Piano performed by Thasala
venerdì 18 ottobre 2019
#8
Piano performed by Thasala
domenica 13 ottobre 2019
Io e gli altri
Non ho, attualmente, altre date musicali. Ma ve bene così, dopo l'impegno di ieri sera mi riposo fino ai concerti di Natale, a meno che non spunti qualche richiesta per Halloween.
Sinceramente l'idea di una certa tranquillità emotiva per un paio di mesi mi alletta assai, perché suonare e fare spettacoli e concerti mi piace, ma è una situazione adrenalinica che mi fa sentire viva e sempre sul pezzo, e dopo un po' necessito di annoiarmi in minima dose per avere voglia di tornare in forma.
Sinceramente l'idea di una certa tranquillità emotiva per un paio di mesi mi alletta assai, perché suonare e fare spettacoli e concerti mi piace, ma è una situazione adrenalinica che mi fa sentire viva e sempre sul pezzo, e dopo un po' necessito di annoiarmi in minima dose per avere voglia di tornare in forma.
Sono soddisfatta delle ultime collaborazioni, mi piacciono le sfide e le novità e quest'anno artisticamente ne ho avute a sufficienza. La prima novità era stata a febbraio con Edo, il dj.
Essendo la prima volta che dovevo improvvisare per tutta la serata in un dj set, ero talmente nervosa da prendere pastiglie per il mal di testa dal giorno prima. L'ansia da prestazione non era causata dal dover suonare per tutto il tempo senza leggere, ma il non sapere neanche che canzoni sarebbero passate e trovare la tonalità dei brani sul momento. Ma tutto è andato bene, il pubblico mi ha fatto diversi compimenti, il dj mi ha poi ricontattata per fare un altro dj set insieme, per cui deduco di essere stata capace di sostenere il nuovo ruolo. Mi piace questo modo moderno di fare musica!
***
Qualche settimana dopo sono stata contattata per l'altra novità: la band capitanata da un originale irlandese!
Devo ammettere di aver risposto solo perché ero incuriosita di conoscere un irlandese in Italia. Sono stata anni fa in Irlanda, ho attraversato il paese da Dublino fino alla costa ovest viaggiando a sinistra, passando per le distese di erba spugnosa, piene di pecorelle e le nuvole basse, adoro e suono il Tin Whistle ma un irlandese in Italia non l'avevo ancora visto, ero curiosa di sentirlo parlare. Con questo gruppo ho fatto per la prima volta musica per il dopo cena ai matrimoni.
Io ai matrimoni ho sempre suonato solo per le cerimonie e per gli aperitivi, durante il ricevimento, così ho voluto anche provare qualcosa che non avevo mai fatto.
Devo dire che è molto più faticoso perché suonare in quattro richiede un maggior numero di prove, bisogna andare sul posto per il check sound molte ore prima, caricare e scaricare la strumentazione e poi sparire prima che arrivino gli sposi, il che significa anche partire alle dieci e mezza del mattino per iniziare a suonare alle dieci di sera. Dopo di che, smontare e caricare tutto.
Quando faccio gli aperitivi da sola, invece, non devo fissare date per provare con nessuno, arrivo in location un'oretta prima, scarico solo un amplificatore, un leggìo, il sax, il tablet per le basi, qualche cavo e gli spartiti .
Però è stato divertente, anche la parte in cui abbiamo girovagato al pomeriggio per ammazzare il tempo. Viaggiare insieme e condividere l'ansia è un modo diverso di vivere come musicista. A volte mi sento un po' stanca di guidare e suonare in solitaria anche se i guadagni sono superiori, non dovendo poi dividere il compenso, ma, purtroppo, neanche le chiacchiere, gli scherzi, i kilometri e il momento conviviale della cena con nessuno.
***
"Time For Us" è stata una novità come evento, non come modo di suonare. Un evento mondiale direi. Volevamo superare il record di concerto con maggior numero di musicisti sul palco e l'abbiamo raggiunto, il 2 giugno 2019 piazza Vittoria era gremita di centinaia di musicisti, abbiamo dovuto firmare su di un registro tenuto da un notaio che lo ha poi archiviato in comune e l'idea di rimanere nella storia, assieme agli altri, per essere entrata in un Guinness dei primati è qualcosa di... strano e particolare...
Tanti articoli ne hanno parlato per giorni interi. Questi di seguito sono solo alcuni. "Time for us" è stato l'evento dell'anno.
***
Concludo con lo spettacolo di ieri, che chiude, in un certo senso, una stagione. Io in teatro ci ho già lavorato ma dopo tanti anni è sempre emozionante, perché non è come fare un "semplice" concerto: si entra in un tutt'uno con la recita, la scenografia, i costumi, le luci... il teatro! Il dietro le quinte con gli attori è completamente diverso. Adoro lavorare con gli attori e i registi!
PRIMA DELLO SPETTACOLO
DURANTE LO SPETTACOLO
FINALE E APPLAUSI!
***
Anche se ho scritto questo post per parlare delle novità, non voglio dimenticare le vecchie e sempre presenti collaborazioni, perché per me non sono solo soci: sono amici. Un saluto al fisarmonicista Gigi Rizzo del duo "Les nuages", al chitarrista Tobia Verasi del "Jazz anonimo duo" e alla mia amica, pianista, confidente, consigliera, avvocato e compagna di avventure di sempre Erica Guastoldi di "Eritha"!
Oltre ad orchestre e bande e varie che adesso non ricordo e che ogni tanto si rifanno vive per nuove condivisioni. Come gli attori siamo... loro recitano per un certo periodo in un film, si perdono di vista e poi si ritrovano in altri ruoli per altre storie, noi musicisti ci incrociamo, suoniamo per qualche concerto, poi lavoriamo con altri, poi ci ritroviamo in altre formazioni, in altri contesti. E' una vita piena di creatività e bellissimi momenti.
E' tempo di pausa, ma ci rivedremo presto nella sezione "Eventi"!
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martedì 20 agosto 2019
Memory (Departures)
Mentre la mia socia MeDea è in riva al mare a finire il copione, io me ne sto con le istruzioni da lei lasciate sulle musiche da preparare: il mio compito è cercare le melodie adatte che dovrò poi suonare per le scene da lei segnalate. Devo proporne un po' per ogni immagine, perché finché non vedrò in azione sul palco la recita, neanche io ho chiara l'atmosfera che si intende creare, ma c'è un brano che vorrei proprio tanto eseguire.
"Memory" è la colonna sonora composta da Joe Hisaishi, un autore giapponese che ho scoperto guardando un struggente e profondo film: "Departures". Questa musica viene eseguita al violoncello e sono anni, da quando è uscito il film, che ricordo le note con ardore, malinconia e dolorosa dolcezza.
Ho costretto anche il duo Eritha ad inserire la melodia nel repertorio, nella formazione pianoforte e clarinetto, che gli dà quel sapore "legnoso" e classico suonato sulle note gravi, ma in questo lavoro teatrale mi piacerebbe eseguirla da sola col sax tenore, avrei la stessa profondità del violoncello e il vibrato di un aerofono.
