne le trame intrecciate alle colonne sonore, agli stati d'animo e agli assoli di sax. Forse per una tesi di laurea ad indirizzo cinematografico sarebbe stato nella norma, era un argomento interessante in un contesto sbagliato, ma dovete sapere che nella mia rosa di scelte di studi per dopo le scuole superiori, vi erano il DAMS ad indirizzo spettacolo, a cui pure mi iscrissi per qualche mese, oppure scenografia al Brera di Milano. Alla fine mi ritrovai all'università di medicina.

Per un conservatorio di musica invece, quando tutti sudavano nelle biblioteche e seguivano concerti, analizzavano spartiti e manoscritti, questa prassi era abbastanza "originale". 

La discussione di ogni tesi doveva occupare circa cinquanta minuti. I candidati potevano scegliere di suonare una mezz'oretta, ovviamente proponendo un repertorio inerente al contenuto e, quindi, scrivere meno caratteri, oppure occuparla tutta oralmente e presentare uno scritto più "consistente". Io scelsi la prima opzione.

Il quarto capitolo introduce le colonne sonore che avrei analizzato nei prossimi capitoli. Di queste mi sono rimaste le riprese delle mie esecuzioni del primo e terzo tempo di "Catch me if you can" (clicca e clicca) ma non ho idea di dove sia finita quella del secondo, se troverò il video lo posterò su YouTube. 
Riuscii anche a far riprendere "Poirot" (clicca).



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Fuga e mistero

Spesso il sassofono viene impiegato per creare atmosfere intriganti e sensuali o misteriose, grazie alla sua duttilità di volume, che va dal pianissimo, riuscendo a concorrere con un flauto, al fortissimo degli ottoni. Il sax tenore e il sax baritono hanno un'estensione più profonda e più “morbida”, che conferisce alla melodia quel “non so che” di non afferrabile ed enigmatico, mentre il contralto riesce ad arrivare a suoni più acuti e lirici.

Chi non conosce le poche ma incisive note de' “La pantera rosa”? Il successo del film, su stessa ammissione del regista, fu dovuto in maggior parte grazie alla colonna sonora. Questo tema venne poi utilizzato anche nella successiva serie animata, e sia nel film che nel cartone compare nei momenti più intriganti, quelle in cui il ladro o la pantera si muove furtivamente per commettere qualcosa di losco.
Meno conosciuta, ma bellissima, enigmatica e con una nota di amaro e malinconia, è la colonna sonora del telefilm inglese “Poirot”, basato sul personaggio e sui gialli creati da Agatha Christie. Il mistero e l'intrigo pervadono ogni puntata, perché quello che lo spettatore vuole sapere è: “Chi è l'assassino?” La musica descrive bene l’atmosfera, compare all’inizio di ogni puntata per annunciare uno nuovo caso da risolvere, e quando riappare a fine episodio, la sua amarezza assume un altro significato, perché sebbene Poirot abbia fatto luce su un altro intricato caso, abbiamo assistito a quei più bassi e tristi sentimenti umani come l’invidia, la gelosia o la bramosia di soldi e potere che hanno portato al delitto.






Il primo tempo del tema “Escapades” di Williams è come un mare agitato, un’ansia con pochi momenti di respiro e con un perenne senso di allarme e pericolo, come la fuga che il protagonista del film “Prova a prendermi” (Catch Me If You Can) vive quando si nasconde dal suo inseguitore.
Sebbene apparentemente lontano dall’intento delle due colonne sonore precedenti, la composizione si avvale di molti espedienti in comune: come l’apertura sulle note gravi per marcare qualcosa di cupo, per poi salire verso le zone “più chiare” e scendere di nuovo. Le pause fra un breve gruppo di note e l’altro, esattamente come nella “Pantera rosa”, rende l’idea di pochi, rapidi movimenti e di tanti arresti di uno che sta sull’attenti. Quando poi il fuggiasca di entrambi i temi raggiunge il registro acuto del sax, non è certo per aver trovato qualcosa di celestiale, piuttosto, le molte note serrate e suonate sul forte o sul fortissimo sembrano una sirena isterica, un allarme che incita: “Corri, corri, non hai più tempo per esaminare, corri!” Le affinità fra il tema della “Pantera rosa” e fra “Escapades” non sembrano un caso, Williams infatti dichiarò che Mancini era la sua ispirazione e studiò composizione col suo stesso Maestro.



Violenza e terrore

Questo è un aspetto meno conosciuto del sassofono, che si allontana da tutta quella forte carica sensuale di cui si è fatta fama nel cinema.
Sono pochi i film che hanno saputo sfruttare il suo timbro per creare paura, ma io sono riuscita a trovarne almeno due: “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino e “Planet Terror” di Robert Rodriguez, un thriller d’azione il primo e un horror tutto splatter il secondo. Non è un caso che Rodriguez, regista e musicista e compositore lui stesso del tema del sax “terrificante”, sia il pupillo di Tarantino e abbia con lui collaborato per la regia di alcuni film, perché i gusti musicali e cinematografici sono molto simili.




Nel tema di “Planet Terror” il sax suona con una chitarra distorta e strumenti elettronici. Sembrerebbe lui stesso distorto, se non conoscessi le molte risorse delle strumento: sovracuti acidi e “impazziti”, note gravi suonati in growl, che in inglese vuol dire letteralmente “ringhiare”, e suonate a quel modo fanno paura. Paura come gli zombie ringhiosi della trama.
“Pulp fiction” è un film d’azione basato sulla violenza e azione, fatto tutto di pistole, donne affascinanti, tradimenti, atmosfere soft, boss e mafia. È un misto di leggerezza ed ironia che rende naturale e persino divertente la violenza. Tarantino si avvale di molti temi eterogenei di cui tanti con il sassofono nel ruolo principale, come in “Comanche”. Anche in questo caso il sassofono si avvale dell’uso di “frullati” e “growl” per dare aggressività al tema.



Il ruolo del sax




La colonna sonora di un film non è solo la musica dei titoli di testa o di coda. A volte si fanno uso di frammenti di sigla anche durante la narrazione di un film, come il tema di “Poirot” e “La pantera rosa”. In altri casi invece, vengono utilizzate musiche che non fanno parte della sigla, ma sono solo in riferimento a determinate scene e di solito convergono con il visivo, trasportando lo spettatore maggiormente nell’ambientazione. In questo contesto il sax è largamente impiegato per le scene sensuali o sentimentali in cui un lui e una lei si incontrano, come Deckard e Rachel del celebre film “Blade Runner” degli anni Ottanta di Ridley Scott, o come Travis e Betsey nel film “Taxi Driver” di Martin Scorsese.

Solo in un raro caso è stato adoperato per descrivere una ambientazione naturale, selvaggia e primitiva della Nuova Zelanda: nel film “Lezioni di piano” di Jane Champion.




Per ultimo, ho incluso in questa sezione anche il cartone animato “Robots”, e il telefilm per bambini “Sabrina vita da strega”, per mostrare che anche laddove l’erotismo non è esplicito nel visivo, il sassofono, meglio di qualunque altro strumento, riesce a sottintenderlo e anzi, dal momento che in scena vengono mostrare azioni del tutto innocenti, questo messaggio indirizzato agli adulti (magari il genitore che guarda la televisione col figlio) è solamente e interamente affidato al sonoro.





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