venerdì 5 dicembre 2014

Punti di vista (due casi)

La questione dei diversi punti di vista mi ha sempre attratta e affascinata, soprattutto nei romanzi. Per questo i gialli sono uno dei miei generi preferiti: ognuno dei sospettati racconta la propria versione di uno stesso omicidio. Una mente geniale e perspicace mette insieme i tasselli e risale alla verità.
Devo ammettere che spesso riesco a risolvere i misteri prima che sia l'autore a rivelarlo. Per me i delitti romanzati sono una sfida intellettuale e psicologica, sia per la risoluzione dei casi, che nei confronti dello scrittore stesso. Al secondo o terzo romanzo di uno stesso autore, mi piace capire la sua psicologia e il suo metodo narrativo e a volte risolvo proprio perché ragiono: "Ti conosco, presenti questa scena... non hai descritto fisicamente bene quel personaggio, hai dato troppa importanza a quel momento e solo una riga di descrizione a quell'altro: ho capito!"

Un romanzo esemplificativo è "La quarta verità" di Iain Pears: un assassinio ambientato nella cupa Londra del 1600, una ragazza accusata, quattro verità. Qualcuno mente, qualcuno non è al corrente di tutto, solo la quarta versione rivela l'insospettabile verità.

Mi piace per lo stesso motivo la scrittrice di fantasy Marion Zimmer Bradley, che spesso fa scrivere in prima persona ai suoi personaggi delle pagine di diario o di lettere, che vanno a completare il quadro dei suoi racconti, da lei narrati in terza persona come semplice cronista.

Nel mio piccolo, anch'io ho vissuto due strani casi con diversi punti di vista.
Non sono delitti (per fortuna) o storie avventurose, ma spesso li ricordo e racconto, questa sera mi sono tornati in mente e voglio narrarli pure a voi.


Il primo caso, coinvolge due mie amiche che non sapevano nulla l'una dell'altra. Era una domenica verso l'ora di cena e squillò il mio telefono.
- Pronto?
- Tha, sei libera? Ho voglia di chiacchierare, sono in coda a Iseo, qui è lunga. Che scatole! Che sfortuna! - Era scocciata, annoiata, stizzita e stanca e voleva solo poter tornare a casa.
- Certo! Perché coda?
- Incidente in galleria, una macchina e una moto. E' morto qualcuno. Forse quello in moto. Starò ore qui!
In effetti, le feci compagnia al telefono, per ammazzare il tempo, circa un'ora.
Qualche sera dopo uscii con l'altra mia amica, mi raccontò che era triste perché un suo amico era morto. Mi raccontò la sua versione:
- Quello che mi fa rabbia è che non sarebbe morto, si è solo ferito il tipo in moto! Erano in due in macchina, il mio amico, passeggero, si è visto arrivare in contromano la moto, gli stava venendo addosso, ha avuto terrore e gli è venuto un infarto - era addolorata, arrabbiata, non capiva, non accettava.
Solo quando mi disse: 
- Domenica scorsa, in galleria, ad Iseo - collegai i due eventi.


Il secondo caso risale a molti anni fa, fu dopo un Capodanno, l'alba del 1° gennaio, anno 2000. Vivevo in una zona quasi ai piedi del colle Maddalena e per qualche misterioso motivo, io che di solito non esco dal letto caldo di prima mattina neanche sotto tortura, quella volta mi ritrovai a passeggiare solitaria su per i colli. 
Camminai, camminai su per le salite. Non so a cosa pensai. Tutto era terso, gelido, silenzioso e le villette addormentate. La grande festa era finita, eravamo appena entrati nel nuovo millennio.
Poi, mi ricordo di un botto violento. Proveniva da vicino a me, da una di quelle villette. Troppo vicino a me.
"Qualcuno festeggia ancora" pensai. E di nuovo silenzio di tomba. Il primo giorno dell'anno. La città vista dall'alto, con i tetti rossi.
Tornai giù. Rientrai in casa: c'era un tepore piacevole in contrasto col freddo mattutino. Le palpebre mi crollavano, ritornai nel letto a dormire.
A casa mia non si compravano quotidiani, perciò non ricordo e non mi spiego come mi capitò quella volta il giornale fra le mani. Forse ero ad un bar o in una sala d'aspetto. Un titolo attirò la mia attenzione: il primo gennaio, un uomo si era sparato un colpo alla testa. L'ora e il luogo corrispondevano al momento in cui avevo sentito quello che avevo creduto fosse un botto, invece era stato uno sparo.
Chissà chi era. Lui credeva di essere solo in quell'alba silenziosa, quando decise di abbandonare la vita. Non sapeva che a qualche metro di distanza, io avevo assistito ignara al suo suicidio.



Nessun commento:

Posta un commento