Sentite che bella:
Se vi capita guardate anche il film, ho pianto tantissimo alla fine ma è di una bellezza e profondità che rimane nel tempo.
Credo che la trama possa toccare ognuno di noi.
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giovedì 15 agosto 2019
#7
River flows in your
mercoledì 14 agosto 2019
"Non sono Marco Paolini"
Era da un po' di tempo che le MeDea non collaboravano a qualche spettacolo. Ve le ricordate?
Segnatevi la data del 12 ottobre perché è in arrivo un nuovissimo spettacolo teatrale.
Il copione è da rifinire, le musiche sono in lavorazione, dobbiamo scegliere gli abiti...
- Duo MeDea: un'attrice, una musicista -
in:
in:
Rimanete sintonizzati!
mercoledì 29 maggio 2019
Domenica 9 giugno 2019
Il duo Les nuages sarà presente anche quest'anno presso le cantine Gatta.
Musica francese e altro.
Thasala Phan: clarinetto
Gigi Rizzo: fisarmonica
martedì 28 maggio 2019
- Jazz Anonimo duo -
Da oggi, io e il chitarrista con cui collaboro da più di dieci anni, abbiamo un nome. L'abbiamo deciso in tre secondi perché ne serviva uno per la locandina del prossimo concerto, e volevano la risposta prima di subito. La cosa strana è che in oltre dieci anni, abbiamo suonato in diversi eventi e spettacoli e nessuno ci ha mai chiesto come ci chiamassimo. Eravamo segnati come "duo sax e chitarra", senza storie e senza glorie. Senza pretese.
Ma da oggi saremo i: Jazz Anonimo duo, tanto per rimanere coerenti.
Ma da oggi saremo i: Jazz Anonimo duo, tanto per rimanere coerenti.
Scegliere un nome è per me sempre la cosa più difficile e marginale, per questo non ci era venuto nulla di meglio che battezzarci: "Sunny Day" nel periodo in cui suonavamo musica folk e/o irlandese col violinista. Magari il nome non era un granché, ma, comunque, è sempre meglio un sunny day di un gloomy day!
In attesa che esca la locandina che ci ha costretti ad avere un'identità, vi segnalo la data, che sarà mercoledì sera, 24 luglio in provincia di Brescia.
Sono proprio contenta di non essere più anonima!
(Si fa per dire...)
mercoledì 24 aprile 2019
# 6 Viaggi
Le cose antiche e riparate con l'oro. Contenitori di segreti e di esperienze silenziose. Non fanno rumore perché parlano senza dire nulla.
Dentro c'è un cuore pulsante con i ricordi di epoche lontane che guardano ad un curioso, ignoto futuro.
Senza più opporsi, senza più interferire. Nella resa dei conti a braccia aperte grida al vento: "Quello che arriva, arriva!" E tutto arriva, anche ciò che si era sepolto, anche ciò che non si credeva di essere in grado di affrontare e meritare.
Soffia calore in una miriade di cristalli sonori con piani e regole da comprendere, forse, alla fine del percorso.
Sarà ancora così mille volte e mille volte per disegnare nuove vie di giallo abbagliante.
Non so se saprò scrivere, ancora non riesco a delinearne i contorni mutanti dell'onirico.
domenica 17 febbraio 2019
#5 Summertime
Oggi mi piace tanto questo video.
domenica 3 febbraio 2019
#4
Un anno e tre giorni.
Mi ricordo che non c'era corrente, ma io avevo la luce negli occhi, non c'era acqua, ma sentivo scorrere torrenti di emozioni nel cuore. Non c'era ancora nulla, stava tutto ancora nella mia febbrile testa, ansiosa di colorare, di scegliere e progettare, di decidere.
Avevo fame di vita.
Ogni giorno di corsa in mezzo a tre, quattro o cinque lavori. Le giornate piene e dovevo metterci anche dentro questa, ma non mi importava, avevo tanti amici e tanta forza. Piuttosto non dormivo.
Tanti amici. Non li sento quasi mai, ma nei momenti del bisogno accorrono sempre.
La prima notte, ne ho ancora la foto, una sensazione davvero bella. Bellissima.
Fuori freddo, dentro caldo.
Mi sentivo libera.
Senti i suoni dei passi. Giri la chiave. Uno, due, tre. Entri nel tuo mondo. Chiudi le voci degli sconosciuti dietro alle tue spalle. Chiudi a chiave. Ti spogli e assapori la libertà. Sei te stessa in ogni centimetro.
La cosa più bella della vita è vivere potendo essere completamente sé stessi. Essere liberi da catene, paure, pregiudizi, diffidenze e timori. É questa la mia vita.
Chiudi la porta e assapora questa immensa ricchezza che ti porti nel cuore.
La ricchezza della libertà nel cuore.
Nessuna paura é insuperabile.
Mi ricordo che non c'era corrente, ma io avevo la luce negli occhi, non c'era acqua, ma sentivo scorrere torrenti di emozioni nel cuore. Non c'era ancora nulla, stava tutto ancora nella mia febbrile testa, ansiosa di colorare, di scegliere e progettare, di decidere.
Avevo fame di vita.
Ogni giorno di corsa in mezzo a tre, quattro o cinque lavori. Le giornate piene e dovevo metterci anche dentro questa, ma non mi importava, avevo tanti amici e tanta forza. Piuttosto non dormivo.
Tanti amici. Non li sento quasi mai, ma nei momenti del bisogno accorrono sempre.
La prima notte, ne ho ancora la foto, una sensazione davvero bella. Bellissima.
Fuori freddo, dentro caldo.
Mi sentivo libera.
Senti i suoni dei passi. Giri la chiave. Uno, due, tre. Entri nel tuo mondo. Chiudi le voci degli sconosciuti dietro alle tue spalle. Chiudi a chiave. Ti spogli e assapori la libertà. Sei te stessa in ogni centimetro.
La cosa più bella della vita è vivere potendo essere completamente sé stessi. Essere liberi da catene, paure, pregiudizi, diffidenze e timori. É questa la mia vita.
Chiudi la porta e assapora questa immensa ricchezza che ti porti nel cuore.
La ricchezza della libertà nel cuore.
Nessuna paura é insuperabile.
venerdì 11 gennaio 2019
#3
Raperonzola Raperonzola
sulla torre sola dondola
Un due tre, un due tre
Vi racconto il perché.
Si domanda: "Ma come farà!
se il principe le chiavi non le ha?"
Lei non ha i capelli belli
biondi ricci e un po' ribelli.
É una fiaba assai moderna
scandalosa, intrigante e fraterna.
Senza chiavi, senza trecce
non si risolve facendo a frecce
Ma un'idea dal suo comó
secondo cassetto a destra, le balenó.
Annodando le stoffe colorate
seta, cotone, farfalle, fiori e fate
Trasparenze, pizzi e mucchette
"Splendida idea!" lei riflettette.
