lunedì 26 agosto 2013

Puzzle

Una ragazzina dall'abbigliamento provocante si dondolava sulla catena scuotendo i capelli corti e spettinati, con le punte all'insù.
Lui di fronte a lei ascoltava. Erano amici, solo amici. Lei parlava dell'altro, di quello che non la voleva e si prendeva gioco di lei, e lui cercava di tirarle su il morale, nonostante fosse molto affezionato a lei, così affezionato che quasi gli faceva male sentire quelle confidenze, ma, a quel tempo, lei ancora non lo sapeva.

I primi venti autunnali erano freddi e vuoti. Il senso di abbandono era una morsa insita, profonda. Il vento sollevava in aria le foglie gialle.
A casa non c'era nulla per cui tornare. Una casa fredda e abbandonata a se stessa, come quelli che ci abitavano. C'era un pianoforte. Suonava solo musiche strazianti. 

Quando lei andava a casa della sua amica invece, si sentiva in una famiglia. Quando scendeva la sera e finivano di fare i compiti, doveva però tornare dai suoi. Quella famiglia che non era un famiglia. Ogni volta ritornava la solitudine e la sensazione di essere abbandonata da quelle persone così unite e serene. A volte si fermava per cena, ma il momento di affrontare la realtà tornava sempre.
Tornare a casa di notte in pulmino. La casa che non era una casa. 

Una volta si beccò tutta la pioggia di primavera alla fermata dell'autobus. La camicetta attaccata al corpo tremante di freddo. Un sorriso, un ragazzo fra la folla di viaggiatori si rivolse a lei e condivise l'ombrello. Nessuno dei due disse nulla. A volte gli sguardi si incrociano, così. 

Le lettere arrivavano molto lentamente, a scuola il tempo non passava più. Tutti i giorni correva a casa per controllare la cassetta della posta, con il cuore che batteva forte. "Non cambiare, non divenire un numero fra i numeri" le scriveva. Quelle lettere rendevano meno faticoso crescere, sopportare il caos che girava attorno. Parole amiche da lontano, significavano tanto.

La mamma della migliore amica disse alla figlia: "Ai suoi genitori non gliene importa nulla di lei" e l'amica glielo riferì. Fa questo effetto una minigonna troppo corta e strati di ombretto nero e rossetto. Pregiudizi.
La stessa madre anni dopo disse alla stessa figlia: "E' un po' che non la vedo, non la frequenti più? Mi piace, è una brava ragazza".

Correva, correva in salita più veloce che poteva per sfidare la resistenza e per stancarsi così da non sentire più nulla. Fino a far esplodere il cuore. Fino a vomitare l'anima.
La pioggia batteva sui vetri, le coperte erano pesanti ed era bello non svegliarsi più. Ma nel dormiveglia si udivano grida e litigi. Questa era la realtà, così si tirava le coperte fin sopra le orecchie e si nascondeva sotto per sognare il calore.

L'insegnante di lettere lesse più volte i suoi temi in classe. Sceglieva sempre e solo i suoi. Era persino imbarazzante, davanti a tutta la classe. Ma quella volta disse una frase che non scordò più: "Quando leggo queste cose, mi rendo conto che siete ancora così piccoli fuori, ma così grandi dentro". Fu una rara gratificazione ricevere un apprezzamento da un adulto.
Più spesso le dicevano: "Sei superficiale".

E poi c'erano le bidelle che le davano consigli su come comportarsi con i ragazzi. E i bidelli che interpretavano i comportamenti misteriosi di quegli piccoli ometti indecisi. Prendevano pure a cuore la questione. A volte gli aiuti dagli adulti arrivano non dai genitori, ma da immagini più disparate.

Era più bello stare in giro. Non tornare indietro.
Quanto abbandono a se stessa.
Frammenti di scene e di ricordi. 

Di che colore lo tingeresti questo puzzle?

Ora rileggi tutto dall'inizio. In ogni scena c'è nascosto dell'amore.

C'è una casa sempre vuota perché la madre era assente per andare a lavorare, per rendere più serena la vita dei figli. Ma quando rincasava era sempre così stanca che spesso si chiudeva in camera col mal di testa.
C'è un padre che per uno sbaglio lavorativo si sobbarcò tutto il peso degli errori, per anni.

Ci sono persone estranee che ti sorridono e ti riparano dalla pioggia.
Ci sono famiglie serene, esempi felici.
Ci sono docenti che insegnano agli adolescenti chiusi in se stessi ad esprimere quello che sentono.
Ci sono inservienti che accolgono le confidenze e consigliano a fin di bene.
Ci sono amici in cui l'amore è così grande da essere disposti a mettersi da parte per la felicità altrui.
Ci sono persone che da lontano ci tengono a farti sapere che vali qualcosa e ti prendono per mano per aiutarti ad attraversare l'adolescenza.
Ci sono pregiudizi che cadono nel tempo e vanno oltre le apparenze.

C'è una ragazzina che è cresciuta nel tempo e che tutto questo amore lo porta ancora con se. 

Pezzi di amore di quello stesso puzzle.

Non erano solo momenti di sconforto. Erano delle lezioni d'amore. Lezioni difficili da imparare. Lezioni che non si sarebbero mai apprese rimanendo sempre nello stesso punto di vista.

Di che colore lo tingeresti, ora, questo puzzle?







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