Così annodando fino a formare
una treccia di colori da annodare
Dalla sua torre non cala i capelli
ma i tessuti dal comó monelli.
Per fuggire non prende una valigia,
bastan quelle di seta grigia
E così che la fiaba finisce
con tanti colori, ranocchi e strisce.
Non servon chiavi per salvar la principessa
che negli eventi diventa poetessa
Lei ostacoli non ha
Si affaccia alla finestra e ammiccando lo sa.
sulla torre sola dondola
Un due tre, un due tre
Vi racconto il perché.
Si domanda: "Ma come farà!
se il principe le chiavi non le ha?"
Lei non ha i capelli belli
biondi ricci e un po' ribelli.
É una fiaba assai moderna
scandalosa, intrigante e fraterna.
Senza chiavi, senza trecce
non si risolve facendo a frecce
Ma un'idea dal suo comó
secondo cassetto a destra, le balenó.
Annodando le stoffe colorate
seta, cotone, farfalle, fiori e fate
Trasparenze, pizzi e mucchette
"Splendida idea!" lei riflettette.
Così annodando fino a formare
una treccia di colori da annodare
Dalla sua torre non cala i capelli
ma i tessuti dal comó monelli.
Per fuggire non prende una valigia,
bastan quelle di seta grigia
E così che la fiaba finisce
con tanti colori, ranocchi e strisce.
Non servon chiavi per salvar la principessa
che negli eventi diventa poetessa
Lei ostacoli non ha
Si affaccia alla finestra e ammiccando lo sa.
giovedì 3 gennaio 2019
#2
A volte, quel grigio-rosa antico che lenisce il momento, é una dolce illusione che non riesce a decidere che colore diventare.
Sei come una crisalide, protettA e soffocata al calduccio del tuo bozzolo.
Soffri di vertigini. Come farai a gestire le tue ali?
Soffri di vertigini. Come farai a gestire le tue ali?
A volte, il vaso di Pandora é una pentola a pressione e parla quando viene chiusa, non quando viene aperta.
Sei come una crisalide, protettO e soffocato al calduccio del tuo bozzolo.
Soffri di vertigini.
Come farai a gestire le tue ali?
Soffri di vertigini.
Come farai a gestire le tue ali?
mercoledì 2 gennaio 2019
Blog 2019 #1
A Fog City ci si annoiava, le distese bianche di brina e sporche di fango avvolgevano gli orizzonti, quando la nebbia lo permetteva. Certo che eravamo in tanti, ma gli anni di differenza fra me e i miei fratelli mi facevano sentire più sola ed "in fila di attesa" che in compagnia. Non c'era molto da fare e i compiti a scuola evitavo allegramente di farli: fu in quel periodo della mia vita che i pensieri, le fantasie e le emozioni iniziarono ad incanalarsi nei linguaggi più facili ed immediati per me: la scrittura e la musica. Leggevo così tanto da ritrovarmi a chiedere al bibliotecario del paese quando sarebbero arrivati dei nuovi libri da leggere.
Nessuno mi ascoltava veramente e mi andava bene così: scrivevo su piccoli diari storie e racconti per le mie amiche immaginarie. Scrivevo nei temi a scuola e le amiche normali cominciarono ad accorgersi della mia presenza, a girarsi verso di me quando i grandi li leggevano in classe, ad incuriosirsi di argomenti nuovi durante la ricreazione. Le maestre si domandarono fra di loro come una bambina di madrelingua differente scrivesse quelle cose in italiano, come se i bambini non riflettessero e non fossero abbastanza svegli da imparare ciò che i grandi faticano a raggiungere. Scrissi poi per dei concorsi e i miei testi di tintinnii e folletti vennero scelti, ricordo che più gente cominciò a girarsi e ad ascoltarmi e... no, non era un'italiana a essere scelta per un testo in italiano.
Il problema era che le persone si accorgevano troppo di me, e ciò mi infastidiva. Era la mia anima ad essere muta, non la mia presenza. Ero sempre al centro dell'attenzione per il mio nome e per i miei occhi, per questo volevo essere invisibile e protagonista in altre cose.
Un controsenso. Una complessità. Una nebbia fitta in cui cercare, per non perdersi e cadere nel fosso, come accadeva nella stagione del letargo a Fog City.
Quando scrivevo non ero più sola.
La gente diceva: "Io quando sto giù guardo un film e sto meglio", io invece pensavo al disordine dei pensieri e al mio bisogno di riordinarli, di vederli, di scrivere.
La gente diceva: "Io quando ho pensieri, corro e poi sto meglio", io vedevo in loro il freddo e il sonno del mattino e/o la fatica del sudore e pensavo che l'unico modo che avevo per rendermi conto della presenza di quei confusi sussurri fosse di ascoltarli, per trovare a ciascuno un nome e tradurli su carta, non di correre.
La gente beveva e faceva casino per dimenticare. Io facevo casino ma poi mi isolavo nel mio mondo per dimenticare, e per non dimenticarlo poi lo fissavo su carta.
Poi ci furono le lettere e le corripondenze. Non ero brava a parlare, ero timida ed insicura, ma nelle lettere ero divertente e interessante. Erano gli amici del mare, gli amici distanti un anno da rivedere l'estate successiva. Quando tornavo come sconosciuta bipolare.
A scuola i miei temi venivano sempre scelti per la loro originalità e profondità e io mi distanziavo regolarmente dalle mie creature, come se la realtà fosse una cosa e il momento della scrittura un'altra.
Loro nascevano, vivevano di vita propria e se ne andavano chissà dove. Come le lettere, come i miei diari, come i miei scritti per i concorsi.
Si verificò lo spacco.
Il corpo da una parte e l'anima dall'altra. Come se chi scrivesse non sono io, non mi ci riconosco e non è da attribuire a me. Non ho mai capito del tutto questo ricercare risposte nei miei scritti: come si fa a capire una persona quando neanche questa si capisce? Ognuno dovrebbe capire sè stesso. Io lo faccio qui senza disturbare nessuno, perché voi non fate altrettanto a casa vostra, con i vostri mezzi?
Non vi succede mai di scrivere e di non ricordare come avete fatto? A me sì. Non so se sia una cosa comune però.
Gli attori quando vivono un personaggio, stanno male, gioiscono, soffrono e muoiono... come fanno poi quando ritornano nel loro corpo e abbandonano il veicolo? Come fanno quando rivedono il loro personaggio vivere di vita propria su uno schermo?
Io per esempio, quando suono un brano triste e struggente mi sento triste e cado nello sconforto. Quando passo ad un minuetto danzo con il cuore assieme al brano. Così che tolgo ed indosso le emozioni seguendo gli ordini del compositore, del direttore, del pubblico...
A scuola scelsi l'arte e la moda. Dopo la scuola vinsi un concorso e al tempo, davanti al bivio: "Scendo a Roma per lavorare sulla collezione e far sfilare i miei primi capi come stilista emergente o rimango qui e vado avanti con la musica?" scelsi la musica.
La musica era l'ordine, quello che mi riportava alla disciplina quotidiana, l'impegno, la profondità, la condivisione e il confronto. La musica era interpretazione di grandi opere di geni vissuti prima di me. Era anche la voce di antichità, il rumore che non potevo esprimere. Nel mio turbamento avevo bisogno di riferimenti. Tanti musicisti famosi sono anche scienzati e matematici, forse perché la tecnica e il ritmo necessitano di razionalità e io volevo razionalizzarmi.
La tecnica era ed è una sfida continua, è la soddisfazione dei miglioramenti, del superamento di ostacoli.
Chissà che un giorno non sia io a scrivere qualche musica?
La moda al contrario era la creatività, il successo, la parte frivola, la vanità, il mio compiacimento, il disobbedire le regole, la modernità, la psicologia che fa l'abito. Era anche la mia espressione più facile e primitiva: da piccola ho cominciato a rappresentare il mondo dapprima attraverso le immagini con i manga e figurini di moda, poi attraverso il sonoro con la musica. Più tardi con le parole. Ma per me il visivo è sempre stato imprescindibile dall'estetica e la matita la prendevo in mano per vestire bene le persone, per scimmiottare mio padre quando progettava le case e le arredava, per abbellire il brutto e colorare il triste.
Quando vedo una donna trascurata, in automatico la visualizzo nella mia mente con dei capelli diversi, con un trucco adeguato e con abiti che la valorizzino, come se la mia mente non smettesse di "aggiustare", come ai tempi della scuola. Quando vedo accostamenti di colori non armoniosi mi sento turbata. Ciò che vedo influenza l'armonia stessa dei miei sensi.
La scrittura univa le due cose e rappresentava l'unico altro mio interesse per cui avessi voglia di approfondire e migliorare.
Nella scrittura bisogna rispettare delle regole e al contempo creare. Si parla di sè stessi e si inventa. Si descrivono veri e propri mondi paralleli, si spazia, si diventa qualcun altro, si ritorna sè stessi, si riordina e si scompiglia. Si cambiano i nomi, si chiamano le cose per come sono, si ricorda e si progetta, in un meraviglioso gioco di futuro, passato, presente, finzione e realtà.
Ho bisogno di scrivere a briglia sciolta.
Un mio ex mi propose di pubblicare i nostri racconti su un precedente blog ed ero entusiasta di questa iniziativa. Quando fra di noi finì portai i miei post qui. Quando anche MySpace chiuse la piattaforma senza avvisare nessuno e cancellò il mio blog personale lo portai qui. Quando, invecchiando cominciai pian piano ad avere meno scontri fra le personalità e a riunirle in un unica testa, anche il mio sito lo portai qui.
Perchè in fin dei conti, "la saxofonista", la "stilista", la "profe", la "vicina di casa", la "cliente", la "amica", la "collega", la "figlia", la "sorella"... si chiamano tutte allo stesso modo.
Sono sempre io. La psicologa dei miei ventitrè anni mi disse appunto che, il mio successo non era di rinnegare qualche parte di me, per quanto differente, ma di creare dei ponti per collegare le isole, di imparare ad usarli e di godermi la mia vita con questa nuova capacità e libertà di andare da una parte all'altra a mio piacimento.
Quindi perché avere tanti blog? Uno per ogni mio carattere? Questo è il mio meraviglioso ponte che collega le diverse isole e questo è il mio zibaldone confusionario, di cui non devo rendere conto di ciò che la gente capisce e vuole sentirsi dire o capire.
E' la mia terapia che mi accompagnerà per tutta la vita, scrivere e lasciare andare dove vogliono i miei scritti.
La medicina prescritta dal mio dottore della mente.
Come quando da piccola cominciai a crescere e a migliorare l'autostima scrivendo.
Scrivendo, scrivendo.
2019.
Ciò che fa stare bene ME.
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venerdì 28 dicembre 2018
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domenica 23 dicembre 2018
lunedì 26 novembre 2018
lunedì 1 ottobre 2018
1° Festa della musica, Brescia
Mi piace molto navigare e trovare in rete fotografie e video e riconoscermi, come questo pubblicato tempo fa da un certo signor Domenico Ventura sul suo canale YouTube.
Mi ricorda quella bellissima giornata serena e di sole che cominciò con la musica assieme alla Busker Band del mio amico Doriano, in piazza Vittoria, per poi proseguire con l'orchestra classica in piazza Bruno Boni; quell'anno mandammo in scena la "Carmen" di Bizet, questa fu una replica e mi vestii comoda per la lunga giornata girovaga, ma per le altre esibizioni avevo un magnifico costume da damigella spagnola, lungo fino ai piedi, rosso e con i pizzi neri e le rose rosse. Ho ancora le foto e il costume e spero tanto un giorno di poterlo indossare di nuovo per qualche altro spettacolo.
Dopo pranzo proseguii con il mio trio francese "Les Nuages". Suonammo prevalentemente canzoni di Delicq e di Yann Tiersen. Gigi, il fisarmonicista, fu un fantastico animale da palcoscenico, intrattenendo e parlando col pubblico che si accalcava curiosa sotto la scalinata del Teatro Grande. Fu per merito suo se avemmo tanto seguito, io non sono brava a parlare e ad intrattenere il pubblico, a lui invece piace e ci è portato.
La registrazione qui sotto non è il massimo: la scena fu ripresa con un telefonino e all'aperto, ma quello che mi rende felice è il ricordo di quel giorno, perciò sono lieta di averne comunque recuperato del materiale.
Dopo la Busker, la Spagna e la Francia, ci esibimmo col quartetto: "Phan 4 fun" sulle metropolitane: fu difficilissimo rimanere in equilibrio mentre viaggiavamo e fu emozionante quando, scendendo per cambiare corsa, si misero tutti al finestrino urlando e battendo contro i vetri per salutarci e ringraziarci.
A proposito di quest'ultimo video: "Take Five", mi ricorda un aneddotto simpatico.
Un giorno un mio allievo mi disse, tutto entusiasta, che aveva trovato un video che gli era piaciuto un sacco, in cui dei ragazzi suonavano "Take Five" sulla metropolitana. Io pensai con un sorriso: "Anche noi l'abbiamo fatto".
Mi mostrò il video dal suo smartphone ed io esclamai: "Ma siamo noi!".
Beh, certo, non mi si vedeva, per tutto il tempo me ne stavo seduta nascosta dalla schiena del baritonista, ma se aguzzate bene gli occhi noterete che i saxofonisti sono quattro e non tre, e che si intravede un piedino che batte il tempo!
Mi dispiace non avere trovato nulla sull'esibizione di quella sera, quella con i fuochi e le acrobazie dei giocolieri. Non ho neppure una foto.
Quel giorno rappresentò anche il mio record di cambi di strumento: succede che negli spettacoli io debba cambiarne due o tre, ma mai quattro! Iniziai a suonare con la Busker e con l'orchestra il sax soprano, poi passai al clarinetto con il trio francese, sulla metropolitana invece suonai il sax contralto e la sera il sax tenore. Non faticai a trasportarli perché si prese tutto il carico il saxofonista rosso... perciò potei passeggiare e saltellare felice per le strade del centro, ascoltando e godendo anche della musica degli altri artisti.
L'unico momento di riposo fu il pranzo alternativo, noi assieme, offerto dall'associazione, all'ombra dei divani e dei tavolini del Caffè letterario, dove ci rigenerammo e poi la sera, che ci consentì un'ora di tempo per una doccia e cambio d'abito lampo.
Ecco... fare musica, fare spettacolo, fare arte, significa anche questo: una condivisione di momenti significativi assieme a persone che viaggiano col cuore e con la testa sulla stessa lunghezza d'onda.
Quello che vede e ascolta il fruitore, non è solo qualcosa di bello o di brutto, di riuscito o non apprezzato: dietro il prodotto si rivelano storie di ore di prove, studi, chiacchiere, risate, uscite, ansie, progetti, organizzazioni e soddisfazioni, a volte pure litigi ed incomprensioni che si risolvono poi sul palco.
Quando mi sento triste o cerco un senso alle mie giornate, penso che la terapia per me è qualche nuovo progetto o spettacolo artistico da preparare. Penso ai brani nuovi da cercare, trascrivere, arrangiare, studiare. Costumi, maschere, parrucche e trucchi da progettare ed organizzare.
O questo rosa che mi piace tanto, tantissimo e non lo posso mettere per andare ad insegnare:
Anche fare la strega e suonare: "Profondo rosso", come ho fatto per lo spettacolo di Halloween delle MeDea mi piacerebbe, possibile che si possa fare la strega solo ad ottobre? Io vorrei travestirmi così tutto l'anno!
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mercoledì 12 settembre 2018
Nuove esperienze, vecchi ricordi
La scuola é cominciata, intanto la settimana scorsa ci sono stati gli esami di ammissione per la scuola media ad indirizzo musicale. Non ero mai stata in una commissione, né per gli uscenti, né per gli aspiranti entranti. Ho cominciato l'esperienza con gli aspiranti.
É stata un'esperienza nuova e carina, anch'io tanti, tanti anni fa ero una ragazzina che sognava di essere ammessa al conservatorio. Voi attuali professionisti ve li ricordate i vostri esami di ammissione? Io sì, per filo e per segno: mi ricordo in quale aula si svolse, la disposizione dei mobili e dove erano seduti i tre insegnanti: quello di strumento, quello che mi provó l'intonazione e il ritmo e quello che mi fece le domande:
- Quanti anni hai?
- Quindici.
- Da quanto tempo suoni?
- Sette mesi.
- E quanti giorni?
- ...?
- Chi é il tuo insegnante?
- A.
- Ah sì, lo conosco. Bene cosa ci hai portato?
Mi ricordo che quello di sax mi stette incollato, col fiato sul collo (o almeno questa fu la mia percezione del momento) ed io mi sentii sotto pressione e suonai fuori tempo, quando poi con la coda dell'occhio lo vidi allontanarsi e scuotere la testa, mi ricordai di contare e solfeggiare, mi distesi e finalmemte la seconda metà del brano riuscii a suonarlo correttamente e a controllare l'emissione.
Sempre con la coda dell'occhio lo vidi girarsi di nuovo verso di me, sorpreso. L'esame proseguì con tutti i tre docenti che mi stettero ben distanti, perché la loro vicinanza mi innervosiva e se ne erano accorti.
L'insegnante che mi testó il senso del ritmo approfondì parecchio le prove e andó avanti per un bel pezzo, credo per accertarsi che la mia prima uscita infelice fuori tempo fosse davvero solo una conseguenza dell'emozione.
Venni ammessa seconda su una decina di aspiranti, quell'anno c'erano quattro posti e così cominciò la mia grande avventura. I risultati però non uscirono subito e passai almeno una settimana a sperare, aspettare, piangere e a disperarmi per lo sconforto. Quando vidi il mio nome fra gli ammessi, essendo preparatami al peggio "per non rimanerci male", dovetti persino fare lo sforzo inverso di accettare la realtà che diceva che ce l'avevo fatta, e dopo mi sentii la ragazzina più appagata del pianeta.
Fu un percorso pieno di insidie ed entrare adolescente, passare tanti anni in un clima freddo e accademico di allora, crescere con la visione di competizione, sfide e il misurare il valore di una persona sulle capacità di rispettare le regole e le abilità musicali, fu difficile e più volte fui tentata di gettare la spugna.
Io che passavo il tempo a sognare ad occhi aperti e a scuola venivo richiamata alla realtà quando mi perdevo con la testa fra le nuvole... mi piaceva suonare, ma non ce la facevo a reggere tutto quel percorso. Dei quattro presi quell'anno, arrivai solo io alla fine.
Dopotutto sono la prima a sorprendermi della mia stessa caparbietà.
Da tantissimi anni non ricordavo più quel giorno.
Quel giorno di aspirazioni e speranze.
Sono contenta, dopotutto, di aver stretto i denti e di aver concluso. Di essere riuscita a fare della passione musicale il mio lavoro.
Sorrido a questi bambini e ragazzini emozionati e cerco di metterli a loro agio. La ruota che gira, la vita che avanza e i ruoli che cambiano. Nuove esperienze che riportano a galla il passato... É bello.
É stata un'esperienza nuova e carina, anch'io tanti, tanti anni fa ero una ragazzina che sognava di essere ammessa al conservatorio. Voi attuali professionisti ve li ricordate i vostri esami di ammissione? Io sì, per filo e per segno: mi ricordo in quale aula si svolse, la disposizione dei mobili e dove erano seduti i tre insegnanti: quello di strumento, quello che mi provó l'intonazione e il ritmo e quello che mi fece le domande:
- Quanti anni hai?
- Quindici.
- Da quanto tempo suoni?
- Sette mesi.
- E quanti giorni?
- ...?
- Chi é il tuo insegnante?
- A.
- Ah sì, lo conosco. Bene cosa ci hai portato?
Mi ricordo che quello di sax mi stette incollato, col fiato sul collo (o almeno questa fu la mia percezione del momento) ed io mi sentii sotto pressione e suonai fuori tempo, quando poi con la coda dell'occhio lo vidi allontanarsi e scuotere la testa, mi ricordai di contare e solfeggiare, mi distesi e finalmemte la seconda metà del brano riuscii a suonarlo correttamente e a controllare l'emissione.
Sempre con la coda dell'occhio lo vidi girarsi di nuovo verso di me, sorpreso. L'esame proseguì con tutti i tre docenti che mi stettero ben distanti, perché la loro vicinanza mi innervosiva e se ne erano accorti.
L'insegnante che mi testó il senso del ritmo approfondì parecchio le prove e andó avanti per un bel pezzo, credo per accertarsi che la mia prima uscita infelice fuori tempo fosse davvero solo una conseguenza dell'emozione.
Venni ammessa seconda su una decina di aspiranti, quell'anno c'erano quattro posti e così cominciò la mia grande avventura. I risultati però non uscirono subito e passai almeno una settimana a sperare, aspettare, piangere e a disperarmi per lo sconforto. Quando vidi il mio nome fra gli ammessi, essendo preparatami al peggio "per non rimanerci male", dovetti persino fare lo sforzo inverso di accettare la realtà che diceva che ce l'avevo fatta, e dopo mi sentii la ragazzina più appagata del pianeta.
Fu un percorso pieno di insidie ed entrare adolescente, passare tanti anni in un clima freddo e accademico di allora, crescere con la visione di competizione, sfide e il misurare il valore di una persona sulle capacità di rispettare le regole e le abilità musicali, fu difficile e più volte fui tentata di gettare la spugna.
Io che passavo il tempo a sognare ad occhi aperti e a scuola venivo richiamata alla realtà quando mi perdevo con la testa fra le nuvole... mi piaceva suonare, ma non ce la facevo a reggere tutto quel percorso. Dei quattro presi quell'anno, arrivai solo io alla fine.
Dopotutto sono la prima a sorprendermi della mia stessa caparbietà.
Da tantissimi anni non ricordavo più quel giorno.
Quel giorno di aspirazioni e speranze.
Sono contenta, dopotutto, di aver stretto i denti e di aver concluso. Di essere riuscita a fare della passione musicale il mio lavoro.
Sorrido a questi bambini e ragazzini emozionati e cerco di metterli a loro agio. La ruota che gira, la vita che avanza e i ruoli che cambiano. Nuove esperienze che riportano a galla il passato... É bello.
domenica 2 settembre 2018
Quel vecchio dubbio
Mi sono sempre chiesta chi, alla quasi mezzanotte del 28 dicembre 2017, avesse interesse ad accedere alla mia posta elettronica per leggere la mia corrispondenza. Io non ho mai cercato di recuperare la mia password, perché ovviamente la conosco fin troppo bene. Qualcun altro ci ha provato senza riuscirci.
Questo indirizzo email, visibile anche su questo blog in alto a destra, è quello che uso per lavoro, vale a dire che è il recapito che dò "a cani e porci".
Lo hanno facilmente tutti: le scuole statali, le scuole private, le accademie, le agenzie. Pure tutti quei servizi che mi fanno arrivare spam e pubblicità a gogo. In passato, quando non ero dedita all'insegnamento statale e facevo altri impieghi, era su tutti i curriculum, ma parlo di anni e anni fa.
Ma cosa potrà mai ricavarci di interessante una persona a leggere le mie lettere?
Vediamo: richieste di supplenze dalle scuole, prese di servizio. I contratti di assunzione vengono poi caricati sul mio profilo personale del Ministero della pubblica istruzione e non vengono inviati, quindi non è possibile spiarli ottenendo l'accesso alla posta. Oltretutto questi documenti possono essere richiesti e visionati da chiunque per la legge della trasparenza, con indicato il punteggio con cui si è stati chiamati (vengono censurati l'indirizzo e i dati strettamente personali) anche on line. Le graduatorie statali sono accessibili a tutti.
Vi sono poi gli accordi per degli eventi con i privati e le richieste di disponibilità dalle agenzie di spettacolo. Potete leggere le mie risposte positive o negative, i planning, le conferme.
Potreste cogliere le informazioni inerenti alle accademie quali: concerti, saggi, attività degli allievi, laboratori, collegi e riunioni dei docenti. Tutta pubblicità per le scuole dove lavoro insomma, non c'è bisogno di spiarmi per andare a vedere qualche saggio o concerto. Venite, venite, venite ad ascoltare buona musica!
Quindi, non si ricava nessun dato così eclatante per arricchirsi o sapere chissà cosa della mia vita. La casella che uso con gli amici non è questa. Ne ho almeno cinque o sei, sarebbe una faticaccia recuperare tutte le password, avendole io diversificate, giusto?
Adesso che ci penso, questo è però l'unico posto, oltre a LinkedIn, dove lo si può vedere per iscritto, perché su tutti i social, dove passo un po' di tempo per puro bighellonare, ovviamente non lo posto, mi arriverebbero troppi messaggi inutili di spasimanti e stalker.
Chi ha cercato di leggere aveva interesse a scoprire una corrispondenza precisa che non erano sicuramente i miei messaggi di lavoro, credendo però di trovarla lì. Chi ha cercato di accedere ha avuto il mio indirizzo passando su questo blog o su LinkedIn, ma considerato che i dati di quest'ultimo sono visionabili solo dagli iscritti, e io la mia cerchia di "collegamenti" la conosco, mentre qui sono visibili a tutti, ne deduco che debba essere stato un lettore passato dal blog.
Ora, non so se a distanza di mesi questo curiosone bazzichi sporadicamente ancora qua o mi segua assiduamente. In periodo più recente ho ricevuto una telefonata anonima con cui ho avuto una conversazione strana (l'ho registrata) e forse due volte (una è certa) sono stata pedinata dal Dandy. Magari sono avvenimenti scollegati fra di loro, comunque so di essere sotto osservazione.
Voglio avvisare che sono pronta e in attesa del prossimo passo falso.
Per il resto, potete proseguire col mio intrattenimento senza invadere con mezzi illeciti la mia privacy.
Buona domenica.
venerdì 31 agosto 2018
Gola
Caro diario,
É stato bello il matrimonio di oggi, niente ritardi, ho suonato al mio solito aperitivo e alle 19 avevo già finito. Mi sono fermata a cena e poi sono arrivata a casa prima delle 21. Con un tempo cupo fuori ma in casa bellissimo.
Ho mangiato risotto e tagliatelle fresche, però ho ancora fame, mi sarei mangiata almeno tre di quei risotti lì.
***
Io ho fame!
***
Ho voglia di tagliatelle con gorgonzola.
Pizza con gorgonzola e noci
Pasta con burro e grana.
Lasagne con spinaci e besciamella.
Riso con formaggio.
Uff.
Qualcosa con i funghi.
I funghi sono come l'olio e il formaggio, stanno bene dappertutto.
***
- Io ho voglia -
lunedì 27 agosto 2018
Amuleto
I momenti migliori in cui riuscivo a farti forza erano quando non mi accorgevo che eri a disagio ed ero contenta e felice delle situazioni. Più avanti mi dicesti che fu proprio quel mio naturale atteggiamento a rasserenarti. Ho ritrovato una vecchissima email in cui ti scrivevo che per aiutarti, avrei cercato di proseguire senza abbattermi e fare della mia vita una cosa bella, anche senza di te, ma anche per te, perché io so che quello che desideri fortemente é vedermi sorridere.
Per questo ti scrivo per dirti che sono fiduciosa del futuro e sto bene: ho tante cose belle da fare e quest'anno, senza cavilli burocratici per la casa e le lunghe ed estenuanti lezioni in conservatorio... le ore di studio e i tanti esami... potrò finalmente dedicarmi alle cose che amo e che anche tu ami.
Questa mattina, per esempio, mi sono svegliata alla 6, sono balzata giù dal letto quasi subito e ho suonato il pianoforte fino le 7:30. Dopo un piccolo riposo ho ripreso a studiare le materie per il concorso (avevo interrotto per dei giorni), poi ho studiato un po' di sax, un po' di clarinetto... Sì lo so che il clarinetto assolutamente non lo ami, era per dire che quando sto bene ho voglia di suonare ed imparare brani nuovi.
La sera, davanti alle tele, quando non esco, strimpello (male) la chitarra e sono orgogliosa persino dei dolorosi calli che mi si stanno formando.
Questo pomeriggio vado a farmi fare un po' di preventivi per i lavoretti per la casa, la stagione sta cambiando e mi infonde nuove energie e nuove prospettive: la cosa bella del mio lavoro nelle accademie e scuole, é che ad ogni anno scolastico si riparte da zero e non si sa bene cosa possa aspettarmi.
Ho voglia di riprendere le prove col duo Eritha, di fare video e registrazioni, concerti, eventi. Ho voglia di ridere e sperare sempre in meglio. Sono contenta perché quest'anno, con le mie difficoltà, ho riscoperto tante nuove amicizie che non hanno perso tempo a starmi vicino e a sorreggermi: non sono sola. Mi piace uscire, chiacchierare viaggiare, passeggiare. Sarà un bell'inverno. Tante amicizie e momenti di serenità e piccole avventure.
Guarda: la porto sempre con me a mo' di ciondolo. La metto anche per farmi la doccia e adesso ha perso le scritte... mi dispiace tantissimo ma, per fortuna, una foto mi é rimasta come ricordo. Credo abbia dei poteri sovrannaturali: una volta l'ho messa nella stessa foderina con dentro l'immagine di Siddharta ed ero tranquilla che lui ti stesse accanto. Quando ho la tachicardia la metto sul petto, la stringo forte forte al pugno e un po' mi calma.
É il mio ciondolo preferito.
Mi chiedono sempre cos'è ed io rispondo che é un amuleto. É un amuleto e funziona in bene per davvero!
Una volta usavo la targhetta come portachiavi, ma credo che piaccia più anche a te dove sta lì ora. Al caldo, al morbido, protetto.
Ti proteggo. Grande e grosso come sei... sei pure più vecchio. Ma io continuo a vederti come un bambinone timido.
Che divertente fare l'impertinente con te, mi diverto sempre un sacco a stuzzicare le persone. Era bello vederti spensierato e sorridente.
Pensami forte e serena e sorridi anche oggi.
Ma sorridi anche col cuore e gli occhi. Gli occhi blu belli.
Ti abbraccio.
Ma sorridi anche col cuore e gli occhi. Gli occhi blu belli.
Ti abbraccio.
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sabato 25 agosto 2018
1+1 deve fare 2.
Le 02:00 circa, nella notte del 17 agosto 2018. Da casa mia. Quando eri nei casini.
Prima di quel mattino.
Io c'ero.
mercoledì 22 agosto 2018
Reginetta della torre (cartoline)
I miei genitori mi hanno chiamata "Regina", ma io a volte mi declasso a "Principessa", un po' per eccesso di umiltà (è il mio peggior difetto) un po' perché le Regine hanno troppe incombenze che a me non interessano: devono governare il Regno, dare ordini, prendere decisioni, comandare, farsi gli affari del popolo, farsi rispettare e dettare legge. Invece le principesse si preoccupano di farsi belle, vestirsi bene, raffinare l'educazione e le buone maniere, socializzare, farsi gli affari propri e possono occupare il tempo con le amiche, con i divertimenti e la bellezza, suonando sotto le luci colorate che illuminano per godersi il pubblico adorante e gli applausi.
La mia piccola torre diventa sempre più graziosa ed armoniosa: ho scelto le lampade da mettere nella zona giorno. Ci ho riflettuto e guardato a lungo, perché essendo un grande open space, devo metterne quattro che leghino la cucina, la sala, lo studio e l'ingresso, al tempo stesso devono riflettere la mia mente e armonizzare con l'arredamento. In più, tutto questo deve pure tener conto del soffitto in cartongesso.
Ho visto diversi lampadari che mi piacevano ma pesavano troppo, e il mio paggio che si occuperà del fissaggio mi ha dato istruzioni precise sul peso che posso permettermi.
Alla fine ho optato per quattro semplicissime e bellissime bolle trasparenti in vetro a sospensione, che regolerò ad altezze diverse: la lampadina interna sarà anch'essa grossa e rotonda, creando un effetto "bolla dentro bolla". La sensazione di entrare nella mia torre sarà quella di avere delle bolle di sapone luminose e magiche sospese sulla testa in un grande ambiente già chiaro e arioso di suo.
Saranno stupende con il tavolo in vetro e acciaio e le sedie trasparenti e renderanno ancora più leggera e incantata la mia favola.
Siccome ho ancora diverse cose di cui occuparmi e che richiedono la precedenza, per ora lascio in sospeso, ma sono contentissima di aver finalmente deciso dopo tanto girare.
Invece, quello che ho fatto subito, è comprare il mobile basso divisore "double-face". Sono belli gli spazi aperti, ma mi piace delimitare l'ingresso per rendere più intima la zona dove suono, studio, scrivo, cucino, mangio, ospito gli amici, pur lasciando passare la luce e mantenere la stanza aperta.
A me piaceva da tempo il modello Kallax dell'Ikea, mi piaceva così tanto che, ogni volta che lo vedevo, mi scervellavo per trovare un modo di inserirlo nell'arredamento, pur non avendone bisogno, e finalmente il modo l'ho trovato!
Credevo di non riuscire a fare tutto da sola: ma le difficoltà aguzzano l'ingegno e sono riuscita a portare il mobile (da montare) da 30 kg in casa, scartando il cartone in macchina e portando su un pezzo per volta. L'ho montato tutto da sola, e ne sono tanto, tanto, tanto orgogliosa! Lo devo ancora allestire ma sarà un amore:


Il modello è quello bianco lucido e i contenitori sono spaziosi e funzionali. E adesso ho un comodo muretto su cui appoggiare le chiavi e magari una lampada calda e soffusa pronta ad accogliermi al ritorno.
Fin ora non ho ancora scelto i quadri, perché le disposizioni non sono definitive e mancano ancora tanti pezzi, ma adesso che ho deciso quali mobili rimarranno stabilmente, sto incominciando a disegnarli nella mente: i miei quadri saranno unici, non delle stampe in commercio che hanno in tanti. Saranno fotografie, riquadri di ricordi di petali di fiori e fantasie. Disegni, storie ed acquerelli miei. Saranno magari meno belli di quelli pronti in vendita, ma non li potrà mai avere nessun altro.
L'altra bella novità è, dopo il nuovo indirizzo per la patente, quello per la tessera elettorale.

Il giorno in cui arrivò la lettera con la modifica di residenza per la patente, mi ricordai solo della bella avventura in corso. Ma questa volta è diverso: questo indirizzo è sé stesso un'altra nuova avventura. Cambio di seggio, cambio di scuola dove andrò a votare, cambio di abitudini.
Una volta, nel giorno del voto, andavo a pranzo dai miei e poi tutti insieme ci recavamo al seggio. Da oggi in poi dovrò andare da sola in un posto sconosciuto e sono emozionata dalle novità, mi piace scoprire cose che non conoscevo.
Devo cercare le mensole da mettere sulla parete sotto il climatizzatore e ideare il mobile su misura da inserire nella nicchia. A settembre verranno a mettermi le inferriate e le grate.
Le accademie e le scuole scoppiano di progetti e mi pregusto un nuovo inverno di lavoro e poi tornare nella nuova casa su misura.
Arredare, scegliere, decidere, progettare, vedere a poco a poco formarsi le stanze e assemblare i pezzi cercati e scovati da disparate parti è bellissimo, ho sempre adorato inventare gli ambienti e poterli abbellire.
La mia torre è una fiaba diversa dalle altre, perché non ci sono antagonisti e streghe cattive. Il mio criterio di selezione è puramente estetico e tutte le cose e i personaggi che vi entrano sono belli da vedere: la mia amica Biancaneve, dalla pelle lattea e i capelli corvini, la pianista con gli occhioni verdi, che si trasforma in donna di legge quando smette di suonare, il bellissimo principe irlandese dagli occhi blu, le spalle larghe e l'arcata sopraccigliare mascolina. Ely, la fatina che parla con i piccioni, le gnomette gemelle, l'attrice bionda dai tanti sogni e la testa fra le nuvole. Qui entrano la musica e l'armonia, l'arte e il buon umore, mentre i soggetti brutti e sgraziati non sono inclusi nella mia fiaba.
Non vedo l'ora che arrivi settembre, quando torneranno "l'attacca-mensole", "l'attacca lampade", il falegname per la nicchia e il signore delle inferriate per cominciare i nuovi lavori. Dopo questi incantesimi rimarrò un po' a corto di magia. Ma a settembre mi trasformo in maestra, di giorno, e con la mia bacchetta compirò incantesimi con tante note musicali che mi porteranno altra nuova magia.
Pubblicherò ancora cartoline.
domenica 19 agosto 2018
domenica 12 agosto 2018
Sopra di noi
Una notte, sdraiata sul mio divano e guardando fuori, sul balcone, mi sono chiesta cosa fossero quelle strane luci in movimento, c'erano tanti bagliori colorati. Sfidando la pigrizia, ho acconsentito alla mia curiosità di andare sul balcone e di scrutare bene... così ho scoperto che da casa mia riesco a vedere le luci del Luna Park, della giostra in movimento che per tutta l'estate occupa il grande suolo all'uscita dell'autostrada.
Da allora, a volte, spengo la tele per ascoltare nel silenzio la serata e per seguire i luccichii delle giostre, mentre me ne sto appollaiata, sdraiata, annoiata.
Ieri sono andata a guardare le stelle cadenti, sdraiata ovviamente, c'erano le onde, il vento, i cigni, i sassi, le anatre e le papere a farmi compagnia, e c'era una strana stella rossa che mi incuriosiva. Ho scaricato sul telefono "Sky map", un'applicazione che, puntando l'obiettivo verso una direzione, riesce a localizzarti e a dare i nomi delle stelle, dei pianeti, delle costellazioni, così ho scoperto che in realtà la stella rossa non era una stella, ma Marte, che Marte era molto vicino al sagittario, che in mezz'ora non era vero che le stelle erano aumentate, perché era il cielo che si era spostato, o meglio la Terra.
Per tutta la serata, in macchina, lungo il lago, al ritorno in città, ho tenuto d'occhio Marte.
E niente, riflettevo sul fatto che mi affascina un sacco questa cosa del sole, dei pianeti e dell'Universo.
I pianeti più di tutti. Chissà se ne scopriranno altri ancora...
Tempo addietro invece, mi sono iscritta per curiosità in un gruppo segretissimo di terrapiattisti. Ma sapete che c'è tantissima gente che sostiene che la terra sia piatta?
Mi turba parecchio perché ci ragiono su un sacco e continuo a pensare che la terra sia tonda, anche ieri l'orizzonte era curvo. Io aprofondisco tantissimo le cose, non vado solo a sentimenti, e poi qui ci vuole la logica, ma non riesco proprio a capire come funzionino certe cose se la terra fosse piatta, come ad esempio i viaggi in aereo. Mi piace leggere i punti di vista degli altri per interesse sociologico... (in sostanza mi piace farmi i fatti altrui), ma loro sono un po'... come dire... sul piede di guerra se fai domande idiote o esprimi dissenso, dicono che la terra é piatta e che non esiste la forza di gravità, così nel gruppo segreto non oso esprimere dubbi, per paura che mi buttino fuori, anche perché avrei riguardo a litigare con un terrapiattista.
Mi piace internet, perché si scoprono cose nuove, almeno per me.
Per esempio: io non sapevo che esistesse prima l'astrologia dell'astronomia, pensavo che fossero due cose diverse e basta.
Invece l'astrologia e l'astronomia studiano entrambe le stelle, i pianeti ecc... ma nel tempo l'astrologia, antichissima, grazie anche a mezzi più sofisticati, si é evoluta in astronomia, diventando una scienza. Le stesse cose vengono trattate in maniera molto più razionale, con motivazioni e risultati diversi, distaccandosi completamente dall'antica astrologia.
Mi piace un sacco l'astronomia.
Adesso mi preparo per andare nell'altra stanza perché hanno spento le luci del Parco della Luna, e io scrivevo solo per fare qualcosa qui sdraiata, visto che in televisione non c'è più nulla di interessante.
C'è una finestra anche di lá e se lascio alzate le tapparelle posso tenere d'occhio i cambiamenti degli astri.
Mi mette senso di pacatezza e saggezza osservare il cielo, mi porta la mente in un altro ordine di idee e di dimensioni. Mi fa sentire minuscola nello sconfinato e maestoso Universo.
lunedì 6 agosto 2018
La nuvola che ride
Avete mai provato a sdraiarvi con il naso all'insù e contemplare le nuvole che cambiano forma, che viaggiano, viaggiano e vanno chissà dove?
Io lo faccio spesso, e nei giorni in cui soffia meno vento ci vuole più pazienza per notare dei cambiamenti.
Da piccola saltellavo cercando di afferrare qualche nuvola. Ma non ero veloce abbastanza perché arrivava il vento e se la portava via. La cullava e portava a spasso per i cieli.
Oggi ho guardato su e lui ha soffiato, era il soffio di una melodia, una brezza che si dipanava come tante parole, tante stelle attorno alla luna, ma la cosa strana era che gli altri sembravano non accorgersene... le persone proseguivano nelle loro faccende senza sentire e vedere. Io però ho sentito, ho ascoltato... e poi ho visto!
Ho visto la nuvola trasformarsi in un sorriso! Ascoltava contenta e serena!
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